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“Cake” è dramma e rinascita, dolore e speranza. Senza risultare mai scontato, il film trasmette un dolore autentico e struggente attraverso i gesti e le parole di una straordinaria Jennifer Aniston. Queste le parole dell’attrice in un’intervista su Repubblica: “Noi attori abbiamo un arsenale di personaggi e spesso indaghiamo il dolore. Ho fatto tante commedie ma dentro di me sento di avere anche un’indole drammatica. Per Cake mi sono sforzata di capire l’aspetto fisico del dolore della donna. Ho parlato con tanta gente, conosco persone arrabbiate con la vita, so da dove viene il loro dolore. Claire ha problemi di dipendenza da sostanze e combatte contro la depressione, un ruolo per niente glamour e, forse proprio per questo, molto liberatorio.”
Claire si presenta da subito come una donna difficile, trasandata e per niente disposta a riprendere in mano la sua vita. È evidente che ha vissuto un trauma, qualcosa che lei stessa non riesce a dire. I vari pezzi della sua storia si compongono man mano senza che sia lei a presentarli, unendosi del tutto solo dopo la metà del film. Intanto lei si lascia vivere, si imbottisce di farmaci, si estrania dalla realtà per essere meno in contatto con la sua vita. Claire non accetta l’idea di doversi confrontare con altre persone all’interno di un centro di recupero, soprattutto dopo che una di loro ha deciso di suicidarsi. Non ha mai avuto rapporti con questa donna, ma sente comunque un inspiegabile legame con lei. Tanto che qualche giorno dopo la tragedia si presenta a casa sua, dove trova il marito distrutto e arrabbiato, vittima anche lui di un dolore insormontabile. Un suo simile. Fra loro nascerà uno strano affetto, quello fra persone che si capiscono e cercano di farsi forza a vicenda. Perché per quanto tutto sembri perduto, una speranza di rinascita c’è. Anche se lontana, anche se difficile da raggiungere, ma c’è.
Il film non presenta una trama articolata, non racconta una vicenda, ma esprime uno stato d’animo. Un dolore reale e costante, un vero e proprio buco allo stomaco. E lo spettatore sente quel buco dentro, lo capisce. Il regista Daniel Barnz riesce a creare un’atmosfera pesante e angosciante, ma soprattutto coinvolgente, affrontando temi incredibilmente delicati. La carica emotiva di “Cake” è davvero notevole, non si può restare indifferenti. E proprio per questo, proprio per il buco allo stomaco, vale la pena guardarlo. Perché è reale.