Mentre scrivo ci stiamo lentamente avviando verso la cosiddetta “Fase 2” di quest’emergenza pandemica, che volenti o nolenti ci ha costretti a riorganizzare i nostri spazi e i nostri ritmi di vita; ormai siamo tutti in quarantena da oltre un mese (forse qualcuno ne ha già vissuti addirittura due) e nostro malgrado ci stiamo abituando alla nuova routine, che è certamente difficile ma non impossibile da affrontare. In fondo, se ci pensiamo bene, la vita ci mette spesso alla prova con situazioni inaspettate e complicate che all’inizio ci spaventano, ma poi si rivelano grandi opportunità, se non altro perché ci fanno scoprire che dentro di noi si nascondono risorse inimmaginabili.
La disabilità, qualunque sia e in qualunque momento ci colpisca, è senza ombra di dubbio una di queste sfide, nella maggioranza dei casi arriva senza preavviso, con la violenza di un uragano e rimane con noi per sempre, un vento gelido che ci sferza quotidianamente la faccia; a questo punto le alternative sono due: fluttuare senza meta in balìa della bufera, che ci spingerà sempre più indietro, oppure cambiare direzione e metterci a favor di vento, così da poter volare sulle sue ali.
Secondo voi, il protagonista di quest’articolo che opzione avrà scelto? La seconda, ovviamente, altrimenti non l’avrei mai intervistato! Daniele Cassioli è un ragazzo di Gallarate (VA) che ha avuto il vento contro sin dal suo primo vagito, emesso in un ospedale romano il 15 agosto 1986; il suo “vento contrario” è da sempre la cecità, causata da una retinite pigmentosa diagnosticatagli all’età di tre mesi. Si tratta di una malattia genetica dell’occhio per la quale a tutt’oggi non esiste una cura, quindi l’unica possibilità (ora come allora) è quella di fare buon viso a cattivo gioco e cercare di vivere nel modo più “normale” possibile.
Grazie al supporto costante dei genitori e del fratello maggiore, Daniele ci riesce piuttosto bene sin da piccolo; è molto curioso e intraprendente e inizia presto ad “ascoltarsi intorno”, come lui stesso ama dire, ovvero a percepire l’ambiente che lo circonda attraverso i suoni; proprio per questo motivo la musica diventa una delle sue più grandi passioni: a quattro anni si accosta per la prima volta a un pianoforte, poi in casa compaiono anche la batteria e la chitarra. La musica è per lui una vera e propria valvola di sfogo, ma anche una forma d’arte che gli permette di creare un’atmosfera diversa per ogni situazione e finisce per caratterizzare quasi ogni momento della sua giornata.
Il suo vero amico e alleato è però lo sport, al quale si rivolge spesso come a una persona in carne e ossa, perché insieme ai suoi genitori è stato l’unico a fargli capire che lui è prima di tutto un ragazzo che “sa fare”, piuttosto che uno che “non sa vedere”. A tre anni comincia con i tuffi in piscina e più tardi segue il fratello a karate; nel 1994 il Gruppo Verbanese Sciatori Ciechi gli fa provare l’ebbrezza di scivolare sulla neve e l’entusiasmo è tale che Daniele vuole imparare a sciare anche sull’acqua, così nell’estate dell’anno successivo inizia a praticare seriamente lo sci nautico paralimpico, nella categoria V1 – visual impaired (minorati della vista). Ad appena dieci anni entra a far parte della Nazionale italiana e dal 1998 gareggia in competizioni internazionali; proprio nell’anno del suo esordio ai Campionati Europei di Giordania conquista la medaglia d’argento nello slalom e da qui infila un successo dietro l’altro, tanto che attualmente nel suo palmares si annoverano venticinque titoli mondiali, altrettanti titoli europei e trentanove titoli italiani, oltre ai record del mondo stabiliti per le tre discipline nelle quali gareggia (slalom, figure e salto). Gli straordinari risultati ottenuti praticando lo sci nautico gli sono valsi il conferimento della massima onorificenza alla quale un atleta italiano possa aspirare, ovvero del Collare d’oro al merito sportivo, ricevuto nel dicembre scorso dalle mani del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. Come se tutto ciò non bastasse, poco più di un anno fa inizia a giocare a calcio (seppur come riserva) nell’A.C. Crema 1908, una società sportiva che tra le sue fila vanta anche una squadra di calcio a cinque per non vedenti.
L’amore di Daniele per lo sport deriva dalla sensazione di libertà che prova quando lo pratica: mentre nella vita quotidiana ha spesso bisogno di attaccarsi a qualcosa o qualcuno che lo guidi, nello sport è totalmente libero di muoversi e di esprimersi; in oltre trent’anni d’amore, lo sport gli ha dato veramente tanto, l’ha reso una persona migliore e più sicura di sé, nella consapevolezza che i limiti esistono, ma possono essere superati. Ecco perché ora, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, cerca di adoperarsi in ogni modo per mettere la sua esperienza (di vita e di sport) a disposizione di tutti, in particolare dei bambini e dei ragazzi che come lui hanno il vento contro ma vogliono imparare a cavalcarlo.
Nell’ottobre 2018, quando era già un campione plurimedagliato di sci nautico ma ancora lavorava come fisioterapista, ha pubblicato il suo primo libro (edito da De Agostini), che guarda caso si intitola “Il vento contro. Quando guardi oltre, tutto è possibile”, nel quale affronta dal suo punto di vista (o forse dovrei dire di “non vista”!) temi quotidiani, quali ad esempio la vita di coppia o il senso di inadeguatezza che prima o poi tutti proviamo nei riguardi di una persona o di una situazione.
Dopo l’uscita del libro, Daniele è stato chiamato a presentarlo (e a presentarsi) in diverse aziende e molte scuole d’Italia. Per le aziende organizza veri e propri corsi di formazione nei quali ricopre il ruolo di motivatore, partendo dalla sua esperienza personale e sportiva per far capire ai dipendenti che il segreto del successo individuale e di squadra risiede innanzitutto in un atteggiamento positivo, tanto verso le sfide che di volta in volta ci vengono proposte, quanto verso i colleghi e collaboratori che le affrontano insieme a noi; presentare il libro nelle scuole gli consente invece di entrare in contatto diretto con i giovani, che sono una risorsa concreta per il futuro, ma hanno bisogno di modelli cui ispirarsi per apprendere e interiorizzare i valori autentici della vita, quelli che spesso gli adulti rimpiangono ma non sono capaci di trasmettere.
Come abbiamo accennato più sopra, l’impegno di Daniele Cassioli con le giovani generazioni ha però anche una dimensione più personale, infatti il sogno del recordman lombardo è quello di indurre un numero sempre crescente di bambini e ragazzi affetti da disabilità visiva a seguire le sue orme, trovando la propria autonomia e libertà attraverso la pratica sportiva. Con quest’intento a ottobre 2019 fonda, insieme ad alcuni professionisti che da anni si occupano di promuovere, organizzare e sostenere attività sportive e sociali per disabili e normodotati, Real Eyes Sport A.S.D., un’associazione sportiva dilettantistica senza fini di lucro che tra i suoi obbiettivi ha quello di favorire l’approccio alla pratica sportiva dei giovani ciechi e ipovedenti indipendentemente dalla loro condizione, aiutandoli anche a sviluppare le abilità necessarie a una maggiore autonomia nella vita quotidiana, a migliorare le proprie capacità relazionali e di socializzazione, nonché ad acquisire più consapevolezza di sé, dei loro limiti, ma soprattutto dei loro punti di forza.
Oltre ad essere co-fondatore e Presidente di quest’associazione, dallo scorso gennaio Daniele Cassioli è anche Presidente onorario della fondazione Piramis Onlus, una realtà nata nel 2014 in seno al gruppo imprenditoriale Piramis, specializzato nella vendita, assistenza e gestione di servizi per le telecomunicazioni; attraverso la fondazione, che in questi anni ha già sostenuto ventiquattro progetti a favore di persone bisognose e in difficoltà, il gruppo vuole dare una testimonianza concreta del suo impegno nel sociale perché, come si legge sul loro sito web, “Dare spazio al sociale significa dare valore alla Vita imparando a donare se stessi a chi ne ha bisogno”. Anche nel periodo particolare che stiamo vivendo, la fondazione è in prima linea, infatti ha già donato parecchi tablet con connettività agli ospedali e alle case di riposo presenti nel suo territorio, in modo da consentire ai pazienti ricoverati di mantenere almeno un contatto audiovisivo con i loro familiari, che purtroppo in questo momento, per i motivi che tutti ben conosciamo, non possono incontrare di persona.
Se chiediamo a Daniele Cassioli come immagina il suo futuro, risponde che prima di tutto vuole godersi il presente, perché se si vive bene il presente è più facile progettare il futuro, nel quale comunque si immagina felice, perché essere felici in fondo è ciò che veramente conta! Dal momento che finora ha sempre dimostrato di essere un campione, nello sport ma ancor più nella vita, pensiamo che di essere felice ne abbia ben donde, ma se volessimo parlare di futuro in termini più concreti? Beh, allora ci sarebbe certamente spazio per qualche altra medaglia da mettere al collo, per continuare a crescere come dirigente sportivo (attualmente è membro del Consiglio Nazionale del Comitato Italiano Paralimpico in qualità di rappresentante degli atleti), per avvicinare al mondo dello sport centinaia di giovani con deficit visivi tramite la sua associazione e – perché no? – per provare a strappare sorrisi raccontando a modo suo la disabilità, uno dei tanti venti contrari che possono insidiare il cammino di ognuno di noi sulla strada della vita.
È importante capire che ogni difficoltà può rappresentare il nostro “vento contro”, un vento che può essere anche molto forte, ma al quale non dobbiamo permettere di spezzarci né tantomeno di determinare il nostro stato d’animo; se impariamo a cambiare prospettiva, a guardare oltre e ad amarci per quelli che siamo, nonostante le nostre imperfezioni, il “vento contro” potrà inaspettatamente rivelarsi un nostro alleato e potremo addirittura sfruttarlo per spingerci più in alto, usando la sua forza per diventare persone migliori.