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Basato sul romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan, “Il verdetto” è un dramma di grande intensità che si muove sulla linea sottile che divide giusto e sbagliato.
Fiona Maye è Giudice dell’Alta Corte britannica e fin da subito emerge la sua integrità, il suo rigore e l’immenso valore che il lavoro ha nella sua vita. Un valore e un peso che la portano a trascurare il suo matrimonio, costringendo suo marito ad andarsene. Proprio in questo momento così critico arriva fra le sue mani il caso del giovane Adam Henry. Il ragazzo è un testimone di Geova affetto da leucemia che rifiuta le trasfusioni poiché secondo la sua religione il sangue è un dono di Dio e non va contaminato. Essendo minorenne però non può decidere da solo e deve affidarsi ai suoi genitori, i quali, anch’essi credenti, sono favorevoli alla sua scelta. Fiona si trova quindi a decidere se appoggiare i medici o la famiglia, affrontando una situazione complessa in cui il concetto di moralità vacilla.
Ciò che colpisce però è che per quanto sia interessante e motivo di riflessione il caso di Henry non è il centro del film. Il centro è Fiona, il suo equilibrio precario, la sua lotta interiore mascherata. Emma Thompson, in una delle sue migliori interpretazioni, riesce a comunicare la complessità del suo personaggio rendendolo sempre più umano e vulnerabile. E lo fa in un modo quasi impercettibile.
“Il verdetto” è un dramma a più livelli, celati e non, che riesce a toccare temi delicati con grazia e profondità facendo emergere un personaggio in cui forza e debolezza coesistono, in cui si intravede ciò che c’è di più fragile in ognuno di noi.