“Quando eravamo ragazzi e ci bastava una palla per sentirci invincibili, una squadra per sentirci uniti ed un lembo di terreno per sognare l’impossibile.
Lo chiamavano calcio ed era bellissimo.”
Emblematiche sono le parole pronunciate dal celebre autore Fabrizio Caramagna, una rappresentazione universale del sentimento che tutti gli amanti del calcio e dello sport in generale stanno provando, in questo delicato periodo di paralisi economica e sociale noto a tutti come emergenza Coronavirus.
Ed è proprio vivendo questa situazione in prima persona che l’essere umano si è accorto della sua superficialità nell’attribuire importanza a tutti quegli aspetti caratterizzanti la routine quotidiana, ai suoi occhi talmente banali da risultare insignificanti.
Adesso ci manca andare a scuola tutti i giorni, ci manca uscire con gli amici, ci manca lo sport; in poche parole avvertiamo la mancanza di tutto ciò che precedentemente ad oggi chiamavamo “normalità”.
Sono vani i tentativi di tutte le persone che provano a colmare l’immensa nostalgia rivivendo emozioni passate, quali ad esempio la vittoria dell’Italia al mondiale del 2006, piuttosto che l’annata del triplete dei neroazzurri di Josè Mourinho.
Nulla può sostituire la bellezza di un meraviglioso rettangolo di gioco, l’odore dell’erba appena tagliata, la visione degli spalti gremiti di tifosi pronti a sostenere e perchè no, anche a contestare i propri beniamini, le code in autostrada per andare allo stadio, i seggiolini colorati della Dacia Arena, le partite di Champions League, i giovani azzurri di Mancini pronti a partecipare al Campionato Europeo, le olimpiadi di Tokyo.
Tutto rinviato a data da destinarsi.
Nasce oggi “Nel Sette”, una rubrica dedicata a tutti gli appassionati di calcio giocato e di trattative di mercato; non verranno inoltre trascurati i campionati esteri, da sempre considerati una sfiziosa vetrina per la nostra serie A, nell’attesa di tornare a rivivere al più presto quell’adrenalina che solo lo sport dal vivo può offrire, proprio come l’autentica emozione di vedere un pallone insaccarsi con precisione chirurgica all’incrocio dei pali.
Samuele Marcon