“Mentre mi infilavo nel cuore del grande albero, pensavo al momento – magico, indescrivibile – in cui, proprio come Mary Poppins, sarei letteralmente piovuta dal cielo e mi sarei lasciata cullare dal vento. (Laura Rampini – Graziella Durante, “Nessuna barriera tra me e il cielo”,Mondadori, 2014 – pp. 99 – 100).
Quello descritto in questa citazione potrebbe sembrare il semplice frammento di un ricordo, l’immagine di un gioco di bimba che torna alla mente dopo tanto tempo, magari sull’onda di un’improvvisa nostalgia; in realtà, si tratta di un episodio di vita vissuta che, esaminato a posteriori (adesso che la bimba è diventata una donna), assume un valore quasi profetico: infatti ora, a distanza di parecchi anni da quel pomeriggio d’estate, Laura è finalmente in grado di emulare Mary Poppins e librarsi nel cielo sospinta dal vento.
Ma com’è arrivata fin qui? Beh, il passaggio dall’ombrello al paracadute non è stato immediato, né tantomeno indolore.
Dopo il clamoroso fallimento di quel lancio nel giardino di casa, la disapprovazione dei genitori (prima) e il desiderio di farsi una famiglia (poi), avevano indotto Laura a relegare la passione per il volo in un angolo del suo cuore, accontentandosi di stare con il naso all’insù ogni qualvolta un paracadute o un deltaplano solcavano i cieli di Sigillo (il piccolo paese in provincia di Perugia dove è nata e cresciuta, noto ai più per essere la capitale mondiale del volo libero). Così a diciannove anni era già moglie e a ventuno era una mamma: ormai “Mary Poppins” era solo un bel film da guardare con suo figlio Luca durante le festività natalizie, non appena lui fosse stato abbastanza grande per capirne la trama.
E poi, ecco arrivare quel maledetto lunedì, il 20 gennaio 1995. Laura e sua sorella Cinzia sono in macchina, appena uscite dal paese svoltano a destra e iniziano ad affrontare una curva: proprio in quel momento un’auto fuori controllo invade la loro corsia e piomba loro addosso; questo sembra l’inizio di un altro film, che non ha nulla a che spartire con “Mary Poppins”, piuttosto potrebbe essere un film dell’orrore…
Invece sono le prime scene della nuova vita di Laura, una vita nella quale la realtà supera di gran lunga la fantasia, come afferma lei stessa. Dopo l’incidente, non è facile per lei rendersi conto che, sebbene il lungo periodo di riabilitazione le abbia permesso di riacquistare un buon livello di autonomia, non potrà più camminare e sarà costretta a vivere per sempre su una sedia a rotelle. Anche nella sua nuova condizione, la priorità rimane la famiglia e il più grande desiderio è quello di dare un fratellino a Luca; così nel 1998, dopo sette mesi e tre settimane di gestazione (vissuti con serenità nonostante le complicazioni respiratorie dovute alla continua permanenza in carrozzina), Laura ha un parto cesareo e dà alla luce Nico.
Sebbene la nascita del secondogenito rappresenti per lei una gioia immensa, questa mamma speciale non è ancora nelle condizioni di poter gridare al mondo il suo “Supercalifragilistichespiralidoso”: perché finalmente possa farlo dovranno passare sei anni, il suo matrimonio dovrà (purtroppo) giungere al capolinea e il cuore dovrà essere pronto a sostituire il corpo nella corsa verso la libertà.
Solo a quel punto l’antica passione di Laura per il volo riaffiorerà in superficie senza incontrare resistenze: nel 2004 ci sarà spazio per diversi lanci tandem con il parapendio e con il deltaplano, nonché per il conseguimento dell’Attestato di Pilota di Elicottero Ultraleggero. Qualunque appassionato di volo sa che questi sono traguardi di tutto rispetto, eppure a Laura non bastano, forse perché la profezia racchiusa in quel gioco di bimba non si è ancora compiuta…
Così l’anno successivo, dopo aver affrontato a testa alta il periodo difficile della separazione dal marito, è il momento di scoprire quali sensazioni provava Mary Poppins volando nel cielo di Londra aggrappata al suo ombrello… Ma poiché tra Mary e Laura c’è di mezzo un secolo, nel corso del quale il progresso e la tecnologia l’hanno fatta da padroni, l’ombrello con la testa di pappagallo lascia il posto a un paracadute…biposto! Eh già, infatti il primo lancio di Laura con il paracadute (Fano, 3 giugno 2005) è un lancio in tandem con un paracadutista esperto; le emozioni provate durante quel volo breve ma intenso sono così forti che non si possono descrivere, si devono semplicemente vivere!
Ecco il motivo per cui poco tempo dopo nasce l’associazione “Liber-HAND-o”; come si legge alla pagina web http://www.laurarampini.it/chi-siamo/, l’associazione“organizza eventi sportivi, ludici e ricreativi per l’abbattimento di tutte quelle barriere che non sono solo architettoniche ma soprattutto morali, sociali e culturali […]”: attraverso questi eventi Laura vuole dare a tutti, disabili e non, l’opportunità di provare esperienze ed emozioni analoghe a quelle da lei vissute.
Nel weekend del 17 e 18 settembre 2005, questo forte desiderio di condivisione la spinge ad organizzare presso il centro paracadutisti Alimarche di Fano, la prima “Manifestazione Para-Cadutisti”, nel corso della quale chiunque lo voglia (disabile o normodotato che sia) può lanciarsi in tandem con il paracadute. L’iniziativa ha un successo talmente grande che ben presto diventa un appuntamento annuale, con un numero sempre maggiore di partecipanti.
Volare in due è senz’altro un’esperienza bellissima, ma per uno spirito libero come quello di Laura non è totalmente appagante; ben presto la voglia di indipendenza comincia a farsi sentire, così giunge il momento di iniziare un percorso mirato per capire se e come sia possibile volare da sola. Sin da subito appare chiaro che la fase più difficile e rischiosa è quella dell’atterraggio: non potendo atterrare sulle gambe (né usarle per attutire l’impatto con il suolo), Laura deve escogitare un sistema che le permetta di atterrare in posizione seduta; dopo qualche tempo passato a rimuginare, una notte insonne porta con sé la grande idea: usare un moschettone per agganciare le gambe ad una carrucola autobloccante che le sollevi fino al busto, in modo che rimangano attaccate al corpo. Certo, l’intuizione sembra buona, ma occorre verificarne la fattibilità; così Laura e Alex, il suo allenatore, trascorrono i giorni successivi a progettare e costruire quel congegno, prestando attenzione anche ai minimi dettagli e cercando di calcolare il tempo necessario a compiere in volo un’operazione piuttosto complicata, che per un paracadutista è inusuale ma per una “para-cadutista” è fondamentale.
Nel complesso la preparazione dura un anno e mezzo, tra prove in tandem e simulazioni di caduta libera nel tunnel dell’aria di Bedford, in Inghilterra; in questi mesi, la lotta burocratica per ottenere un certificato medico di idoneità e stipulare un’assicurazione è quasi più stancante degli allenamenti, ma alla fine la tenacia di Laura viene premiata e, dopo aver accuratamente visionato tutto il materiale che documenta i suoi sforzi e i suoi progressi, il responsabile del Servizio di Medicina Sportiva della ASL di Perugia si dichiara disposto a rilasciare il nullaosta che le permetterà di frequentare il corso per diventare paracadutista.
Così, il 28 luglio 2008, grazie alla disponibilità e al supporto di tutto lo staff del “Pull Out” – il Centro Paracadutisti dell’Aeroporto di Ravenna (che in capo a qualche mese diverrà la sua città d’adozione) – la nostra aspirante Mary Poppins può finalmente testare la sua preparazione, compiendo il primo lancio “in solitaria”. Durante quella caduta libera tutto è perfetto, le manovre provate e riprovate in allenamento si susseguono tra loro precise e puntuali, completandosi a vicenda come se fossero gli ingranaggi di un meccanismo ben oliato; anche la fase più difficile, quella dell’atterraggio (finora sperimentata solo in tandem), si svolge secondo programma: al momento opportuno Laura abbassa la lampo della tuta, prende il moschettone, tira e sente le gambe salire fino a fermarsi contro il busto, a quel punto è a terra, comodamente seduta! Questo per lei è il giorno più bello, il coronamento di un sogno, ma anche l’inizio di una nuova vita (la terza!) nella quale, per dirla con le sue parole, nulla è impossibile, tutto è superabile.
Il primo lancio di Laura senza il pilota tandem è anche il suo primo lancio da allieva paracadutista; per superare i sette livelli del corso, si lancerà altre quattro volte in due giorni. Il 29 luglio 2008, ottenendo il brevetto, Laura consegue anche un primato mondiale: a tutt’oggi è la prima ed unica paracadutista paraplegica sulla faccia della Terra!
A questo punto Laura non ha niente da invidiare a Mary Poppins e oggi, dopo aver faticato non poco perché le venisse rilasciata la licenza di paracadutista da parte dell’Ente Nazionale per l‘Aviazione Civile (ENAC), ha ben 163 lanci all’attivo. Com’era già successo dopo l’esperienza in tandem, anche questa volta vuole condividere le sue emozioni con amici e parenti, ma soprattutto con chiunque si trovi in una situazione simile alla sua e non riesca ad affrontarla con la grinta e il coraggio necessari ad abbattere le numerose barriere che incontra lungo il percorso.
Ecco perché si presta volentieri a girare il documentario “Falling” (curato dal regista Gerardo Lamattina e presentato alla stampa il 22 ottobre 2013) e a scrivere insieme a Graziella Durante il libro “Nessuna barriera tra me e il cielo”, pubblicato da Mondadori a settembre dello scorso anno; come se non bastasse, la storia di Laura sta per diventare anche un film cinematografico che, pur non essendo una favola nel senso più tradizionale del termine, farà sicuramente sognare grandi e piccini, esattamente come “Mary Poppins”.
In attesa di conquistare i lettori e il grande schermo, quella che prima di essere una trama avvincente è una vita dal ritmo travolgente viene raccontata nelle Unità Spinali di tutta Italia direttamente da colei che l’ha vissuta (e la sta tutt’ora vivendo) da protagonista: questo è uno degli obbiettivi del progetto “Liberamondo”, che prevede anche la mappatura dell’accessibilità di tutte le strutture pubbliche e ricettive d’Italia e la costruzione di itinerari accessibili in Europa e nel mondo (cfr. http://www.laurarampini.it/progetto-liberamondo/).
Attraverso questo progetto e tutte le altre attività organizzate dall’associazione “Liber-HAND-o”, Laura Rampini agisce ancora una volta da moderna Mary Poppins, mettendo un poco di zucchero sulla pillola di tutti coloro che la vita ha reso disillusi, disincantati e incapaci di credere nei propri sogni, ovvero di tutti coloro che ogni giorno vivono con una carrozzina nel cuore.