Il 2019 è ormai alle porte, ancora pochi giorni e brinderemo tutti al nuovo anno; tra le varie proposte per festeggiare, non mancheranno di certo i veglioni e le feste in piazza, che già da anni attraggono soprattutto le giovani generazioni. Sicuramente anche quest’anno la notte di San Silvestro farà da cornice a qualche nuovo amore e un incrocio di sguardi basterà per far scoccare una scintilla tra due cuori…
Quest’esempio così romantico illustra come a volte uno sguardo possa diventare più eloquente delle parole, giungendo perfino a sostituirle in un dialogo; certo, comunicare solo con lo sguardo non è facile, il rischio di venire fraintesi o addirittura incompresi, è molto alto. Ecco perché solitamente ci esprimiamo usando la voce, preferiamo andare sul sicuro ed evitare inutili imbarazzi.
Già, noi che possiamo scegliere facciamo così, ma c’è anche chi non ha mai avuto scelta e ha dovuto puntare tutto sui propri occhi, volente o nolente; mi riferisco in particolare ad Alessandro Bottin, un ventitreenne della provincia di Venezia che a causa di un’asfissia neonatale è affetto da tetraparesi distonica. Questa grave disabilità lo costringe in sedia a rotelle e gli impedisce di parlare, ma non di comunicare; sin da piccolo riesce a farsi capire anche senza parole, usando principalmente i sì e i no. Com’è facile immaginare, la persona che da sempre intuisce al volo le sue necessità e i suoi desideri è la mamma, che insieme al padre e al fratello rappresenta tutt’ora il punto di riferimento più importante della sua vita; tuttavia è chiaro che la mamma non può né deve essere la sua unica interlocutrice: al raggiungimento dell’età scolara Alessandro viene inserito in una classe di bambini normodotati, ovviamente, quindi interagisce anche con compagni e insegnanti, attraverso l’uso di particolari software che trasformano i suoi pensieri in frasi.
La svolta arriva però verso i nove o dieci anni, quando un video che ha per protagonista lo scrittore ed educatore disabile Claudio Imprudente (per chi non lo conoscesse, rimando a quest’intervista a cura di Giorgio Centa, pubblicata nel giugno 2013 sul sito Superando.it) fa conoscere ad Alessandro la lavagna trasparente “ETRAN”; questo nuovo ausilio gli permette di comunicare con lo sguardo, “puntando” una lettera o un numero per volta e attendendo poi che l’interlocutore li decodifichi, componendo per lui le parole. Si tratta di un metodo comunicativo che richiede molta pazienza e un discreto sforzo mentale, sia da parte di Alessandro che da parte di chi gli “dà voce”, come spiega lui stesso; sebbene all’inizio non sia stato facile imparare ad usarla, la lavagnetta si è dimostrata ben presto uno strumento molto valido, che senz’altro ha aiutato e continua ad aiutare il giovane di Pegolotte di Cona (VE) a relazionarsi con gli altri e a raggiungere i suoi obbiettivi.
Certo, durante il percorso scolastico le difficoltà non sono mancate, in particolare negli anni delle scuole superiori, quando molti coetanei e insegnanti non comprendevano fino in fondo quali fossero le necessità, ma anche le capacità, di Alessandro e perciò tendevano a isolarlo; fortunatamente però, altri compagni di classe e alcuni docenti (quali ad esempio il suo insegnante di sostegno) gli sono rimasti accanto, condividendo con lui importanti momenti di crescita personale, dentro e fuori dalla scuola. Un’altra persona che Alessandro si sente in dovere di citare e ringraziare ricordando quel periodo, è la sua assistente Serena, alla quale lo lega un affetto fraterno.
Ma l’alleata più preziosa, che ogni giorno lo sostiene e gli dà forza, è senza dubbio la sua fede cristiana; insieme ai genitori, Alessandro frequenta regolarmente la parrocchia e gli incontri di approfondimento e riflessione sulla parola di Dio, confrontandosi spesso con Chiara, un’amica di famiglia che per lui è una specie di guida spirituale. Tutto questo però non gli basta, vuole addentrarsi ancora di più nei temi religiosi, forse anche con la speranza di trovare risposte ai suoi perché.
Dunque nel 2014, dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, la scelta di iscriversi alla facoltà di Scienze religiose dell’Università di Padova appare naturale; per quattro anni, dal lunedì al giovedì, Alessandro e il suo tutor Emiliano trascorrono i pomeriggi in facoltà, assistendo con interesse alle lezioni e registrandole, così una volta tornati a casa possono riascoltare i nastri e studiare con calma. Si tratta di un percorso di studi impegnativo, che tuttavia Alessandro riesce a seguire sempre con profitto e soddisfazione personale, fino ad arrivare al grande giorno, quello della laurea; il 31 ottobre scorso, discutendo una tesi sulla comunione delle Chiese e sulla riforma della Chiesa cattolica ideata da Papa Francesco, lo sguardo di Alessandro incanta la Commissione, che gli tributa quasi il massimo dei voti.
Come si può vedere dalla foto in questa pagina, dopo la proclamazione il neodottore è al settimo cielo, i suoi occhi brillano di gioia, la stessa che traspare anche dai sorrisi delle persone che condividono con lui questo momento indimenticabile, il coronamento di un sogno che sarebbe potuto rimanere tale se lui non ci avesse creduto fino in fondo e non avesse lottato con tutte le sue forze per farlo diventare realtà.
Proprio questo è il messaggio che Alessandro Bottin vuole regalare a tutti noi in occasione di queste festività: vale sempre la pena di lottare per i propri sogni, non possiamo sapere cosa ci riserverà il futuro, ma possiamo certamente contare sull’aiuto di Gesù e di coloro che ci vogliono bene per riuscire a realizzarli!