L’Udinese compie un mezzo miracolo ieri, tra le mura amiche della Dacia Arena, battendo per 2-1 la Juventus all’ultimo respiro e archiviando oramai il discorso salvezza, a cui manca solo il punto della matematica certezza. La squadra di Gotti, la cui sagacia tattica pare a dir poco sconfinata, se la gioca alla pari nonostante le numerose assenze, solo 13 sono infatti i giocatori di movimento disponibili per la prima squadra, a cui si sottrae anche capitan Lasagna, a causa di un risentimento muscolare patito durante il riscaldamento, appena prima del fischio d’inizio; spazio allora a Nestorovski, chiamato a fare coppia con Okaka, mentre lo svedese Sema viene adattato come mezzala, del resto altri non ce n’è, in una partita il cui esito sulla carta sembra più che mai scontato. I padroni di casa si difendono con le unghie e con i denti, interamente racchiusi entro la propria metà campo nel tentativo di negare ogni opportunità agli avversari, in particolar modo a due come Ronaldo e Dybala, marcati attentamente a uomo per l’intero arco del match rispettivamente da Becao ed Ekong. Il vantaggio per la Juve, giunge infatti dagli educati piedi del talentuosissimo difensore centrale De Ligt, il quale, al tramonto del primo tempo trafigge Musso, con un tiro rasoterra all’angolino scagliato da lontano, impossibile da parare; i friulani invece, si rammaricano per un palo colpito in precedenza, nato da una deviazione fortuita di Alex Sandro su traversone di Sema. Nella ripresa è tutt’altra Udinese, più alta, aggressiva e coraggiosa, prima si vede negare un rigore clamoroso su fallo di mano di De Ligt, poi pareggia i conti proprio grazie a Nestorovski, che non fa rimpiangere KL15 ed insacca con un colpo di testa in tuffo su splendido invito di Sema, approfittando anche della mancata diagonale difensiva in copertura di Alex Sandro. Da qui in poi la partita è piuttosto bloccata, ciò che emerge nettamente però, è la difficoltà dei centrocampisti di Sarri nella creazione di occasioni contro avversarie piuttosto chiuse, condizione questa, che impedisce ai fuoriclasse juventini di rendersi pericolosi. Ed è cosi che la Juve, in cerca di una vittoria fondamentale, si spazientisce ed alza il proprio baricentro, sempre di più, sempre di più, sempre di più… sino a quando l’ivoriano Fofana, a due minuti dal fischio finale, si ritrova la palla tra i piedi e travestendosi da Usain Bolt, percorre 50 metri di campo palla al piede, saltando i diretti inseguitori e trafiggendo il portiere Sczczesny, un pezzo di bravura a dir poco strabiliante. Alla fine dunque è l’Udinese a trionfare, rovinando la festa proprio a coloro che avevano scelto Udine quale location perfetta per celebrare il nono scudetto consecutivo; gli spogliatoi della Dacia Arena sono una bolgia, si sorride, si canta e si inneggia in onore del patron Pozzo e di mister Luca Gotti, oramai da considerarsi dei veri e propri prototipi del calcio bianconero made in Friuli. Parallelamente a ciò, ecco il popolo juventino scagliarsi a gran voce contro Maurizio Sarri; “sei mediocre, vattene!”, si legge ripetutamente scorrendo i commenti sulle pagine web, conditi dai perentori hashtag #fucksarriball e #sarriout (a cui risparmiamo la traduzione), a dimostrazione di un feeling tra tecnico e tifoseria che non è mai sbocciato e forse mai sboccerà. Sarà ancora lui l’allenatore della Juve per la prossima stagione? Affari loro, noi godiamoci la prestazione dei nostri ragazzi, la cui forza collettiva è stata fondamentale nel compimento di una vera e propria impresa sportiva.
Samuele Marcon