Fino a un paio d’anni fa, quando termini quali “pandemia”, “lockdown”, “restrizioni” e “coprifuoco” non facevano parte del nostro lessico quotidiano e l’Italia non era “a zone”, il mese di febbraio veniva comunemente associato al Carnevale, un periodo in cui l’allegria, i bagordi e gli eccessi (anche a tavola) rappresentano la norma. Soprattutto qui a Nordest, è quasi obbligatorio innaffiare crostoli e frittelle con qualche bicchiere di buon vino, che contribuisce anche a creare un’atmosfera più gioiosa e rilassata all’interno di una compagnia; ma sappiamo sempre scegliere i vini giusti per accompagnare i nostri piatti, dolci o salati che siano? Per quanto mi riguarda, bevo raramente alcolici (di solito birra o vino) e quando capita lascio che siano gli altri a scegliere la bottiglia migliore da stappare; nella cerchia di persone che frequento non credo di poter annoverare nessun grande esperto di vini, diciamo che si attengono tutti alle regole di base, indispensabili per non toppare in pieno negli abbinamenti con il cibo, ma non sono certo dei sommelier.
Eh già, finora non avevo mai conosciuto un sommelier, ma adesso posso dire di conoscerlo, almeno virtualmente! Si chiama Mirko Pastorelli, ha 27 anni e oggi vive in Romagna, a Cesena (FC), dove il buon vino e il buon cibo non mancano affatto. Scrivo “oggi” perché Mirko è un vero giramondo, uno spirito libero e solitario, ma anche molto positivo, sempre in cerca di nuovi stimoli e nuove esperienze; nel suo recente passato, proprio in concomitanza con l’esplosione della pandemia e il primo lockdown mondiale, ha vissuto per qualche mese in Australia (dove spera di tornare appena possibile) e in precedenza ha visitato più volte gli Stati Uniti d’America, quindi oggi abita a Cesena, domani chissà…
L’interesse per i vini e le bevande alcoliche anima Mirko sin dalla tarda adolescenza, ma inizialmente rappresenta soltanto un hobby; infatti, dopo essersi diplomato come tecnico informatico all’ Istituto Tecnico Industriale Statale – ITIS “Nullo Baldini” di Ravenna nel 2012, si inserisce nel mondo del lavoro in veste di programmatore web e per qualche anno è veramente convinto di aver trovato la sua strada. Con il passare del tempo però, la professione diventa per lui una routine nella quale sente di non poter esprimere appieno la vena artistica e creativa ereditata dal padre, che era un pittore professionista; così inizia a chiedersi se c’è un’altra via per realizzarsi e riuscire a dare il meglio di sé, impedendo al lavoro di trasformarsi in una zavorra ben più pesante della sedia a rotelle che usa abitualmente da quando aveva 14 anni.
Mentre la passione per i vini continua a crescere dentro di lui, tanto che negli ultimi mesi del 2017 inizia a frequentare un corso triennale organizzato da ASPI – Associazione Sommellerie Professionale Italiana per diventare sommelier, Mirko si domanda se questo “sacro fuoco” potrà mai garantirgli da vivere nonostante la disabilità causatagli dalla paraparesi (alias diparesi o diplegia) spastica, con la quale convive serenamente da sempre; spinto dalla curiosità, un bel giorno digita sul motore di ricerca più famoso del mondo la stringa “wheelchair sommelier”, ovvero “sommelier in carrozzina”. Così conosce la storia personale e professionale di Yannick Benjamin, un paraplegico americano che (come potete leggere in quest’articolo pubblicato nel novembre 2019 da un sito web specializzato) ha lottato per almeno una decina d’anni prima di riuscire a realizzare il suo sogno e a diventare il primo sommelier al mondo in sedia a rotelle.
Come potete immaginare, Mirko è al settimo cielo, finalmente ha un esempio da seguire, un modello al quale ispirarsi per provare a costruire il suo futuro; dopo un primo messaggio di contatto, Yannick si dichiara ben felice di fargli da mentore, consigliandolo e aiutandolo in tutti i modi possibili a sfondare nel campo della ristorazione, con particolare riguardo all’arte della sommellerie. I due si incontrano di persona per la prima volta quando Mirko sta ancora frequentando il corso ASPI, ma l’incontro più significativo avviene nel luglio 2019 quando il ragazzo (ormai sommelier professionista) vola a New York per partecipare all’ottava edizione di Wine on Wheels (letteralmente “Vino su ruote”), un evento annuale organizzato dall’associazione no profit Wheeling forward, fondata nel 2011 da Alex Elegudin e dallo stesso Yannick Benjamin.
Nell’ambito di questa serata (che ogni anno raduna una comunità sempre più numerosa di estimatori e sommelier che mettono la loro passione per i grandi vini al servizio della beneficienza, raccogliendo fondi per aiutare i disabili a sfruttare al massimo le loro potenzialità), Mirko Pastorelli riceve dalle mani del suo mentore un prestigioso riconoscimento per l’impegno e la dedizione con i quali si adopera affinché in Italia vi sia un cambiamento di prospettiva e le persone con disabilità riescano a inserirsi più facilmente nel mondo del lavoro, in particolare nell’industria dell’ospitalità. Inoltre la presenza a questa manifestazione gli consente di ampliare i suoi orizzonti e crearsi una rete di contatti internazionali e intercontinentali che gli sarà molto utile anche in futuro.
Già a marzo dello scorso anno, poco prima che l’Italia blocchi i voli a causa della pandemia, il giovane cesenate si trasferisce a Melbourne, in Australia, pronto a gettarsi con entusiasmo in una nuova esperienza lavorativa, desideroso di scoprire una realtà nella quale potersi finalmente esprimere al meglio; purtroppo il lockdown arriva anche lì e impone a tutti i ristoranti di chiudere, costringendo Mirko a fermarsi ancor prima di cominciare, tuttavia egli non si perde d’animo e dal piccolo appartamento dove alloggia continua ad allacciare rapporti e a coltivare amicizie (sia pure a distanza), ad assaggiare vini (anche in collaborazione con l’associazione Sommeliers Australia Inc.) e a scrivere articoli per alcune importanti testate web legate al mondo del vino australiano, sperando di poter riprendere al più presto l’attività “sul campo”.
Come tutti sappiamo, sfortunatamente l’emergenza sanitaria non è ancora finita e la ripresa sembra lontana; per questa ragione il ventisettenne, dopo aver resistito per circa sei mesi, decide a fine settembre di rientrare in patria e dedicarsi qui ad altri progetti inerenti sia al vino che al tabacco, con particolare riferimento ai sigari, che rappresentano un’altra passione di Mirko. Il ragazzo ci spiega che si tratta di due mondi molto vicini tra loro, sia per quel che riguarda le diverse fasi di produzione, sia dal punto di vista dell’analisi sensoriale; questo è il motivo che lo ha spinto a provare a unirli per quanto possibile, soprattutto in termini di abbinamenti.
Il periodo che sta trascorrendo nella sua terra d’origine non sarà dunque tempo sprecato, sarà una parentesi che gli permetterà di studiare e perfezionarsi, acquisendo nuove conoscenze ed elaborando progetti per il futuro. Pur non sapendo cosa gli riserverà il domani, Mirko Pastorelli è consapevole che se vorrà realizzarsi pienamente non potrà rimanere in Italia, tantomeno in Romagna; qui infatti nota una mentalità piuttosto chiusa, sia nei riguardi della disabilità, sia rispetto alla figura del sommelier, che non è ancora legalmente riconosciuta. All’estero invece, in particolare negli Stati Uniti e in Australia (cioè nei Paesi che conosce meglio per averli visitati personalmente), c’è sicuramente maggiore apertura e l’accessibilità è senz’altro più garantita, anche nel settore della ristorazione; inoltre il profilo professionale del sommelier è giuridicamente tutelato e, soprattutto se è italiano, rappresenta un’eccellenza per la divulgazione di cibi e bevande, siano esse alcoliche o analcoliche.
Per questi motivi il giovane sommelier di Cesena spera di poter tornare quanto prima nella Terra dei canguri e iniziare lì la sua esperienza in un ristorante, seguendo così un percorso parallelo rispetto a quello intrapreso dal suo mentore in America. È superfluo dire che gli auguriamo di riuscire a coronare il suo sogno nel più breve tempo possibile (anche perché a quel punto la pandemia sarebbe solo un brutto ricordo per tutti noi) e saremo in tanti a tifare per lui, rimanendo aggiornati sia attraverso il suo sito web (attualmente disponibile soltanto in lingua inglese), che attraverso i suoi profili Facebook, Instagram e Linkedin (purtroppo visibile solo agli iscritti).
Ma a prescindere dalle conquiste che farà e dai successi che senz’altro mieterà oltreoceano, Mirko Pastorelli ha già ottenuto una grande vittoria: ha trovato la sua strada verso la libertà e il coraggio di cominciare a percorrerla, curioso di scoprire dove lo porterà. Ora però vorrebbe che la sua storia venisse presa ad esempio per offrire nuove opportunità lavorative ai disabili come lui, che qui in Italia dovrebbero tuttavia imparare a essere più uniti e coesi, per riuscire insieme ad avere la forza di cambiare la percezione che la società ha di loro; al tempo stesso spera che la sua testimonianza contribuisca a valorizzare la figura professionale del sommelier italiano, perché finalmente possa godere anche in patria del rispetto e del prestigio che merita.
Con l’auspicio che le sue speranze non rimangano vane e che i suoi sogni si avverino al più presto, ringraziamo Mirko per aver accettato di condividere con noi la sua personalissima lotta per la libertà e ci auguriamo che leggendo quest’articolo molte altre persone trovino il coraggio di affrancarsi dai vincoli (fisici o mentali) che le tengono prigioniere, si lascino tutto alle spalle e riescano veramente a essere sé stesse, scoprendo una volta per tutte la loro dimensione più autentica.