Nella serata di domenica 26 aprile, il premier Conte ha illustrato attraverso una videoconferenza il calendario della cosiddetta fase 2 della pandemia, caratterizzata da una leggera diminuzione delle restrizioni; tra i tanti temi sul tavolo si è parlato anche di sport, con la ripresa degli allenamenti datata al 4 maggio per gli sport individuali e al 18 maggio per le discipline di squadra.
La serie A dal canto suo, sperando in un’ipotetica ripartenza, ha stilato un calendario che prevede la ripresa del torneo attorno a1 weekend del 13-15 giugno, con in programma una partita ogni tre giorni, per poter finire il campionato regolare entro il mese corrente e dare la possibilità alle squadre qualificate di disputare le coppe nel periodo immediatamente successivo.
Nella peggiore delle ipotesi, la stagione calcistica regolamentare terminerebbe qui, con l’eliminazione di promozioni e retrocessioni e una futura massima serie italiana composta da 22 squadre anziché da 20.
Nell’attesa di notizie certe, i presidenti delle varie società hanno espresso in maniera pressochè unanime la volontà di ripartire, considerata anche la portata degli interessi economici in ballo;
solo cinque sono infatti attualmente le squadre in attivo (Udinese, Sampdoria, Sassuolo, Napoli e Atalanta), mentre tutte le altre, comprese le cosiddette big presentano bilanci profondamente in rosso.
Diversa è invece l’opinione della maggior parte dei medici della serie A, dubbiosi riguardo al rispetto delle varie norme di sicurezza.
L’augurio dunque è che nel momento in cui verranno prese le decisioni, gli interessi di qualsivoglia natura non prendano il posto delle cose che contano davvero: la salute ed il benessere di ognuno di noi.
Tante sono le incertezze che avvolgono il futuro del mondo del pallone, una sola la speranza: quella di non rivivere più una domenica senza calcio nel più breve tempo possibile.
Samuele Marcon