Biel lant: a volte il viaggio lo si può fare anche stando fermi, quasi immobili. La fantasia, sì, certo, è il treno che ci veicola. L’ascolto partecipato è la portiera che si apre e che ci fa accomodare nel vagone. Dico “l’ascolto”, potrei dire anche “la lettura”, “la visione”, insomma, qualsiasi cosa che il buon Dio ci abbia concesso e che ci aiuti a gettare un ponte verso l’esterno di noi. Per essere una esperienza “partecipata” ci si deve, però, fermare a metà della campata del ponte, in modo da poter guardare un po’ di là, sull’altra sponda – per rilevare cosa combinano gli altri, il mondo – un po’ di qua, qua dentro, sì, in questa regione psicosomatica del nostro organismo che lega secondo misconosciute e azzardate alchimie il cûr, i budiei e il cerviel.
Giovedì 7 agosto, di sera.Ai Colonos di Villacaccia di Lestizza siamo in tanti, accolti nel familiare grembo della corte che così numerose estati furlane accompagna e arricchisce culturalmente e spiritualmente. Davanti a noi il consueto casolare, quello a più piani, intonacato ma senza le imposte. I riquadri delle finestre lasciano intravedere all’interno le pareti divisorie nuove, ancora nel vivo dei loro mattoni rossi. La facciata illuminata e maculata da questi rettangoli di buio costituisce una involontaria metafora di noi e del protagonista dello spettacolo di lì a poco messo in scena. Parlo di Federico Tavan – poeta di Andreis morto pochi mesi fa, vecchia conoscenza dei Colonos, dei musicisti e autori sul palco (gruppo FLK e Quartetto Pezzè), di molti di noi che ascoltiamo, guardiamo, ci facciamo strigliare l’animo dalle parole e dalle foto in bianco e nero proiettate sulla immensa faccia dell’edificio. Federico sul muro. Federico con gli occhi sgranati e lucidi e la bocca aperta su un nero che coincide perfettamente con la sagoma di una delle tante finestre buie senza imposte da cui si scorgono le interiora, i corridoi, gli angoli e le mille stanze. Danilo De Marco fotografo della personalità di Federico, più che della sua persona. Impresa non da poco, soprattutto considerando che il poeta al è mat (ne “La naf spazial” quante volte gli altri glielo dicono?).
Ah, Diu, al è mat! I familiari che ti amano lo gridano con dolore, chi non ti conosce lo grida per lo sconcerto e per la violenza che il tuo esistere fa alla loro normalità, al loro essere in regola, a posto, secondo i canoni. Quel che davvero farà sempre salire il groppo pungente alla gola, caro Federico, è la percezione – leggendoti – che riesci, su te stesso, ad essere quasi onnisciente, ad avere cioè due punti di vista opposti e a superarli, ricomponendo, in una certa forma, la tua unità individuale.
La Conoscenza è dolore e peccato, scaccia dall’Eden delle beatitudini. Tu sei fuori e dentro il canone, la regola di ciò che è socialmente accettato: entri ed esci dalla porta della follia (quale stanza sia quella sana, più non ricordi), e ti guardi in entrambe le vesti. Anzi, come dici tu, ti guardi nudo e vestito. Questo tuo conoscere e aver vissuto entrambe le condizioni non si concilia affatto con l’Eden; sei dovuto uscire e hai trovato il dolore. Ma – sapessi! – quanto bene fa a noi addentrarci tra le tue parole! Riesci a spazzar un po’ delle nostre meschinità piccole (perché, hai ragione, gli omi son pici pici – cit. La naf spazial) e avvilenti e susciti il buon effetto di espansione del sentimento. Magari dura poco, magari torniamo a diventar, nel giro di pochi minuti, le solite cotiche in addentabili ma…quel che dici getta un prima e un dopo e ci fa diversi. Sei morto ed è addirittura banale che la fama, da morti, cresca per chi, come te, vive nell’Arte. Sei morto e si parla di te più adesso di prima, inevitabilmente. Non importa, anzi,va bene così: qui non si tratta di esser controcorrente o conformisti. Si tratta di cogliere una opportunità e un valore. Chi ha avuto la possibilità o la fortuna di incontrarti o leggerti in passato, ora confermerà il suo affetto per te. Fra coloro che ti conoscono solo adesso per la prima volta, ci sarà sicuramente chi, con animo sincero e onesto, inizierà a volerti bene e curerà il tuo culto per tutta la sua vita.
Grazie a tutti gli Artisti e Organizzatori della serata “Re Noir” del 7 agosto ai Colonos: è stato un biel viaç, sintats suntuna( a bordo di una) nâf spazial, tal vuestri curtîl.