Tutti noi, fin da bambini, inseguiamo dei sogni: alcuni di essi svaniscono con il passare del tempo, altri si realizzano al momento opportuno, altri ancora rimangono chiusi in un cassetto per tutta una vita. La soddisfazione che proviamo quando un sogno diventa realtà è grandissima, saremmo disposti a fare qualsiasi cosa pur di continuare per sempre a vivere quella favola, a maggior ragione se per esserne protagonisti abbiamo investito tempo, denaro ed energie. Ma si sa, a volte basta davvero un attimo perché l’incantesimo si rompa e un sogno si infranga come un’onda contro gli scogli.
Quell’attimo, Omar Papait, classe 1978, l’ha vissuto sedici anni fa, in una notte d’inizio estate; all’epoca Omar era un ragazzo fortunato, che a soli ventidue anni aveva già realizzato il suo sogno, diventare chef seguendo le orme del padre. Dopo essersi creato un curriculum di tutto rispetto, lavorando nelle cucine dei più grandi alberghi italiani ed esteri (da Venezia, passando per Firenze e volando fino a Manhattan, per atterrare nuovamente a Venezia), si era ormai guadagnato il titolo di Capo Partita ai secondi piatti; tutto procedeva a gonfie vele fino a quel 23 giugno 2000 quando, di ritorno a casa dopo una riunione di lavoro, fu sorpreso da un colpo di sonno. Risvegliatosi in un letto d’ospedale, il giovane cuoco veneto capì immediatamente che il fatto di non essere riuscito a tenere gli occhi aperti mentre guidava gli era costato caro: anziché portargli nuovi sogni, in un battito di ciglia Morfeo l’aveva reso paraplegico, cancellando così tutta la magia del suo presente e disegnando un grosso punto interrogativo sulle pagine ancora bianche del suo libro della vita.
Per fortuna, il carattere forte e determinato, il sostegno della famiglia e l’incontro in ospedale con il vicentino Andrea Stella (divenuto paraplegico soltanto due mesi dopo di lui a causa di un’aggressione subita mentre si trovava in vacanza a Miami, in Florida), hanno indotto Omar Papait a non arrendersi, ma piuttosto a cercare ingredienti diversi per dare sapore alla sua nuova vita su ruote.
Grazie all’associazione “Lo Spirito di Stella” Onlus (fondata proprio da Andrea Stella nel 2003) e al primo catamarano completamente privo di barriere architettoniche, dal quale essa prende il nome, Omar effettua ben due Giri d’Italia a bordo di un’imbarcazione e nel novembre 2004 partecipa addirittura a una regata attraverso l’Atlantico, la “Rubicon Antigua Challenge” (RAC), con partenza da Lanzarote (Isole Canarie) e arrivo ad Antigua (Caraibi). In questa competizione l’equipaggio de “Lo Spirito di Stella” ottiene un ottimo piazzamento classificandosi al quarto posto, ma l’avventura non finisce qui; dopo una breve sosta ad Antigua, il catamarano riparte alla volta di Miami per chiudere un cerchio: Andrea e Omar desiderano entrambi tornare in America, l’uno per rivedere i luoghi della tragedia che gli ha cambiato la vita per sempre, l’altro per rievocare le soddisfazioni professionali ottenute negli Stati Uniti e per dimostrare che ora vive in una condizione diversa ma comunque vincente.
Proprio mentre si trova oltreoceano, ospite dell’organizzazione no profit “Shake a leg”, una telefonata del padre annuncia a Omar l’opportunità di rientrare nel suo mondo fatto di pentole e fornelli, di provare a continuare la sua favola dal punto in cui era stata interrotta; inutile dire che il ragazzo non ci pensa due volte e accetta immediatamente l’offerta, pur essendo pienamente consapevole del fatto che il suo ruolo in cucina non sarà più lo stesso.
Così, all’inizio del 2005, una volta rientrato in patria, apre un locale all’interno di una villa veneta miranese; quando si tratta di scegliere il nome per il suo nuovo regno, Omar non ha dubbi: puntando sull’autoironia, lo chiamerà proprio “Shake a leg”, che in inglese significa nientemeno che “Datti una mossa!”. Per tener fede a quest’imperativo, il cuoco di Mirano decide di dedicarsi prevalentemente all’amministrazione e al management della sua azienda, lasciando a familiari e dipendenti il compito di provvedere alla preparazione materiale dei piatti e al servizio in sala.
La stessa politica sottende alla gestione dell’Osteria Veneta “da Piero”, che la famiglia Papait conduce dal 2011 nella splendida cornice di Villa Clelia, una villa veneta di fine Ottocento immersa nel verde delle campagne miranesi. Anche qui Omar si è ritagliato il ruolo di supervisore: studia personalmente la composizione delle singole portate del menù, che varia di mese in mese a seconda della stagionalità dei prodotti, si impegna ogni giorno nella ricerca di nuovi ingredienti e nuove ricette che permettano di migliorare la qualità delle pietanze proposte, controlla che il servizio sia sempre impeccabile e che vengano rispettati i tempi delle ordinazioni.
Com’è facile intuire, un lavoro del genere non lascia molto tempo da trascorrere ai fornelli, ecco perché attualmente Omar “mette le mani in pasta” solo in occasioni speciali. Una di queste è stato senz’altro il cooking show che ad aprile 2014, nell’ambito della manifestazione “Gitando.All” (ospitata alla Fiera di Vicenza), l’ha visto sfidare lo chef vicentino Carlo Cracco, ormai noto ai più per essere uno dei giudici del talent show culinario “MasterChef Italia”, nonché testimonial pubblicitario per una famosa marca di cucine; in tempi più recenti, a febbraio di quest’anno, il sorriso di Omar ha nuovamente bucato lo schermo per raggiungere le case di tutti gli Italiani sintonizzati su Gambero Rosso Channel (canale 412 di Sky) nel corso di una delle dieci puntate del programma “Forchette Stellari”, condotto da Fabrizio Nonis.
Come potete vedere nel video pubblicato qui sotto, per questa sua partecipazione televisiva lo chef trentottenne ha creato un piatto ad hoc, il “Baccalà mantecato con crema e saor di zucca, vela di polenta biancoperla e chicchi di melograno”; questo piatto ben riuscito e colorato è al momento il prediletto di Omar, quello nel quale egli si identifica maggiormente, ma anche quello che più di ogni altro gli ha fatto venire voglia di rimettersi attivamente in gioco e di ricominciare a deliziare gli occhi e il palato dei clienti con i suoi capolavori.
Che questo sia il prossimo obbiettivo di Omar? Chissà… Se gli chiediamo quali siano i suoi progetti per il futuro, risponde che la prossima primavera l’Osteria Veneta “da Piero” sarà lieta di riproporre agli avventori l’appuntamento con “Nel mezzo del Cavin”, l’aperitivo che quest’anno, dalla fine di giugno all’inizio di ottobre, ha animato il giardino del locale tutti i giovedì sera, offrendo prodotti di qualità in un’ambientazione bucolica. Sul piano personale, Omar spera di poter coronare presto il suo sogno d’amore con Valentina: così, una favola che sedici anni fa rischiava di essere bruscamente interrotta, diventerebbe semplicemente perfetta e potrebbe continuare per molti anni sotto i migliori auspici.
Come per tutte le favole che si rispettino, anche in questo caso non ci è dato sapere cosa accadrà dopo che il principe (questa volta vestito di bianco e con una toque da cuoco al posto della corona) avrà definitivamente conquistato la sua principessa; per citare il grande Lucio Battisti, che con la sua musica ha fatto sognare milioni di persone, “lo scopriremo solo vivendo”. Nel frattempo non rimane che concludere con il classico
“…E vissero felici e contenti”.