Nelle ore appena trascorse, il club neroazzurro ha annunciato attraverso i propri canali ufficiali, l’acquisto di Hakan Calhanoglu, fantasista turco prelevato a parametro zero proprio dai rivali del Milan. Pronto per lui un contratto triennale a 5 milioni di euro netti a stagione. Comprensibile lo sgomento dei tifosi milanisti, usciti sconfitti dal derby più importante, quello relativo al rinnovo del contratto del giocatore, il quale, non avendo trovato l’accordo, ha preferito garantire altrove le proprie prestazioni sportive. All’agente del giocatore spetteranno ben 3,5 milioni di euro di commissioni.
Il “caso Calhanoglu” è l’ennesimo esempio del radicale mutamento subito dal mondo del calcio negli ultimi anni: valori quali passione e onore per la maglia sono venuti meno, surclassati da interessi di carattere esclusivamente economico. Si pensi allo stesso modo alla “saga Donnarumma”, conclusasi con il suo clamoroso passaggio ai francesi del PSG, anche grazie al sapiente lavoro di Mino Raiola, procuratore per eccellenza (o almeno così dicono)- certamente un osso duro da gestire in materia di trattative. Per quanto attiene alle panchine invece, comportamenti analoghi si possono riscontrare nell’emergente tecnico Alessio Dionisi, reo di congedare annualmente le società in cui lavora dopo una sola stagione, per sedersi su panchine via via più prestigiose, nonostante avesse sempre firmato accordi pluriennali. Lo stesso trend si è ripetuto in tutti i club da lui allenati: Imolese prima, Venezia poi ed ora anche ad Empoli, per arrivare a sedersi sulla panchina del Sassuolo, squadra attuale, per quanto ancora non si sa.. forse un anno o poco più. Di certo non la migliore reputazione per un allenatore ancora così giovane.
Gli uomini simbolo, le cosiddette bandiere dei club- Del Piero, Totti, Di Natale, Pellissier, tanto per citarne alcuni- ora non esistono più ed hanno lasciato spazio a delle vere e proprie superstar, bramose di gloria e di denaro. Ed ecco che la consueta e forse apparentemente banale sentenza “Il calcio non è più quello di una volta”, pronunciata da molti- ora appare più che mai espressione della realtà, alla luce anche di quanto affermato sopra.
Samuele Marcon