Bello, eh?! Bella vista, bell’azzurro, bel giardino all’italiana, biel dùt! Come prima cartolina della Villa de Claricini – Dornpacher non potevamo esimerci dal proporvi questa immagine. Addolcirebbe anche gli sguardi più arcigni, figuriamoci quanto piacere può dare al Vostro occhio che, biel, al vâ e accompagna ogni nostro passo alla scoperta di “quel lembo di terra chiamato Friuli”…Eh, sì, cari Lettori, che ci crediate o meno, è seta quel sottile filo invisibile che lega noi a Voi e nel nostro andare e, ancor più, nel nostro essere nei luoghi.
Mentre, infatti, ci ritroviamo immersi nei più disparati contesti paesaggistico – culturali che questa regione può offrire, il nostro pensiero va anche a Voi!
Pensiamo a come poterVi restituire con i nostri piccoli mezzi la bellezza che incontriamo, magari scattando proprio quella foto o cogliendo quell’altro particolare. Ci chiediamo con quali parole poterVi raccontare il territorio, ambendo a quel minimo di efficacia che Vi faccia venire, almeno un po’ la voglia di recarVi là e renderVi conto di come, effettivamente, sia quel particolare paesaggio. Meglio ancora: ci prefiggiamo lo scopo di riuscire a catturare almeno un frammento vivido della nostra esperienza e di trasmetterVela tramite le sensazioni e i commenti che, poi, Vi riportiamo.
Lo diciamo con umiltà, non fraintendete, ma, nel nostro bell’andare, Vi portiamo appresso!
…e lo abbiamo fatto anche lo scorso autunno, in una delle ultime domeniche di apertura mattutina della cetant biela Villa de Claricini, in quel di Bottenicco di Moimacco, ad una manciatina di chilometri dalla ben nota Cividale del Friuli.
Non allarmateVi: la villa è e sarà visitabile ancora e, se si manterranno gli usi degli anni passati, lo sarà per almeno una domenica mattina al mese, dalla primavera all’autunno, sotto la guida sapiente e gentile della Signora Laura. Ne siamo certi: le sue parole Vi porteranno tra le stanze accessibili della signorile dimora come su un tappeto di morbido velluto! Ne sarete affascinati e percepirete forte la passione, la dedizione e la grande attenzione che inevitabilmente mette chi assolve al delicato e fondamentale compito di custodia di un bene culturale. Si chiama “custodia” non a caso: trattasi di conservazione e cura perché il bene stesso possa continuare a vivere – quasi fosse un organismo! – e a parlare ai posteri.
La villa e quanto la circonda è, infatti, come una antica signora (paragone da noi già usato trattando – ricordate? – di altre ville signorili, forse un po’ peggio in arnese, ahinoi) un po’ taronduta, in carne e ben tignuda, incipriata e agghindata di tutto punto: non una sbavatura nel rossetto, non una increspatura del fondotinta anche se la pelle ha già vissuto molte primavere. Quante? E’ una signora, non starebbe bene dire l’età ma, in questo caso, possiamo fare una eccezione, proprio per avvalorare le sue più che dignitose condizioni: diciamo…ecco…diciamo pure che l’anagrafe conta i primi natali ben…tre secoli e passa fa (metà del sec. XVII, riporta il sito web)! Stavolta non è merito di qualche chirurgo plastico Manidoro (tasche anche!), bensì di quelle che furono le ultime volontà della contessina Giuditta (1891 – 1968), trapassata senza aver lasciato figli a raccogliere il cospicuo patrimonio De Claricini – Dornpacher.
Anche in questa puntata parliamo, dunque, di un lascito, proprio come abbiamo recentemente fatto con il Lascito Dal Dan a Privano di Bagnaria Arsa.
Sarà un caso o, più probabilmente, un gioco di rimandi della memoria che allaccia i nostri ricordi e crea affinità e apparentamenti fra essi. Anche la memoria viaggia, dunque, e traccia percorsi preferenziali e inediti. La lasciamo fare, incuriositi.
Indugiamo pure un po’ al balcone, ora. Nella prossima puntata cercheremo di mettere a fuoco quanto ci circonda.
(continua nella puntata numero settantasette)