Eccoci, dunque, in cammino verso Privano: uno di quei paesini in cui passi solo se lo fai intenzionalmente o…per caso, prediligendo solitamente le grandi strade limitrofe per raggiungere i centri più grossi.
Grazioso questo piccolo centro che mostra ancora ai suoi visitatori, accanto alle più recenti ville e villette, le spaziose case a più piani e varie architetture legate ad economie di un passato legato alla terra. Profumo di tempi antichi, insomma. E’ proprio con questo sentore che seguiamo la via e già ci prefiguriamo di trovare – come in quasi tutti i nostri borghi di pianura – una tenuta signorile, magari un palazzo di conte o simili. Non rimaniamo delusi nelle nostre aspettative anche se la dimora sulla nostra destra, lungo la strada, ha una semplice siepe rigogliosa sul davanti e nessun fronzolo da ricchi. Anzi, sembra una casona a più piani come tante altre, atta ad ospitare tanta int: sarà solo la visita dell’interno che ci farà capire che ci troveremo in una residenza i cui abitanti godevano di un certo benessere – ma niente sontuosità, statue in marmo, stufe in maiolica decorata!
Solo sobrietà e compostezza.
Avrete già indovinato, cari Amici, che l’obiettivo è raggiunto: o sin a cjasa di Siora Paola Dal Dan, il cosiddetto “Lascito dal Dan”, come recitava quel famoso cartello della puntata settantatrè.
Chiediamo informazioni e spulciamo frettolosamente su Internet: troviamo iust quattro – notizie – quattro! Confidiamo nel fatto di non essere bravi internauti e, soprattutto, ci auguriamo che qualcuno abbia già fatto uno studio e una ricerca storiografica sulle proprietà Dal Dan e su come esse coinvolgessero l’intero borgo nell’economia e nei rapporti sociali. Ci ripromettiamo di dâ un cuc in biblioteca a Bagnaria Arsa (Privano ne è frazione) e consultarne le relative pubblicazioni (magari qualche tesi di laurea…).
Scopriamo, comunque, che presso gli spazi del lascito (dati in comodato d’uso dal Comune di Bagnaria Arsa) si svolgono attività di orticoltura e apicoltura ad opera sia degli utenti disabili del C.S.R.E. (centro socio – riabilitativo educativo) “Le Primizie” di Cervignano sia della cooperativa sociale “Il Mantello di San Martino”.
A buon diritto si può affermare, dunque, che qui si trovano prodotti “a km zero con lode”, dato il valore sociale che ogni sacchetto di ortaggi acquistato od ogni vasetto di miele reca con sé.
Non è finita: altre realtà si avvalgono del punto vendita di Privano per proporre i loro prodotti agroalimentari: si va dal “bio” della coop. “La Cisile” di Novacco a quelli della “Bottega del Mondo”, per proseguire con quelli del “Campo Incantato” di Tavagnacco e con i prodotti delle terre confiscate alla mafia e riferiti all’associazione “Libera” di Don Ciotti, oltre ad un numero crescente di aziende del territorio che desiderano creare nel negozio di Privano un punto di riferimento e una loro vetrina preziosa per i frutti delle loro aziende.
Stiamo enumerando con semplicità una serie di nomi ma, mentre lo facciamo, ci rendiamo conto dell’importanza dell’opera di ciascuna di queste realtà. Sarà ovvio, ma ci piace ricordare spalto valore sociale, educativo, di realizzazione personale e di gratificazione che riveste una attività che si avvicini a quello che comunemente definiamo “lavoro” e che, per di più, ponga a stretto contatto con la Natura. Una possibilità di integrazione sociale per molti, una speranza di vita indipendente, un aiuto allo sviluppo e al mantenimento delle proprie abilità c.d. residue, sia manulai, che relazionali. Migo pôc???!!!
Se il “Dal Dan” saprà continuare a resistere agli sconquassi economici e alle congiunture, se addirittura riuscirà a crescere nei suoi beni prodotti (profitti e non solo) e a trovare nuove attività da sviluppare, sempre legate a quelle attuali, allora si può già prospettare non solo una futura buona salute e una sua alta capacità di resistenza pure ai più sanguinari tagli alla spesa pubblica, ma anche la capacità di contribuire ad offrire un Domani a chi da solo non può stare. Stiamo solo sfiorando quello che in gergo si chiama il “dopo di noi”, cioè il progetto di vita per persone disabili che, diventando adulte/anziane perdono le loro famiglie di origine e devono poter trovare una nuova famiglia, una comunità che li accolga e che offra loro la continuazione di una esistenza piena e dignitosa, in senso affettivo, sociale e, in qualche modo, occupazionale.
Nel “ciò che conta davvero” mettiamo ai primi posti, una società che, se vuol fregiarsi della qualità di “civile” riconosce e attua il proprio dovere (si badi, stessa sostanza ma prospettiva diversa rispetto al parlare dei “diritti” delle persone disabili) di prendersi carico di chi da solo non ce la fa, specie perché convive con qualche ostacolo (handicap, appunto) che condiziona il proprio corpo o il proprio intelletto (o entrambi). Nel caso in questione la signora Paola Dal Dan aveva attuato questa “presa in carico”, dando al fratello Franco il compito di attuare, una volta defunta, le sue volontà: il dono – ci piace chiamarlo così- al Comune di Bagnaria Arsa degli immobili (edifici e terreni per circa 15000 mq) di Privano con il vincolo di un loro futuro utilizzo per scopi sociali e assistenziali. Così è stato e, dal 2005, vediamo queste sue volontà a poco a poco diventare un grande esempio di responsabilità e amore civile.
Come avrete sicuramente notato, cari e pazienti Lettori, fin qui abbiamo taciuto sull’aspetto artistico legato alla casa di Paola (oramai nus ven di clamala cussì, cun rispièt, afièt e in confidence); lo faremo presto, vedrete, ma questo temporaneo nostro sorvolare è cosa strana per noi, cui sempre al cola il voli su lis pituris, i cuadris, lis bielecis architetònichis…Il perché è evidente:la forza del messaggio simbolico e valoriale di questo lascito supera, incomparabilmente, in bellezza, ogni altra bellezza!
Con il vivo auspicio che il Comune di Bagnaria o chi per Esso abbia sempre cura e faccia progredire questa bella realtà, ci diamo appuntamento alla parte terza (articolo numero settantacinque) per esplorare, finalmente, l’interno della vecchia abitazione e per raccon tarVi quel che, qualche tempo addietro, siam riusciti a vedere e fotografare.
Vi stuzzichiamo già qui – permettetecelo – con un primo scatto dell’interno, ovvero di una delle stanze più sacre di ogni cjasa: dulâ che si polsa e si lassa il mont di fûr.
(continua nella puntata numero settantacinque).