Ormai il 2022 è iniziato, seppur non sotto i migliori auspici; le festività sono già un ricordo, forse anche i buoni propositi e le speranze per l’anno nuovo hanno perso un po’ della loro consistenza, ma allora che cosa resta? A cosa possiamo aggrapparci per cercare di vivere serenamente in questi tempi difficili? Filippo Carossino risponderebbe che la speranza più grande deve essere quella di avere speranza; speranza nelle belle opportunità che la vita ci offre, magari quando non ce le aspettiamo, e nei treni che ci fa passare davanti (e che spesso ignoriamo perché tendiamo a focalizzarci solo sulle nostre sventure o su ciò che non va come vorremmo).
Per il ventottenne genovese (ma lombardo d’adozione), il treno che gli ha cambiato la vita ha le sembianze di una palla a spicchi ed è passato quando le sue gambe ormai non potevano più rincorrerlo, ovvero dopo che nel 2007, a seguito di un incidente stradale, gli sono state amputate sopra al ginocchio; a quel tempo Filippo era un ragazzo allegro e spensierato che si stava accingendo a iniziare le scuole superiori, giocava a pallanuoto e cercava di capire cosa avrebbe voluto fare da grande, poi è arrivato l’incidente e tutto è cambiato in un attimo, per sempre.
Come possiamo tutti immaginare, ritrovarsi senza gambe da un giorno all’altro (e per giunta a 14 anni) non è facile e la prima domanda che ci si pone in quei frangenti è il classico: “Perché proprio a me?”. Purtroppo tale quesito non avrà mai risposta, quindi è inutile continuare a chiederselo, fa solo più male; Filippo l’ha capito quasi subito, così ha deciso di reagire e provare ad andare avanti, anche grazie al sostegno prezioso e imprescindibile di familiari e amici, che hanno capito la situazione e gli sono rimasti accanto finché lui non ha ritrovato sé stesso e la verve che l’ha sempre contraddistinto.
Per Filippo ritrovarsi significa anche ricominciare a fare sport, guarda caso sempre con una palla in mano; questa volta però si tratta di una palla arancione, a spicchi, che non rotola in acqua ma sul parquet. Siamo nel 2009 quando il ragazzo inizia a praticare il basket in carrozzina, che lo entusiasma da subito e riaccende in lui lo spirito di squadra e il senso di appartenenza a un gruppo, la voglia di gioire insieme ai compagni per una vittoria, ma anche quella di superare uniti la delusione per una sconfitta.
A Genova Carossino è protagonista di ben quattro campionati (due giocati in serie B e due in serie A2) e con la squadra raggiunge anche la promozione in serie A1, ma la vera svolta arriva nel 2014, con il trasferimento a Cantù (CO) e la militanza nelle file della UnipolSai Briantea84 Cantù . Qui ha l’opportunità di trasformare la sua passione in un lavoro, diventando a tutti gli effetti un giocatore professionista e ottenendo grandi risultati: in questi otto anni la squadra ha infatti vinto ben 5 Supercoppe italiane, 5 Coppe Italia e 4 scudetti; nel 2017 ha inoltre disputato una Finale di Champions che, pur essendosi conclusa con una sconfitta, ha permesso a Filippo e compagni di entrare nell’élite del basket in carrozzina.
I successi ottenuti con il team lombardo gli garantiscono un lasciapassare per la convocazione in Nazionale, dapprima nella squadra Under 22 (con la quale nel 2014 vince un bronzo ai Campionati Europei), poi nella Nazionale maggiore, della quale oggi è addirittura capitano. Correndo sul campo e tirando a canestro Filippo si diverte ed è felice perché ha la possibilità di guadagnarsi da vivere facendo ciò che più gli piace al mondo, ovvero giocando a basket; d’altro canto però avverte anche una grande responsabilità ed è consapevole che se vuole continuare a rimanere tra i migliori non può permettersi di mollare, deve ancora lavorare molto cercando sempre di migliorare non solo la tecnica, anche la propria forza mentale. Così facendo sarà certamente in grado di superare meglio i momenti difficili, che arrivano anche per chi gioca ad alti livelli, e di crescere ulteriormente sia dal punto di vista personale che da quello sportivo, quindi professionale.
Se guarda avanti, il cestista sogna un futuro felice almeno quanto il suo presente e spera di poter dare ancora molto al mondo dello sport paralimpico, continuando a giocare finché il fisico glielo consentirà e poi magari reinventandosi in un ruolo diverso ma non meno gratificante; fuori dal campo sogna poi una famiglia tutta sua e si augura di poter realizzare tutti i desideri che sono ancora chiusi nel suo cuore, nel famoso cassetto riservato ai sogni. È superfluo dire che noi di Nordestnews gli auguriamo esattamente lo stesso, auspicandogli di riuscire a segnare ancora moltissimi canestri, sul parquet come nella vita.
Photo credit: Alessandro Vezzoli