Da Redona ai tre Tramonti il passo è breve. Non si tratta di uno scioglilingua, bensì di una rapida visita – dato l’imminente buio e un nuvolaccio incombente, come si vedrà dalla foto – ai centri abitati più vicini al grant spieli di aga. Giusto un piede in paese e un veloce mandi, in segno di rispetto, dato che il motivo principale della nostra visita era, se ben ricordate dalla puntata sessantuno, il lago e le case della defunta borgata di Movada, emerse grazie al basso livello delle acque.
L’invaso di Redona ha un carattere piuttosto riservato e di poche parole; non ama tanto mettersi in mostra anche se sa benissimo che nè la sua maestosità né la sua estensione possono sperare di passare inosservate. Il colore delle sue acque è volubile e lunatico, si fa molto condizionare dal meteo. Sa tingersi di nuances scure e buie, come pure di un innocente verde smalto, tendente al celeste.
La strada che incornicia la conca è generosa quel tanto che basta: due auto ci passano comode ma…guai a distrarsi!! Sedotti dall’ambiente, è inevitabile che gli occhi tentino, ogni tanto, di strabuzzare per catturare almeno un po’ di quella severa bellezza. La curva della via, dolce ma continua, ad un certo punto si stringe in un piccolo strozzo, inducendo a porre attenzione alle precedenze.
Ci sarà uno spiazzo, no?, un posto, insomma, in cui mollar il veicolo e abbracciare l’invaso con una sola occhiata. Ci sarà, dunque?? Beh, no! No perché l’invaso si sente tale di nome e di fatto e proprio a farsi abbracciare così facilmente non ci pensa nemmeno. Tra il pudico e il riservato, fa anse, svicola, sfugge e tutto intero non lo vedi. Rassègnati e accontentati di scoprirlo così, piano piano, un pezzetto alla volta. Il suo fascino sta anche nella sua ritrosìa.
Scòrdati pure l’idea di una comoda sosta con posteggio e belvedere. Se si eccettua l’ampio piazzale antistante il bar – ristorante che si incontra poco più in su rispetto al parcheggetto antistante Ponte Racli (ponte al momento rimasto, per noi, al pari delle Colonne d’Ercole, cioè non attraversato), non troviamo ulteriore alternativa altrettanto comoda su asfalto.
Disìntla duta, un punto d’appoggio ci sarebbe ed è, precisamente, dove la strada fa una larga ansa e lascia spazio ai cassonetti per la nettezza urbana.
E’ proprio lì, infatti, che molti lasciano il loro mezzo per poter andare a vedere le rovine riemerse.
Ci vien da pensare se la Val Tramontina sia tutta quanta così difficile e diffidente a svelarsi e a far conoscere ai forèsti la sua natura. Niente di più sbagliato! A parte il fatto che la potente seduzione del Redona è tale anche per questa sua non immediatezza e per un suo profilo non certo simile ai sorridenti e iridescenti laghetti di montagna in stile fiaba, tutto quel che si incontra oltre è davvero dolce, fruibile e riposante!
Il primo (relativamente) consistente centro abitato oggetto di passaggio è Tramonti di Sotto che, però, attraversiamo soltanto, aggiungendo un altro nodo al nostro oramai chilometrico fazzoletto pieno zeppo di promemoria e idee per il futuro. Rimanendo a bordo delle quattro ruote, notiamo comunque qualche aspetto del paese: in primis la piazzettina centrale, l’osteria brulicante di avventori per uno spritz in compagnia e un discreto movimento di “uomini e mezzi”su strada, come si suol dire.
Una certa stanchezza ci induce a concederci una breve sosta. Scegliamo come meta il campeggio Valtramontina, memori di una gran bella passeggiata fatta lì un paio di estati fa (di allora ricordiamo, in particolare, temperature altisonanti e in linea con quelle torride del più recente passato). Da quell’occasione avevamo trattenuto il Torrente Meduna tra i nostri ricordi più freschi e sonori, data l’impressione che le acque, con il loro sciabordìo, davvero “cantassero”.
Il campeggio appare subito come luogo molto curato, sfizioso e ameno in cui poter trascorrere davvero una vacanza nel verde senza dover, per forza, ridursi “al” verde né arrampicarsi con bagagli, figli e famiglia a quote da aquila o a mille miglia dal mondo civile par stâ un pôc in pâs.
Valtramontina si adatta benissimo anche ad esigenze pari ad un paio d’ore di relax, magari con quotidiano e termos di caffè o, se si è verso ora pasti, carne e vino rosso per una griglia in compagnia. Apparato griglia e amaca sono fisse in loco, come pure panchine e gazebo. Mior di cussì!!!
Sempre l’eterna domanda ci risuona in testa: perché posti così belli non sono presi d’assalto dal Turista? Da un lato l’idea della folla e della confusione vacanziera ci fa inorridire, dall’altro la vecchia considerazione in merito all’indubbio beneficio economico – occupazionale per la Valle fa da importante contrappeso. Noi che vediamo spessissimo case non abitate (molte in ottime condizioni) disseminate un po’ ovunque in Furlania – specie in ambienti montani – ci sorprendiamo a iosa a sognare addirittura (addirittura!) un ripopolamento dei paesi, delle borgate, un ritorno all’abitare la montagna, ricalpestando a ritroso i passi dei Vons. Sarà mai possibile riempire ancora di vita le Valli, magari grazie ad una nuova economia, fatta non certo di stenti ma di una rispettosa collaborazione e sinergia (accettansi Vostri sinonimi, questa parola è logora come la strausata coperta di Snoopy!) con l’ambiente??? Sogno o possibilità?
Al sarès biel ma…sarèssial mai pusìbil???!!!
La risposta tarda a venire; facciamo meglio a rimettere in moto e a dirigerci verso Tramonti di Sopra.
Vil di Zora, così recita il cartello. Tramonti di Sopra è un paese accoccolato su un piano e incorniciato dalle montagne. Su molte case ci sono murales che raccontano gli antichi mestieri, dal mugnaio al fari al segantino. Nella piazza centrale l’immancabile fontana con vasca – abbeveratoio e, tutto intorno, un susseguirsi di case, alcune risistemate di fresco. Lasciamo l’auto e facciamo due passi, anche se siamo già all’imbrunire. Scorgiamo il Municipio, quindi il cosiddetto “Castello”, costruzione con fregi e peculiarità architettoniche; verso l’esterno individuiamo il Centro informazioni dove chi desidera può farsi prestare (gratuitamente, trattasi di beni pubblici) una bella bici e regalarsi un giro nei dintorni. Quando incrociamo, tra le viuzze, un minimarket con rivendita di prodotti alimentari, pensiamo subito a noi, laggiù in pianura e in città, mentre affoghiamo nel vicino centro commerciale e rischiamo, almeno una volta alla settimana, di venir travolti dai carrelloni stracolmi di spesa.
Qui è un altro vivere, con tutti i suoi pro e contro, definibili anche secondo la sensibilità individuale.
Quel che subito emerge, soprattutto, è che qui una soffice copertina di silenzio ammanta le vie e regala tranquillità. Il nostro apparato uditivo, addomesticato ad una densità di suoni affastellati e continui, emette bolle di semi – incredulità. Poche auto, zitte anch’esse, disposte l’una accanto all’altra in ordine come pecore nella piazza di cui sopra. Riusciamo addirittura a sentire il rumore metallico di un cucchiaino che cade a terra in qualcuna delle case con le finestre spalancate. Si badi, non si percepisce solitudine bensì un silenzio pieno e vivo, abitato da individui, famiglie, garbati andirivieni per strada. Quiete è la parola giusta.
Oltre Tramonti si ergono le mitiche Dolomiti friulane nella loro paradisiaca e impattante bellezza; là, tra guglie, campanili, roccia brillante e monumentale, le emozioni si fanno di nuovo piene di passione.
Sarà per un’altra occasione, grazie. Noi, per ora, quasi quasi rimaniamo ancora un po’ qui, accoccolati su questa piana a goderci il morbido e riposante silenzio ordinato dai Tramontìns.