“La mia vita è divisa a metà, c’è un prima e un dopo. Il confine è un guardrail che si strappa le mie gambette dal ginocchio in giù il 22 agosto del 2005. Avevo ventotto anni, una chioma di capelli corvini, un’abbronzatura da paura, una carriera lanciatissima, una grande famiglia, un manipolo di amici super affezionati e un fidanzato da almeno una decina d’anni. Sapevo chi ero ed ero abituata a contare soprattutto sulle mie forze: questo mi faceva sentire al sicura, imbattibile. In un secondo è sparito tutto!”. (Giusy Versace, “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, Mondadori, 2013 – p. 11).
Un secondo è un lasso di tempo brevissimo, eppure spesso (forse anche troppo spesso) è sufficiente per radere al suolo tutte le nostre certezze, per mandarle all’aria come fossero un castello di carte; anzi, a volte un secondo può addirittura bastare per ridurre una vita in cenere. In quanto ingranaggi di un sistema che sembra destinato a girare sempre più veloce, è difficile che ci rendiamo conto di questo, almeno finché non ci ritroviamo a stringere nel pugno le ceneri della nostra stessa vita; a questo punto le possibilità sono due: apriamo il pugno e lasciamo che il primo soffio di vento si porti via quel che resta di noi, oppure scegliamo di usare tutte le nostre energie residue per risorgere dalle ceneri come una splendida Fenice. Ebbene, quando purtroppo ha dovuto scegliere, Giuseppina Versace (per tutti semplicemente Giusy), non ha avuto dubbi: in piena coerenza con la sua grande fede, ma anche con il suo carattere forte e determinato, ha scelto la via della croce e della resurrezione.
Prima di quel fatidico lunedì d’agosto che non avrebbe mai più dimenticato, Giusy era una ragazza che, a dispetto del cognome che porta, era riuscita a costruirsi da sola una posizione nel mondo della moda, anche se per farlo aveva dovuto spesso sgomitare a destra e a sinistra, nonché scontrarsi con diverse porte sbattute in faccia; il suo lavoro le piaceva molto e la assorbiva quasi totalmente, costringendola a frequenti trasferte (sia in Italia che all’estero) e richiedendo la sua presenza a numerose sfilate ed eventi mondani. Quindi è facile intuire come per lei l’immagine fosse molto importante, forse ancor più che per tutte le altre donne, mentre non si poteva dire altrettanto dello sport: certo, amava tenersi in forma con un po’ di aerobica e di spinning, ma finiva tutto lì.
E poi quell’acquazzone estivo sulla Salerno – Reggio Calabria, l’acquaplaning, la macchina che sbanda fuori controllo, il guardrail che entra nell’abitacolo e le trancia le gambe all’altezza del ginocchio. Da quel momento per Giusy c’è una brusca inversione di rotta: all’improvviso cambia tutto, il passato non esiste più, c’è soltanto un presente fatto di dolore e sofferenza (sia fisica che psicologica), ma anche di fede, di gratitudine, di speranza, di voglia di vivere e di ricominciare.
Per quanto possa sembrare paradossale, in questo nuovo presente i ruoli si invertono: ora che Giusy è senza gambe, ciò che prima era al centro della sua vita (il lavoro e l’immagine) passa in secondo piano, mentre quello che forse era lasciato un po’ ai margini (lo sport e la famiglia) viene rivalutato e va ad occupare un posto di prim’ordine nel suo cuore.
Durante i lunghi mesi di convalescenza e riabilitazione, la nostra bella Fenice impara a guardare con occhi diversi le persone che le stanno accanto e che la assistono, apprezzando la loro presenza e accettando l’amore e il sostegno che le offrono come un dono, non come qualcosa che si dà per scontato; in particolare, si rende conto del grande dolore che prova sua madre per questa sua nuova condizione: tale consapevolezza la induce a riavvicinarsi a lei e a riscoprire la bellezza del loro rapporto.
Proprio grazie all’affetto dei familiari e degli amici, ma soprattutto alla sua grinta e forza di volontà, Giusy riesce a trovare l’energia e le motivazioni necessarie per sottoporsi ad oltre un anno e mezzo di duri allenamenti che la porteranno a camminare di nuovo (seppur con l’ausilio di due protesi), a tornare a lavorare come consulente di moda (anche se non a tempo pieno) e in seguito, nel 2007, addirittura a guidare l’auto e il motorino.
Ma la vera svolta arriva nel 2010 quando, un po’ per curiosità e un po’ per ripicca nei confronti di coloro che non ci credono e le suggeriscono di lasciar perdere, questa splendida ragazza trentatreenne decide di indossare un paio di protesi in carbonio e iniziare a correre in pista; da quel momento scopre di amare la corsa (eh già, proprio ora che ha perso le gambe…) e non si ferma più: le sue protesi diventano ali e lei, prima donna italiana della storia a gareggiare con un’amputazione bilaterale, continua a volare infilando un record dietro l’altro e collezionando in quattro anni ben nove titoli italiani, un record europeo e diversi record nazionali sui 60, 100 e 200 metri. La sua ultima impresa risale al 31 maggio scorso, quando ai Campionati Italiani Assoluti di Grosseto ha centrato un nuovo record italiano: 100 metri in 14”44!
Tutte queste vittorie vanno sì ad arricchire il suo palmares (consultabile in dettaglio sul sito www.giusyversace.it), ma servono soprattutto a trasmettere un messaggio: in fondo, niente è impossibile, l’importante è crederci e lavorare duro per arrivare dove si vuole!
Il sogno di Giusy è che questo suo pensiero arrivi a quante più persone possibile, che in particolare faccia breccia nel cuore di coloro che vivono la propria disabilità con sofferenza, covando rabbia e rancore verso Dio e verso il mondo. Per cercare concretamente di raggiungere queste persone, nel 2011 nasce a Milano la ONLUS “Disabili No Limits” (www.disabilinolimits.org), della quale Giusy Versace è tutt’ora presidentessa; l’obbiettivo dell’associazione è quello di aiutare i disabili ad avere una vita migliore e più autonoma, sia nelle attività quotidiane che nello sport, fornendo loro ausili diversi da quelli attualmente previsti dal Sistema Sanitario Nazionale e organizzando eventi che promuovano la pratica sportiva come terapia e nuova opportunità di vita per i disabili, soprattutto per i più giovani. Ai giovani si rivolge anche la campagna internazionale di promozione dell’integrità sportiva “Save the Dream”, della quale Giusy è ambasciatrice da qualche mese: si tratta di un programma educativo ideato dal Comitato Olimpico del Qatar e dall’International Centre for Sport Security (ICSS) al fine di sviluppare a livello mondiale una serie di iniziative volte a sostenere e proteggere i valori fondamentali dello sport (per saperne di più, potete visitare la pagina http://www.theicss.org/initiatives/save-the-dream/, disponibile solo in inglese).
Se siete arrivati a leggere fin qui, avrete senz’altro capito che dalle ceneri di una Fenice dalla vita piena, intensa e appagante, ne è nata un’altra che oggi conduce una vita diversa, ma se possibile ancor più bella e colorata della precedente; il fatto di essere scampata alla morte e di aver avuto una seconda possibilità rappresenta per lei un grande dono, che non ha certo intenzione di sprecare: per questo Giusy è sempre pronta ad usare la sua popolarità e la sua energia per lanciare messaggi positivi e per essere di esempio a tutti coloro che si trovano in una condizione analoga alla sua ma non sanno come affrontarla.
Un’atleta del suo calibro non ha certo paura di mettersi in gioco e scendere in pista, eppure quando arriva la chiamata da “Ballando con le stelle” (il noto varietà di Rai Uno nel quale tredici vip, accompagnati da altrettanti ballerini professionisti, si sfidano a passi di danza) Giusy ha qualche esitazione, soprattutto nel momento in cui capisce che non la vogliono come “Ballerina per una notte”, ma proprio come concorrente della decima edizione del programma. Come può lasciare Milano per così tanto tempo e sacrificare gli allenamenti, ora che la preparazione per i Mondiali dell’anno prossimo è cominciata? E poi, anche se già da qualche anno cammina e corre con le sue nuove gambe, la stabilità non è mai totale, c’è sempre il rischio di cadere a ogni passo; che succede se cade mentre balla, o peggio se perde una protesi?
Dalla produzione Rai però insistono e anche i suoi familiari e il suo allenatore la incitano a provare: oltre che una bella esperienza personale, questa potrebbe rivelarsi un’ottima occasione per portare il suo sorriso e il suo messaggio di speranza nelle case di milioni di Italiani, tra i quali molti disabili. Così alla fine Giusy accetta e dal 4 ottobre scorso diventa co-protagonista del sabato sera di Rai Uno, entrando a far parte di quella che lei stessa definisce una bella famiglia, capitanata da una mamma affettuosa e presente di nome Milly Carlucci.
La sera del debutto Giusy e il suo maestro Raimondo Todaro, un ragazzo spiritoso, sensibile e simpatico che l’ha subito messa a suo agio, si esibiscono in un emozionante Cha cha cha; per lei è già una doppia vittoria: non solo ha la grande soddisfazione di riuscire a ballare (e pure bene!) anche con le sue nuove gambe, ma scopre addirittura di poterlo fare indossando scarpe con i tacchi, che non aveva più osato calzare dopo l’incidente!
Sebbene quest’esordio e le altre esibizioni viste finora lascino ben sperare, al momento non abbiamo la certezza assoluta che i risultati ottenuti dalla neo-ballerina saranno degni di quelli ottenuti dalla pluricampionessa di atletica; di sicuro però sappiamo che lei ce la metterà tutta per non deludere se stessa, i famigliari, gli amici e tutte le persone che in questi anni le hanno dato (e stanno continuando a darle) fiducia, incluse le migliaia di fan che ogni settimana rimangono incollati allo schermo in attesa di poter ammirare ancora una volta la bravura, la bellezza e la grazia di questa splendida Fenice griffata Versace.