Siamo in autunno e, come ogni anno, immancabilmente ci avvolge la meraviglia: con occhi di bambini incantati guardiamo, come se fosse per la prima volta, quanto la natura sia brava a cambiar tavolozza per tingersi, nel giro di poco, di sfumature calde, vivaci, sorprendenti nei suoi rossi, marroni, oro. Come non cadere, allora, nella tentazione di farsi cogliere…in castagna?
Forse per recuperare ricordi antichi d’infanzia, una capatina domenicale nel bosco a festeggiare l’autunno la facciamo, in barba a tutti i bollettini degli esperti che, ormai, hanno decretato il grave stato di salute del re d’ottobre degli alberi: il castagno. Vari malanni lo tormentano, dal mal dell’inchiostro al fungo alla più recente vespetta terribile (dagli occhi a mandorla, data la sua provenienza: si tratta del “cinipide”) che compromette il nostro eventuale bottino. Noi, però, non ci scoraggiamo e ci diamo appuntamento alla grande “Castagnata della Protezione Civile Regionale”, giunta, quest’anno, alla sua diciannovesima edizione.
La meta è una zona incantevole e meritevole di ulteriore valorizzazione e promozione: si tratta dell’area che interessa i Comuni di San Pietro al Natisone e di San Leonardo.
In particolare, la giornata in questione (era il 19 ottobre) vedeva il “porte aperte in cava”, ovverosia l’opportunità – per gentile concessione dei proprietari – di accedere, appunto, ai prati e boschi attorno alla cava dell’impresa J. M. in località Clastra.
Facilissimo arrivarci. Fatti pochi chilometri oltre Cividale del Friuli, in direzione Savogna e Monte Matajur, bastava seguire i numerosi cartelli indicatori che, infine, inducevano a svoltare a destra, addentrandosi così nell’area recintata, luogo di attività estrattiva (e non solo, come si sarebbe potuto a breve apprezzare). Intrapresa la facile stradina rotabile in leggera salita, si arrivava ad un ampio piazzale che, ad un primo impatto, sembrava il cortilone di una concessionaria, tanto numerose e fitte erano le auto già posteggiate (ammetto che ero in leggero ritardo!). Ottimo segno, voleva dire che in quel posto lì si stava bene. Eh, sì, perché un criterio infallibile che fa muovere le persone verso contesti (come un bosco o…una cava!) non particolarmente soggetti ai dictat del commercio, del consumismo, delle mode del momento è..il benessere. Si va in luoghi in cui il corpo si rigenera, l’animo si risolleva, la comunicazione si depura da troppi formalismi. Punto.
Dunque, eravamo al piazzale. Subito ci si parava innanzi la prova numero uno: un goloso tendone per i festeggiamenti e i banchetti che già dal mattino emanava profumi di dolci, chiacchiere allegre al bancone e una bella euforia. Ebbene…poteva aspettare!
Un cielo azzurro all’inverosimile dava il suo benestare a tutti noi che, voltate le spalle alle libagioni e armati di cestino alla Orso Yoghi e guantoni grossi antispine, coglievamo l’invitante proposta di far una passeggiata guidata nella tenuta con possibilità di libera raccolta delle castagne. Il nostro nutrito gruppo, condotto dalla gentile signora Francesca, dopo un’ iniziale diaspora fomentata da avvistamenti di ricci ancora non catturati, a poco a poco si trasformava in un bel cordone di persone che interloquivano, si scambiavano idee ed esperienze, condividevano la bellezza del territorio. La raccolta diventava, così, metaforica: ogni cesto accoglieva castagne, sì, sapide mele, pure, ma lasciava spazio anche al raccontarsi e all’ascoltare gli altri. Il fatto che molti non si conoscessero diventava stranamente un elemento facilitatore di una comunicazione di qualità spontanea e naturale. Magia del bosco? Puo’ darsi. Pensate a un sentierino pulito e ben tenuto che sale e scende su colline abitate da specie arboree tipiche delle Valli; prati ben sfalciati come non se ne vedono se non in rare occasioni; ogni tanto una panchinetta o un masso che spunta solitario e si offre per un po’ di riposo; il tutto con una cornice montuosa pittoresca e un meteo da far invidia all’ARPA.
No si pô no jessi contents!