“Made in Italy” è il terzo film scritto e diretto da Luciano Ligabue dopo “Radiofreccia” e “Da zero a dieci”, in cui l’autore trasforma in immagini il suo ultimo e omonimo album uscito due anni fa.
I temi che tratta Ligabue nelle sue canzoni e nei suoi film sono sempre molto concreti, tangibili, reali. Emerge dai suoi lavori una ricerca continua della verità, soprattutto nelle piccole cose della vita quotidiana. Quello che piace e che conquista di lui è la sua capacità di dire le cose come stanno, infondendo allo stesso tempo consapevolezza e speranza. “Made in Italy” si inserisce perfettamente nel suo modo di raccontare la vita, focalizzandosi in questo caso su una condizione di crisi, sia economica che d’identità.
Lo stesso Ligabue a proposito del film dice: “Non voglio fare un’analisi sociale, ma puntare i riflettori su un individuo di mezza età che perde il lavoro e il senso di identità. Riko e Sara vivono una realtà consolidata che entra in crisi. I cambiamenti fanno paura, ma sono movimenti naturali della vita. E il modo in cui reagiamo, muta il nostro sguardo sulle cose e produce la realtà.”
Stefano Accorsi interpreta per la seconda volta il ruolo di protagonista in un film di Ligabue e la personalità di Riko in qualche modo ricorda molto quella di Freccia. Amicizia e amore sono ancora i pilastri instabili su cui si regge tutto e l’ansia per un futuro incerto e appeso a non si sa cosa ricorda molto quei “giorni fatti di ore andate per un weekend e un futuro che non c’è” di Urlando contro il cielo. Ma è la strofa successiva, che in questo film come in questa canzone fa la differenza, quel misto di consapevolezza e speranza che in Ligabue è sempre presente:
“Non si può sempre perdere
per cui giochiamoci
certe luci non puoi spegnerle.”