Finisce tre a due per l’Atalanta, in una gara in cui l’Udinese fa esattamente ciò che deve fare: compattarsi in difesa nel tentativo di inaridire le trame di gioco avversarie e ripartire in contropiede, sfruttando la velocita prorompente di capitan Lasagna, potenzialmente un’arma micidiale, considerando anche la linea molto alta della retroguardia avversaria, che si piace e si compiace. Alla lunga però vengono alla luce le innegabili qualità della squadra del Gasp, a cui attribuiamo il merito di aver saputo sfruttare appieno le qualità di ogni singolo giocatore a disposizione, massimizzandone il rendimento; attitudine offensiva, coesione, sintonia e spirito di gruppo, fanno della Dea un’orchestra pressochè perfetta, in cui ogni singolo musicista è libero di far emergere le proprie doti, senza per questo rinunciare al bene della collettività; il risultato, visti i presupposti, non può che essere una dolce e piacevole sinfonia. D’ altro canto l’Udinese, reduce da una terribile emorragia di risultati che l’hanno fatta precipitare nelle zone bollenti della classifica, situazione questa che si fa ancor più tragica se consideriamo il lungo stop di Mandragora, vittima di un grave infortunio patito nella gara contro il Torino e la squalifica di De Paul, elemento chiave della rosa bianconera per tecnica, classe ed imprevedibilità nelle giocate. Ad affiancare l’inamovibile Fofana, ci sono dunque l’esperto mediano Jajalo e l’incontrista Walace, in un centrocampo molto prestante a livello fisico, ma in evidente difficoltà nel proporre giocate funzionali al servizio delle punte; i friulani soffrono la qualità bergamasca e vanno sotto già all’ottavo minuto del primo tempo, gol dell’ex Zapata, che approfitta di un errore difensivo da matita rossa del difensore Ekong; il pareggio arriva al minuto 31, splendida sgroppata di Fofana e meravigliosa palla filtrante ad indirizzo di Lasagna, che si lascia alle spalle i propri marcatori e trafigge Gollini; la prima frazione termina dunque in parità, con un paio di occasioni sprecate da entrambe le parti, complici le oramai consuete imprecisioni sotto porta delle zebrette da una parte, ed alcuni interventi salvifici di Musso dall’altra. Gasperini non ci sta ed aumenta il peso offensivo inserendo Muriel al posto di Malinowski, cambio che si rivelerà azzeccatissimo ai fini del risultato finale. L’Udinese regge l’onda d’urto della squadra atalantina, e si rende pericolosa con un altro paio di ripartenze abilmente giostrate dall’asse Fofana-Lasagna, siamo alle solite, si crea ma non si concretizza. Minuto 66- Gotti decide di sostituire uno spento Ekong, rimpiazzandolo con Becao, nella speranza di incrementare la solidità difensiva, purtroppo l’effetto ottenuto è esattamente l’opposto: fallo ingenuo del numero 50 appena entrato, che frana a valanga sul ‘Papu’ Gomez; punizione dal limite ed ammonizione. E’ proprio l’odiatissimo ex Luis Muriel ad incaricarsi della battuta, disegnando una parabola perfetta a scavalcare la barriera, che si insacca nel sette a Musso incolpevole; anche questo gol però, apparentemente frutto di una giocata individuale, nasce dall’errore di un singolo, poiché Becao, appostato in barriera, non salta insieme a tutti gli altri uomini della medesima, vedendo passare il pallone proprio sopra alla sua testa. A questo punto l’Udinese si scopre un po’ alla ricerca del pareggio, allungando la distanza tra i reparti; a segnare è però di nuovo la Dea, grazie ad un’altra perla firmata Luis Muriel, un vero e proprio missile da fuori area che si insacca alla destra del portiere, totalmente incolpevole. Per sua fortuna il pubblico era assente, altrimenti quanti fischi si sarebbe beccato! Nel finale è assedio bianconero, con Nestorovski che rileva Jajalo al fine di aumentare il peso offensivo; la mossa si rivela azzeccata, KL15 accorcia le distanze, insaccando con un bel colpo di testa un preciso cross dalla sinistra di Zeegelaar, è doppietta personale. Non c’è più tempo però, finisce 3-2 per l’Atalanta che in fin dei conti soffre più del previsto contro un’ avversaria in enorme carenza di fiducia e risultati, costantemente angosciata dalla paura di retrocedere e privata per l’occasione di due uomini simbolo come De Paul e Mandragora. Tra le note positive di questa Udinese, degne di nota le prestazioni di Fofana, unico in grado di apportare un po’ di dinamismo al centrocampo, di Musso, sempre sicuro, elegante e raffinato nelle parate, e di capitan Lasagna, commovente per impegno e sacrificio, corre e si batte per la causa lungo l’intero arco della partita, siglando una doppietta che ci auguriamo possa essere una bella iniezione di fiducia. Da sottolineare oggi anche il buon contributo offerto da Teodorczyck, fa salire la squadra, lavora di sponda e si prende il fallo, liberando spazi per i compagni, tutto ciò che viene richiesto ad una punta dalle sue caratteristiche, sono sicuro che con maggior tempo e minutaggio arriverà anche la rete. Rivedibili invece Ekong e Becao, rei di aver commesso errori grossolani, che una squadra livello Champions di certo non perdona. Senza infamia e senza lode, invece, i contributi di Jajalo e Walace, i quali però faticano per caratteristiche nella fase di impostazione. Permettetemi infine di spezzare una lancia a favore del mister Luca Gotti, meritevole di complimenti per aver azzeccato l’approccio alla partita e la disposizione tattica della squadra, nonostante la situazione di emergenza. I risultati ottenuti sino ad ora sono a mio parere nettamente inferiori rispetto alla mole di gioco prodotta dalla compagine friulana, la quale meriterebbe una classifica almeno leggermente migliore; ma il calcio si sa, non è solo estetica, è anche un concentrato di audacia, cinismo e cattiveria agonistica, aspetti questi su cui bisogna indubbiamente lavorare ancora molto. Testa alla Roma dunque, la strada per la salvezza è ancora lunga e tortuosa.
Samuele Marcon