In quasi trentacinque anni di vita ho conosciuto numerosi motociclisti, uomini e donne, giovani e meno giovani, veterani e neofiti, veri amanti delle due ruote e sedicenti tali… Ebbene, potrà sembrare strano, ma ad accomunare queste diverse categorie di persone non è soltanto il loro mezzo di trasporto preferito (la motocicletta, appunto), sono anche le “etichette” che spesso la gente affibbia loro proprio in quanto motociclisti. In particolare, c’è la tendenza a considerarli spericolati, un po’ pazzi e fuori di testa; per usare un neologismo di mia invenzione, nel sentire comune essi sono degli “srotellati”, vale a dire persone che” non hanno tutte le rotelle a posto” o alle quali “manca qualche rotella”.
Fino a quindici anni fa Gianluca Tassi era uno di loro, ma poi la vita, che non ama i cliché e spesso si diverte a rimescolare le carte in tavola, ha fatto sì che egli potesse dimostrare al mondo che le rotelle non gli mancavano e non gli mancano affatto, anzi, forse adesso ne ha pure troppe; vabbè, in realtà queste sono ruote (e anche piuttosto grandi), ma è inutile andare tanto per il sottile, vediamo invece di quali ruote si tratta.
Nel 2003 Gianluca si trova in Perù e sta viaggiando a trenta chilometri orari quando le ruote della sua motocicletta da fuoristrada lo tradiscono e lui rimedia una caduta con conseguente lesione spinale all’altezza delle vertebre dorsali D4 e D5; perde così l’uso delle gambe che, come sempre avviene in questi casi, vengono sostituite da due ruote, quelle di una carrozzina.
Durante il lungo periodo di riabilitazione post-trauma, il carattere dello sportivo emerge più che mai: come egli ben sa, in ogni gara che si rispetti, quindi anche in questa, che forse è la più importante di tutte perché combattuta contro i limiti imposti dalla sua nuova condizione, per vincere bisogna lottare e reagire positivamente e prontamente agli ostacoli presenti sul tracciato; con questo spirito Gianluca inizia sin da subito a immaginare il proprio futuro, che ovviamente non può prescindere dallo sport e dalle ruote. Se nella vita precedente le ruote erano solo due, quelle della sua motocicletta, ora devono essere almeno quattro, in modo da poter competere degnamente con quelle della sua carrozzina, fedele compagna di tutti i giorni.
Sfruttando la rete di contatti creata nel corso degli anni, Gianluca riesce a trovare gli agganci giusti per iniziare la sua avventura nel mondo dell’off road automobilistico. Nel 2006 partecipa al Rally del Marocco in veste di pilota ufficiale Isuzu, guidando un veicolo con tutti i comandi manuali; in coppia con il navigatore Pascal Rosolen, si classifica quinto nella categoria dei veicoli diesel e diciannovesimo assoluto, ma il suo record è un altro, quello di essere il primo disabile al mondo a terminare un rally!
Dall’anno successivo cambia scuderia, entrando a far parte del Ralliart Offroad Team Italy (in breve R-Team), rappresentante Mitsubishi per l’Italia; sotto questa nuova egida il suo navigatore è Massimiliano Catarsi, che lo accompagna ancora oggi in tutte le competizioni. Nello stesso periodo diventa istruttore per la Federazione Italiana Sportiva Automobilistica Patenti Speciali (FISAPS), della quale poi è anche Consigliere Federale Nazionale; intanto disputa qualche gara qua e là, reperire i fondi necessari alla partecipazione è sempre difficile, perciò bisogna fare delle scelte…
Il 2009 è un altro anno importante, che regala a Gianluca il gradino più alto del podio al Raid dei Templi a Paestum (SA), valido come tappa del Campionato italiano “Tout Terrain”; questa meritatissima vittoria gli fa registrare un altro record, infatti nessun pilota diversamente abile al mondo è riuscito a compiere una prestazione simile prima di lui.
Questi traguardi rafforzano nel pilota perugino la convinzione che la vita non finisce con la disabilità; la grinta e la determinazione permettono di fare molte cose, spesso anche di superare i propri limiti. Nella speranza di riuscire a trasmettere la sua positività e la sua passione per i motori a quante più persone possibile, fonda nel 2011 la Onlus “Uno di noi”, che si propone di educare (o rieducare) i disabili alla guida autonoma di un veicolo e la “Evolution Driving School” (EDS), una struttura didattica unica nel suo genere che organizza in tutta Italia corsi itineranti di avviamento e perfezionamento alla guida, con particolare attenzione a quella sportiva, offrendo anche assistenza psicologica in caso di primo approccio.
In realtà, la EDS nasce prima di tutto per tentare di raggiungere un obbiettivo a medio termine, la partecipazione alla Dakar; come probabilmente saprete, si tratta della gara di rally più famosa e difficile che esista, una competizione che coinvolge più di cinquecento concorrenti provenienti da sessanta nazioni diverse e che si snoda tra Perù, Bolivia e Argentina, per una durata complessiva di quindici giorni.
Gianluca Tassi e il suo equipaggio, formato dal navigatore Massimiliano Catarsi e dall’assistente Alessandro Brufola Casotto, si iscrivono per la prima volta a questa competizione nel 2014, ma devono poi rinunciare all’impresa per mancanza di fondi; nel 2016 decidono di credere ancora in questo sogno e inviano nuovamente la scheda di partecipazione. Iniziano quindi a prepararsi – “In verità per allenarmi non ho fatto nulla di particolare”, confessa Gianluca, “soltanto qualche giro in fuoristrada sulle colline umbre; piuttosto, prima di partire ho messo a punto alcuni accorgimenti utili per poter affrontare serenamente la quotidianità anche in condizioni estreme, in luoghi che non mi garantivano tutte le comodità di casa” – e finalmente, il 2 gennaio 2017, comincia l’avventura.
Si tratta di due settimane intense e faticose, vissute a bordo di un Ford Raptor mai guidato prima, sfidando le intemperie e scendendo dalla macchina soltanto per mangiare e dormire in una tenda; però sono anche giorni indimenticabili, che rimarranno nella storia: Gianluca infatti è finora l’unico disabile italiano che è riuscito a terminare il percorso, classificandosi al primo posto nella categoria dei veicoli T2 a benzina e quarantaduesimo in assoluto.
La conquista di questo nuovo record non è certo una passeggiata, il prezzo della vittoria è una piaga da decubito che si rimarginerà soltanto dopo due interventi chirurgici e otto mesi di degenza ospedaliera; ciononostante, Gianluca ripeterebbe volentieri l’esperienza, magari cambiando il mezzo (puntando stavolta su un camion o un veicolo Side by Side), che consiglia caldamente anche ad altri disabili amanti delle corse fuori strada.
Il suo DNA di pilota lo spinge tuttavia a cercare sempre nuove strade da percorrere e nuovi traguardi da raggiungere, ovviamente scegliendoli anche in base ai fondi disponibili ed essendo disposto a cambiare scuderia ogni qualvolta ciò si renda necessario per provare a conseguire un ulteriore obbiettivo, a realizzare un altro sogno. A dispetto dei suoi cinquantasei anni e mezzo, ha ancora una gran voglia di mettersi in gioco, di alimentare le imprese con altre imprese; basti pensare che nel suo futuro prossimo (entro il 2020) prevede la partecipazione ad almeno altre due competizioni importanti, ovvero l’Africa Eco Race e il Silk Way Rally, che collega Mosca a Pechino attraverso l’antica via della seta.
Tutti gli appassionati di motori e più in generale tutti coloro che hanno bisogno o voglia di un’iniezione di positività, possono rimanere aggiornati sulle imprese di Gianluca (come pure sulle attività da lui promosse a favore dei diversamente abili) visitando periodicamente il suo sito web, che rimanda anche alla sua pagina Facebook.
Poiché la vita è una ruota, è chiaro che prima o poi il fuoriclasse umbro si ritirerà dalle corse e lascerà spazio alle nuove leve; tuttavia questo non significa che andrà in pensione: smetterà di fare il pilota, ma certamente non di esserlo. Tra le mani non terrà più un volante bensì un immaginario paio di redini, quelle che userà per svolgere con passione ed esperienza il ruolo di team manager, guidando i colleghi più giovani (e magari diversamente abili, quindi “rotellati” come lui) verso mete sempre nuove, ma soprattutto cercando di trasmettere loro il suo amore per la vita, una corsa da disputare fino in fondo, a prescindere da quante ruote occorrano per riuscire a terminarla.