Alba di Canazei (TN), 25 marzo 2015. La giornata si preannuncia grigia, promette neve, eppure sulle piste del Ciampac splende il sole; eh già, questo è il sole arancione delle giacche dei Freerider, che si sposa perfettamente con il cielo blu delle divise degli agenti di polizia del Centro di Addestramento Alpino di Moena (TN). E poi ci siamo noi, i veri protagonisti, che spuntiamo dai nostri ventidue “gusci” come bucaneve, fragili e forti allo stesso tempo.
Potrebbe sembrare uno scenario surreale, forse l’inizio di una fiaba, invece è tutto vero, talmente vero che si ripropone anche nei due giorni successivi; ma com’è stato possibile creare una simile cartolina? Che cosa si nasconde dietro alla sua bellezza?
Innanzitutto spieghiamo chi è il sole, o meglio chi sono i Freerider con le loro giacche arancioni: sono i membri del team dell’Associazione Sportiva Dilettantistica “Freerider Sport Events”, un sodalizio attivo già dal 2002 ma costituito ufficialmente nel 2005; l’associazione varesina, fondata sul’onda di un desiderio (riportare in montagna un amico che a seguito di un incidente è rimasto in sedia a rotelle), si prefigge da sempre l’obbiettivo di promuovere l’attività sportiva per disabili, in particolare la pratica dello sci.
Dieci anni fa, quand’era agli esordi, “Freerider Sport Events” sperava di poter raggiungere questo scopo anche grazie alla collaborazione delle associazioni sportive territoriali; in realtà lavorare in sinergia con questi gruppi è molto difficile, quindi l’attenzione del team Freerider è ormai rivolta soprattutto ai centri riabilitativi presenti sul territorio italiano e più specificatamente alle Unità Spinali operative al loro interno: in genere sono queste le strutture che di anno in anno ospitano le varie tappe del Promotour autunnale dell’associazione, che in questo modo cerca di illustrare a pazienti, familiari, medici e terapisti la sua “filosofia” e i vari eventi nei quali essa si concretizza.
Anche solo partecipando ad un incontro di presentazione dello Ski Tour si capisce qual è il principio che sottende al lavoro di questo infaticabile gruppo, presieduto da Giulio Broggini e sapientemente guidato da Nicola Busata (maestro di sci e responsabile dei corsi): lo sport è un diritto di tutti e in quanto tale deve poter essere praticato da tutti in ambienti frequentati da tutti, senza alcuna discriminazione.
Tuttavia, per comprendere davvero lo spirito dei Freerider è necessario vivere da protagonisti almeno uno degli eventi che l’associazione organizza ogni anno durante la stagione invernale; nel periodo compreso tra dicembre e aprile, la “carovana” delle giacche arancioni attraversa l’Italia da nord a sud, toccando in ordine sparso una decina di località sciistiche della penisola (e qualche volta spingendosi addirittura alle isole, com’è accaduto nello Ski Tour 2011/2012 con lo Special Event sull’Etna) e portando sempre il sole sulle piste. Che l’evento si svolga a Canazei (TN) o a Roccaraso (AQ), a Bormio (SO) o all’Abetone (PT), l’obbiettivo da raggiungere è uno solo: sfruttare al meglio i tre giorni a disposizione per avvicinare o riavvicinare alla neve un gruppo di persone disabili, facendo loro capire che spesso i limiti sono più mentali che fisici, che gli ostacoli si possono superare o quantomeno aggirare e che una sedia a rotelle è semplicemente un mezzo di locomozione, non uno strumento di tortura o di punizione.
Ecco perché gli hotel che ospitano i partecipanti alle varie tappe dello Ski Tour non sono mai completamente privi di barriere architettoniche (sono sempre dotati di montascale e/o ascensori, ma, per esempio, può capitare che abbiano le porte delle camere un po’ strette o che vi sia un gradino per entrare nella cabina doccia): soltanto in ambienti del genere, non totalmente progettati a misura di disabile, è possibile rendersi conto della reale portata dei propri limiti e magari anche provare a superarli; vi è poi il rovescio della medaglia: dovendosi confrontare per tre giorni con le esigenze di una ventina di disabili, i gestori delle strutture ricettive hanno modo di testare direttamente il grado di accessibilità delle strutture stesse e di valutare se, in un futuro più o meno prossimo, è il caso di apportare alcune migliorie ai locali, così da renderli fruibili a tutti.
Naturalmente, questo “modus operandi” non si applica solo per la scelta degli alberghi, ma anche degli impianti sciistici: iscriversi a un evento targato “Freerider Sport Events” significa avere l’opportunità di sciare su piste aperte a tutti, seppur usufruendo di attrezzature studiate ad hoc; stando a bordo pista e guardando la fila di persone in attesa di prendere lo skilift, è piuttosto comune vedere un gruppo di sciatori normodotati inframmezzato da due o tre “bucaneve” che fanno capolino dai gusci dei loro monosci, impazienti di risalire in cima alla pista per poi godersi un’altra discesa, poco importa se accompagnati o in completa autonomia.
Solcare una pista innevata è senz’altro un’esperienza bellissima (sia che la si faccia con sci e racchette, sia che la si faccia con monosci e stabilizzatori – bastoncini più corti rispetto alle racchette, dotati di un pattino anteriore richiudibile e utilizzati per controllare il monosci, mantenerlo in equilibrio e imprimergli una direzione), ma se non viene affrontata con le dovute cautele può diventare anche molto pericolosa, perciò è importante che la sicurezza sia sempre garantita. A questo provvedono solitamente gli agenti della Polizia di Stato, che con le loro divise blu sono presenti in tutte le stazioni sciistiche italiane; durante lo Ski Tour organizzato dalla “Freerider Sport Events” il lavoro della Polizia non è però solo questo: gli agenti che di volta in volta si aggregano alla “carovana”, diventano dei veri e propri angeli custodi per tutto il team, in quanto si prestano volentieri ad accompagnare gli sciatori disabili più inesperti, a vigilare sugli altri e a coadiuvare i maestri, i dimostratori e i volontari dell’associazione per la buona riuscita dell’evento in corso. Avendo preso parte per due anni consecutivi alla penultima tappa del tour, quella di Canazei, ho potuto toccare con mano la professionalità, l’esperienza, la gentilezza, la simpatia e la disponibilità degli agenti del Centro Addestramento Alpino di Moena, che ormai dal 2009 rappresentano il cielo limpido nel quale il sole arancione dei Freerider può tranquillamente risplendere quando si trova in Trentino.
A questo punto la nostra cartolina sembrerebbe perfetta: abbiamo descritto il sole, il cielo, la neve e i fiori che spuntano da essa, così tenaci da riuscire ad emergere nonostante le mille difficoltà che devono affrontare ogni giorno; manca però un elemento importante, quello che permette a questo quadro di ricrearsi ogni anno pennellata dopo pennellata, o per meglio dire tappa dopo tappa: mi riferisco al sostegno economico e materiale che l’associazione “Freerider Sport Events” riceve dalle aziende che collaborano con lei e dai suoi numerosi partner tecnici.
La principale azienda collaboratrice è Teleflex Medical, che offre una vasta gamma di prodotti per la gestione della continenza urinaria; quest’azienda ha scelto di sostenere il Freerider Ski Tour fin dai suoi esordi (settembre 2004) perché i partecipanti alla manifestazione (che sono in larga maggioranza affetti da lesioni midollari o spina bifida, quindi utilizzano quotidianamente i cateteri) le permettono di testare i propri prodotti “sul campo” e quindi di migliorare costantemente il settore Ricerca e Sviluppo.
Altri partner di rilievo sono Caporali Group, nello specifico il settore “Sport Caporali Adaptive Equipments” che fornisce le attrezzature sportive, e il gruppo Volkswagen, che mette a disposizione i furgoni e i mezzi di trasporto utilizzati dal team Freerider per spostarsi da una località sciistica all’altra; vi sono poi alcuni partner tecnici, tra i quali ricordiamo Ariete (per le maschere da sci) e Tessier, azienda fornitrice di monosci e dualski. L’elenco completo dei partner Freerider è visibile sul sito dell’associazione (www.monosci.it), dove si possono trovare anche tutte le informazioni riguardanti lo Ski Tour 2014/2015, le foto delle tappe già concluse, alcuni video relativi alle precedenti edizioni e altre notizie interessanti su questo bellissimo progetto.
I contenuti pubblicati sul sito sono senz’altro utili per conoscere un po’ più da vicino la grande famiglia Freerider, ma in fondo non sono altro che un biglietto da visita; del resto, anche quest’articolo vale quanto la raccomandazione di un’amica (in parole povere: “Ho conosciuto la famiglia, è gente simpatica, sono sicura che piaceranno anche a voi!”); ma il modo migliore per capire veramente chi sono i Freerider, anzi per entrare a far parte della famiglia stessa, è senza dubbio quello di bussare alla porta di casa, ovvero compilare la scheda d’iscrizione ad almeno uno dei loro eventi stagionali (tenendo presente che i posti a disposizione per ogni tappa dello Ski Tour sono limitati, quindi è meglio non tardare troppo ad iscriversi) e prepararsi a scendere in pista con l’adrenalina in corpo e il sorriso sulle labbra!