Ebbene sì: siamo ancora lì, in villa, dove le ore passano liete e scivola il tempo tra le dita mentre ci facciamo felicemente distrarre – anzi, attrarre – da dut chel biel che ci attornia.
Nus tocja, ora e dopo questo bon timp, ritornare sui nostri passi e dirigerci verso l’uscita, cioè verso nord.
Camminiamo lungo il vialetto di sassolini e il rumore inconfondibile della ghiaia ci porta, passo, dopo passo, a ripercorrere anche ricordi. Ci accorgiamo, allora, che c’è gran copia di questi spezzoni di passato che, in un modo o nell’altro, riaffiorano e si legano alla De Claricini Dornpacher.
Non serve andare a tempi remoti, ci son memorie risalenti anche a mesi appena passati e lasciati da poco alle spalle.
Non vogliamo dar tedio e snocciolarle tutte ma quel che ci sentiamo di dire a voce alta è che il senso alto della Fondazione non è solo conservare il patrimonio materiale o la storia di una famiglia ricca e potente. Esso è, ovviamente, quello di preservare la cultura qui prodotta e ospitare occasioni in cui altra ne venga fatta nascere o, più semplicemente divulgata. Questa funzione, pur importantissima, si arricchisce di un valore aggiunto a nostro avviso fondamentale di questi tempi: quello sociale di creare aggregazione, di cjatâsi.
Negli anni Venti del XXI secolo la comunicazione mediatica spinta rende tutti connessi con tutti, basta un click, che cce vo’. C’è chi twitta, chi posta, linka, whatsappa, tagga o cuisà ce atris manieris maraveosis per scambiarsi parole, immagini, suoni. Poi ci si incontra nel centro, ma non in piazzetta, in città, in paese! E’ il caldo (d’inverno, fresco d’estate) centro commerciale che ancora resiste all’abbandono, anzi! brulica, brrrrulica, freme, sclòpa di int che, già che c’è, fa la spesa o si immette in qualche catena di montaggio di divertimento di massa o mòla i fruts che corrano liberi. Int che è lì ma che sta cominciando, forsit, a stufarsi di incjocâsi di comprâ ancja roba di cui non ha bisogno.
Int che, chi più chi meno, è lì per un sacrosanto motivo vecchio come il mondo: viodi atra int, scambiâ una peraula, lâ a bevi alc in companìa…
La funzione sociale e aggregativa che nel mondo dell’altro secolo era suddivisa, azzardiamo, per categorie sociali o target di età (la parrocchia, il campo sportivo, il muretto, l’ostarìa dal pais, il club o il circolo, e andremo avanti nell’elenco per due buone altre righe), in questi ultimi vent’anni – Vi paiono troppi? Insomma, fine anni Novanta, circa – è rimasta in mano prevalentemente a questi grandi edifici, i centri commerciali – che tutti accolgono a braccia aperte.
Mior che restâ a cjasa di bessoi, no? Tanto più che i centri paese son mezzi disabitati e i centri città si sono tristemente svuotati, i murettii degradati, le parrocchie e l’associazionismo no profit in carenza di personale e di risorse…Ce fasìno?
Ci sono, tutti ne siamo consapevoli, altre realtà che tentano di dare risposta al bisogno umano umanissimo di ritrovarsi e stare insieme oltre, naturamente, ai classici cinema e teatri e alle opere encomiabili di molte associazioni impegnate in uno o più settori legati alla filantropia, all’ambiente, alla cultura in genere.
La Fondazione è, in tal scopo aggregativo, al pari di esse: da anni, oramai, ospita – per conto proprio o per opera di altre realtà con cui collabora a vario titolo – parecchi incontri (anche a ingresso libero) per i gusti e gli interessi più disparati.
L’invito, cari Lettori, è quello di butâ un voli ogni tant: nel corso dell’anno, se vorrete, potrete così partecipare ad appuntamenti in villa (o nelle pertinenze) scelti in una rosa di una felice e ricca serie di ottime proposte.
Ve ne diamo un’idea citandoVi i concerti di classica con lezione di ben noti musicologi, il tutto a cura di rinomate associazioni del cividalese; chi ama le rassegne di ispirazione più folk troverà, invece, sot Nadâl, almeno un coro gospel doc a scaldare l’atmosfera.
Non basta. In occasione di aggiornamenti delle associazioni di categoria non è raro trovare chi illustra gli ultimi sviluppi ad. es. della programmazione europea in ambito agricolo.
Già sapete, poi, delle imperdibili visite guidate gratuite agli interni durante la bella stagione.
Data, inoltre, la gran bella (e invitante) cantina con sasso a vista e buon bere, frequenti sono pure gli appuntamenti in cui poter degustare (sullo stile delle ben note “Cantine Aperte”) bianchi o rossi da far brillare gli occhi e sciogliere la favella, così da scambiare ancor più agevolmente quattro chiacchiere con il Signor Mariolino, esperto del settore e non solo. Si tornerà senz’altro a casa con preziose dritte e almeno un acquisto di un paio di bottiglie da condividere con i propri affetti!
In ultimo – ma non certo per ordine di importanza – ricordiamo di non trascurare l’importante donazione di tele del nostro noto pittore Guido Tavagnacco (in una puntata di Biel Lant ne avevamo parlato, ricordate?) fatta dalla vedova, Signora Liliana; i numerosi dipinti sono esposti nella grande sala dei banchetti posta al primo piano, a poca distanza dalle cantine: dopo un buon bicchiere per la gioia del palato, dunque, non ci si potrà privare di deliziare anche gli occhi!