Preferiamo scriverlo con due “esse”, l’Aussa, tanto da farlo ssssibilare tra i denti a lungo mentre lo pronunciamo. Sì, perché è un fiume importante e desideriamo dargli la dovuta…risonanza e riconoscimento come fiume di gran bellezza, oltre che rilevanza economica.
Quante volte abbiamo ripetuto meccanicamente la coppia “Aussa – Corno”, pensando alla omonima zona industriale della Bassa Friulana e facendo subito scorrere nella mente immagini di grandi stabilimenti, di imponenti impianti dalle linee severe, di camion, operai, sirene del cambio turno? Domanda retorica, cui segue uno scontato “sempre”. E’ ora di ridisegnare l’immaginario, dunque, e di riattribuire al fiume ciò che realmente lo qualifica come tale!
Punto di partenza: Cervignano. Vivace cittadina con scorci interessanti che, per ora, trascuriamo dato che, una volta giunti alla nuovissima maxirotonda, giriamo decisi in direzione della zona industriale denominata “Caiù”. Seguiamo un nastro asfaltato di non poco conto e impatto (in senso …economico e paesaggistico) e riusciamo ad entrare in città da un accesso secondario. Il primo incontro visivo è con una grande fabbrica dimessa; sognando ad occhi aperti, sarebbe bello ristrutturarla conservandone le fattezze al massimo, dati gli ampi volumi, le altezze notevoli degli edifici che la compongono e quella miriade di vetrate foriere di luce e di ampi specchi di cielo. Ma al è dome un sium massa curt.
Tiriamo dritto, sospirando su vestigia di un mondo produttivo friulano ridotto a un cumulo sempre più abbondante di macerie. Inevitabile una stretta al cuore e mille domande che ricacciamo in gola, sforzandoci di ricordarci che solo biel lant si osserva, si conosce, si accumulano elementi per riflettere sulla realtà in corso e per tentare di dare un giudizio e prendere misure di riparo.
Anìn indenant, duncje.
Pochi passi e arriviamo nei pressi di una casetta di legno con bancone per la mescita e una serie di gazebo e allestimenti vari in sagra – style. Il tutto su un parco che costeggia il nostro Aussa, dolce e bucolico fiume con tutte le carte in regola: salici curvi a tastare il pelo dell’acqua, panchine radicate al suolo per gli innamorati che lì indugiano mentre qualche silenziosa e veloce canoa dribbla sclèta piccole barche ormeggiate. Soggetti perfetti per il pittore fai – da – te in cerca di ispirazione. Immagine da cartolina, agli antipodi rispetto allo stereotipo di “fiume industriale” che avevamo erroneamente in testa prima di arrivare qui.
Ci guardiamo intorno: tanta int, un plenon di chei! Non c’è da meravigliarsi, si tratta della “domenica della marcialonga”, appuntamento irrinunciabile per il crescente numero degli amanti del genere.
Noi, senza nulla togliere agli indubbi benefici psico – fisici dell’attività motoria all’aria aperta, siamo invece presenti perché…vogliamo vedere da vicino il signor Aussa e approfondirne la conoscenza! Di tanti fiumi che rigano il Friuli, ci accorgiamo che capita spesso di menzionare e (doverosamente) omaggiare Re Tagliamento, e altrettanto spesso di trascurare le altre vene blu che la Regione ha, ognuna con la sua storia, il suo carattere, il suo volto.
In alcune puntate risalenti a mesi addietro si era parlato del Gorgazzo, del Livenza, del Natisone, ricordate? Oggi si presenta un’altra buona occasione per continuare a raccontare de lis nestris aghis di flùm.
L’Aussa si scuint un pôc: scopriremo presto che riusciremo ad ammirarlo nella sua florida pienezza solo dopo una buina cjaminada nelle ordinate campagne dei dintorni. Non ci dovrebbe meravigliare questo suo essere restìo a palesarsi, piuttosto schivo e poco incline alla confidenza: uno come lui, uno che deve tutta la sua potenza e maestosità alle tante acque di risultiva che raccoglie – aghis che e còrin sot tiara, che no si fasin viodi vulintîr de int e che e stan ben tal scûr, tal cidinôr – non poteva che essere un distinto signore piuttosto riservato.
Portiamo pazienza, abbiamo la sensazione che questa iniziale distanza si ridurrà e che , finalmente, l’Aussa si arrenderà per arsi ai nostri occhi. I primi passi (numerosi, a dire il vero!), però, li dobbiamo fare noi, per dimostrargli che il nostro intento è sincero e che non lo stiamo prendendo in giro. Che carattere furlano, benedèt flùm! Atavica diffidenza da iniziale impatto, con la promessa di un cuore grande e…limpido: caro fiume, biel planc o rivìn a cjatati!