“La prima volta che ho sentito il rumore dell’acqua ho provato una sensazione stranissima, per me era un rumore nuovo ed ero molto felice ed emozionata.”. A pronunciare queste parole è Michela Di Sciacca, una ragazza valdostana di 24 anni che ormai da tempo ha eletto l’acqua a suo elemento, ma che solo da pochi mesi riesce effettivamente a “sentirla”, grazie alle protesi acustiche sperimentali che indossa quotidianamente e che le permettono di convivere meglio con la sua sordità.
Per i genitori di Michela la sua disabilità (presente sin dalla nascita, quale conseguenza della rosolia contratta dalla madre durante la gravidanza) è stata un fulmine a ciel sereno, tuttavia dopo i primi momenti di sconforto si sono rimboccati le maniche e con l’aiuto di psicologi e logopedisti hanno affrontato le difficoltà del caso man mano che si presentavano, sostenendo la figlia nel suo percorso di crescita senza mai farle mancare il loro amore. Con l’aiuto della famiglia e degli amici la giovane di Aosta è riuscita a superare alcune difficoltà legate allo studio e a diplomarsi, frequentando per tre anni l’Institut Agricole Régional, ovvero l’istituto agrario della sua città e quindi concludendo il suo percorso scolastico a Rosignano (AL).
Il biennio trascorso in Piemonte le è servito per imparare a prendere decisioni in autonomia, ma probabilmente anche per chiarirsi le idee riguardo al futuro, gettando le basi della sua vita adulta; in questo periodo la studentessa ha sicuramente capito che nella vita gli ostacoli esistono, a volte non possiamo proprio abbatterli, ma possiamo comunque riuscire ad aggirarli, l’importante è provarci sempre con grinta, coraggio e grande voglia di mettersi in gioco.
Dopo il diploma, la crescita mentale ed emotiva della ragazza è continuata fino ad arrivare a quest’ultimo anno, quando Michela ha deciso di provare a restituire almeno in parte l’amore ricevuto nel corso della sua vita; per farlo ha scelto di diventare operatrice della Terapia Multisistemica in Acqua (TMA) – Metodo Paolo Maietta, un approccio terapeutico rivolto a soggetti in età evolutiva con disturbi del neurosviluppo, dello spettro autistico e delle relazioni. In questo metodo l’acqua ha un ruolo fondamentale in quanto permette all’operatore di comprendere l’utente e di instaurare con lui un rapporto di comunicazione che lo faccia uscire dalla propria sfera emozionale.
Per acquisire le competenze necessarie a un’operatrice TMA, Michela ha frequentato un corso di formazione online insieme a persone provenienti da altre regioni italiane; per lei non è sempre stato facile seguire le lezioni, soprattutto quando si trattava di capire i termini medici e il linguaggio psicologico, tuttavia le chiacchiere, gli scherzi e le risate con gli altri partecipanti l’hanno comunque fatta sentire a suo agio. I materiali audiovisivi proposti durante il corso le hanno inoltre dato un’idea di quella che in futuro potrebbe diventare la sua professione, emozionandola e offrendole spunti interessanti per capire quale sia il comportamento più corretto da tenere in piscina con i pazienti.
Terminate le lezioni online, la ventiquattrenne di Aosta si è subito tuffata in acqua per affiancare altri operatori e mettere in pratica il metodo, anche se il vero Battesimo arriverà per lei a luglio del prossimo anno, quando la partecipazione al campus vacanza TMA le darà modo di crescere ulteriormente, sia a livello umano che professionale.
Grazie al supporto dell’associazione Splash ASD, che l’ha seguita in tutto il suo percorso, Michela è inoltre diventata la prima assistente bagnante italiana con disabilità; per raggiungere quest’obbiettivo si è allenata ogni giorno per due mesi, concentrandosi soprattutto sulla respirazione e apprendendo gradualmente le tecniche di salvataggio.
Se avete letto fin qui, avrete senz’altro capito che pur essendo nata in montagna la ragazza valdostana è una vera e propria Sirenetta, che in acqua si sente davvero a suo agio; negli ultimi mesi ha raggiunto un tale grado di familiarità con quest’elemento, che ormai è quasi pronta per diventare istruttrice di nuoto e insegnare quindi agli altri quello che ha imparato. A dirla tutta però, il sogno di Michela non sarebbe semplicemente quello di trasmettere nozioni, tecniche o movimenti; con la sua esperienza vorrebbe essere un esempio per tutti, far capire che sebbene la vita spesso non sia facile, le difficoltà vanno affrontate con coraggio e determinazione, contando sulle proprie forze e sul prezioso sostegno di coloro che ci vogliono bene e che certamente saranno felici e orgogliosi dei nostri successi almeno quanto noi. Cara Michela, secondo la modesta opinione di chi scrive, hai già centrato l’obbiettivo e d’ora in avanti puoi solo migliorare, usando le tue conoscenze e il tuo vissuto per trasformare il rumore dell’acqua (che tanto ti ha emozionata quella prima volta…) in un canto melodioso capace di ammaliare quante più persone possibili, infondendo loro serenità e positività.