E inevitabile che, ai primi capricci del meteo, si vada a sfogliare lalbum dei ricordi della bella stagione. Cade locchio su una foto, in particolare: sembra una cartolina dei tempi che furono, manca solo la scritta trasversale e in corsivo del Saluti da.
Limmagine ritrae un grazioso paesino abbarbicato su un dolce pendio, ai limiti tra la Furlania e la attuale Slovenia.
Siamo nel magico mondo alle spalle di Cividale delFriuli: qui, un tempo, cera un pullulare di gente e di case, disseminate in centri medio piccoli incastonati come pietruzze su prati e fianchi scoscesi, tra fiumiciattoli e torrenti dove cantano acque pulite e sapide mele crescono.
Indizi un po vaghi, avreste ragione a borbottare! Fasintla curta, basta una parola per condurVi direttamente al punto di partenza di questa nuova esperienza conoscitiva delle nostre terre: Topolo!
Topolo è, ormai da parecchi anni, famoso per un festival culturale che lo colma nuovamente di persone e di attività: si tratta, ma molti già lo conosceranno bene, di Stazione Topolo, evento divenuto tradizionale da queste parti e impedibile per appassionati e curiosi che, ogni luglio, si recano lassù e se lo godono nelle sue mille sorprese e sfaccettature, tra spettacoli, performances di arte contemporanea, rivisitazioni in chiave etno folk o avanguardista e sperimentazioni varie.
Stazione Popolò copre una decina abbondante di giorni in cui le case si riempiono di visitatori che lì vi soggiornano, ridonando energia a viuzze e stanze che, altrimenti, si ritroverebbero sempre a brontolare come una pancia affamata.
Per noi che siamo quasi di casa è davvero un piacere guardare i nuovi e transeunti abitanti che si affaccendano mentre le imposte delle case si spalancano, magari con qualche panno steso ad asciugare o qualche paio di scarpe fuori dalluscio. Si odono voci, risa, discorsi, vita che pulsa!
Sarà noto, infatti, che durante la restante parte dellanno questo come molti altri paisùts sono quasi deserti, se non fosse per qualche irriducibile che li ama a tal punto da rinunciare alle comodità della vita in pianura e lì al sta, inclaudât e plen di amôr par un puest che al è come un toc dal sô cuarp (non cè da meravigliarsi, allora, che da lì non si muova, dunque!)
Siano, dunque, benvenuti anche gli abitanti a tempo determinato!
Accennando a questi ultimi possiamo includere anche noi che proprio lì, a Topolove, questa estate siamo ritornati, con il piacere e lentusiasmo di sempre.
Ricordi oramai lontani, lontani forse più spiritualmente che temporalmente, riaffiorano alla nostra memoria: facciamo flash backsino ai primi anni Duemila, quando andavamo fin lassù insomp (la quota è ben sotto i mille, beninteso, eppure per noi campagnoli rimane sempre un lassù) con quel morbìn dello scoprire mondi diversi dal solito e logoro consumismo di plastica comandato dai soliti Chissacchì…
Erano anni di maggior giovinezza e di minor lerciume mediatico; cera ancora forse lultimo fruçon di speranza in un miglioramento e in una cressùda (di civiltà e benessere, di onestà e democrazia, di cultura!).
Non vogliamo sembrare, con questi discorsi, di far la parte di quelli del partito della Disfatta e dellAdesso Invece, che al sedi clâr! Guai a chi molla, ognuno di noi, nel suo piccolo, si adoperi per perseguire una via che almeno vagamente gli appaia retta, secondo le proprie valutazioni e valori.
Certo è che il mondo si è un po imbruttito o, comunque, ce lo fanno vedere più imbruttitoe si sente sempre più flebile e lontana la voce di chi di chiede Perché?.
In questa domanda che manca (il che è ancor più grave della mancata risposta, forse), Topolò continua, ai nostri occhi, ad essere una oasi in cui ri trovarsi e stare insieme, ognuno con la sua faccia e le sue idee.
e anche le sue motivazioni, proprio come Vi direbbe un padre spirituale se partecipaste ad un pellegrinaggio religioso.
Ognuno venga con le sue motivazioni e cerchi, passo dopo passo, riflessione, dialogo intimo, comunione di spirito e, magari, qualche risposta par pudê lâ indenant anche lungo la strada normale, quella di ogni giorno.
Noi a Topolò ci siamo andati per trovare e conoscere nuove persone e per rintracciare con loro le orme di un militare letterato molto speciale, uno di quelli che andò a rischiare la vita per la Patria Italia sì bella e (quasi) perduta un centinaio di anni fa, insieme con nostri poveri nonni e molti altri zovins.
Punto di partenza il piazzale dei festeggiamenti, quello in alto, non lontano dalla chiesa. Da lì di guarda tutto il paesino dove facilmente ci si perde a seguire il filo che allaccia il dedalo di callette tra una casa e laltra; le abitazioni sono, infatti, così vicine tra loro che paiono quasi intrecciate, come a scaldarsi reciprocamente e a farsi forza.
Il gruppo della Pro Loco di San Pietro al Natisone ci attende e una brava poetessa ha un libro in mano. Quello sarà il nostro Tom Tom: fogli di carta con il diario del militare Gadda, con le sue descrizioni e le sue osservazioni, realistiche e arrabbiate, di quellevergreen che è la guerra.
Partiamo, dunque, guidati da una voce di donna contemporanea che dà nuovo fiato a parole che mai periranno, nellattualità eterna di ogni conflitto e del dolore che esso, immancabilmente,reca con sé.
(continua nella puntata numero sessantotto).