Dunque, dove eravamo rimasti? Ah, sì, ci eravamo dati appuntamento nel bucolico villaggio di linde baite aggrappate su uno dei versanti del Monte Osternig, nel tarvisiano. Ad essere precisi, dopo aver camminato per un paio d’ore dal nuovo Rifugio Nordio Deffar, attraversando un gradevole e profumato bosco generoso di more e fragoline, ora ci troviamo al confine con l’Austria; siamo sulla Sella Bistrizza, erbosa e dedicata al pascolo, nonché culla per le casette dell’agglomerato di Feistritzer Alm. Qui siamo a quota 1720 m. circa; alcuni del nutrito gruppo di compagni d’escursione rimangono innamorati dell’incantevole scenario (e, forse, ingolositi dalle tentazioni della baita grande che funge da punto ristoro) e piantano qui metaforiche tende, annunciandoci che quello è il luogo prescelto per attendere noi, più smaniosi di scarpinare ancora. In effetti, non ho neppure un momento di incertezza: o lâ o rompi! Qui ci si gioca la cima, impossibile desistere! Voci esperte ma suadenti – vere o immaginate – promettono, poi, un percorso affrontabile e , soprattutto, non esposto a precipizi nè orridi. E’ il caso di tentare l’intrapresa, allora, dato che, a quanto pare, le vertigini non verranno destate per l’occasione.
Via, avanti, camminare e bramare la vetta. Che crescendo di emozione ci pervade nel poter cogliere questa opportunità! Gioie ingenue per traguardi così …alla mano, si può pensare. Eppur quella gioia c’è e ci si sente straordinariamente vivi, a provarla! E’ una di quelle rare occasioni in cui si gode di un sentimento con una pienezza e una purezza quasi infantili. Il loro brio cristallino è un vero balsamo per il nostro cuore e la nostra mente: li cura e dona loro una iniezione di freschezza e leggerezza rinvigorenti. Salute!
Eccitati da queste ondate emotive, procediamo attraversando spazi ampi e prativi, seguendo una larga stradina che, in diagonale, va in leggera salita verso sinistra. Oramai di alberi neanche l’ombra, data l’altitudine; qui, però, non c’è sole che ci disturbi, anzi! Cumuli di nuvole ci tengono d’occhio, indecise se battezzarci a modo loro o permettere a qualche caldo raggio di infiltrarsi e coccolarci. Oggi, però, il patrono dei camminatori ci è propizio, a quanto pare: niente pioggia, un po’ di calduccio e nessuna meteo-ritorsione. Meno male, poiché presto i prati finiscono e il pendio del nostro Osternig si fa ostico, sassoso, scosceso, spinoso di mughi impenetrabili che ci trattengono per la giacchetta con i loro rami e mangiano spazio ai nostri passi. Mentre mi avventuro e litigo con un mugo tenendomi al suo vicino – tant par no colà – la mente si svuota e subito lavora impartendo ordini precisi ad ogni alluce che appoggio sul sottile nastro di terra libera da radici e pietre.
In – quel – momento – non –esiste – altro.
Quante volte ci capita una tale condizione, immersi come siamo nel normale rrrRRrrumooOOOoore di fondo della nostra quotidianità? Quand’è che riusciamo ad isolarci dai milioni di stimoli che continuamente ci subissano e ci – concentriamo – su – un – solo – argomento? Ammettiamolo: quasi MAI!
Troppo di tutto (e tanto di inutile e superfluo) ci rimpinza come oche all’ingrasso o ci rimbomba in testa, rintronandoci. Risultato: la digestione psicofisica degli accadimenti che ci riguardano a vario titolo o che ci toccano più o meno da vicino viene assai rallentata se non, addirittura, impedita.
Ma qui la storia cambia, qui siamo quasi sul colmo della montagna!
Dopo il laborioso attraversamento del rigoglioso mugo, tiriamo fiato approfittando di un panorama di nuovo spoglio e libero.
Se tale è lo scenario, l’indizio dà certezza: la cima deve essere prossima! Eccola, infatti, tondeggiante ed erbosa, con una gran croce nel mezzo e una scatola di latta con il libro di vetta. Siamo in cima!!!
Qui ci troviamo in un estratto di fine del mondo: oltre non si va, punto.
Niente se, niente ma, oltre si cade; ogni intenzione di raggiungere traguardi superiori, qui, è pura illusione. Le gambe hanno residua forza, l’entusiasmo le spingerebbe ancora, forse anche si è scomodato il principio d’inerzia che continuerebbe a farci avanzare.
Fermi tutti! Dulà vatu, fèrmiti e cjala! Hai faticato, bravo! Ora …guarda!
Ora devi solo riposare, sederti e renderti conto, pian piano, di dove sei, chi sei e cosa hai fatto. Fallo con spirito che accolga umilmente, lo sentirai riempirsi di quella Bellezza che, oltre il tuo naso, si apre innanzi.
Tutti noi ci accovacciamo, l’uno accanto all’altro, sui ciuffi erbosi, gambe a penzoloni sul nulla. Lì sta di casa una certa aria appuntita, fina e compatta, che suona metallica sulle nostre facce rosse e sorridenti e le indirizza verso il panorama. Davanti si apre la larga valle austriaca del Gail, con i suoi laghi e i centri abitati disegnati con cura. Alle nostre spalle lis montagnis di cjase nestre: le maestose Alpi Giulie e una coda delle Carniche. Guardarle da quota 2030 – 2050 m è un privilegio! Chi ha fede avrà sicuramente mormorato una preghiera al Signôr, con la limpida certezza che da quassù il messaggio Gli arriverà nitido e per direttissima!
Dopo un tempo che non riesco neppur oggi stranamente a quantificare, la nostra comitiva si alza in piedi e, salutando i quattro punti cardinali, se ne va. Passiamo per una seconda cima dell’Osternig, vicinissima e quasi alla stessa quota. Medesime intense sensazioni, adombrate dalla consapevolezza che siamo sulla via del ritorno. La Bellezza si coglie in un attimo, su questa Terra, si sa.
Ridiscendiamo. Camminando, ci imbattiamo in un edificio militare stretto e lungo, una casermetta incastonata in un anfratto e facente parte del complesso del Vallo Littorio. Stato di conservazione ottimo,grazie anche ai visibili interventi di risistemazione.
I pensieri, però, non riescono a indugiare sulla significativa testimonianza storica testè narrata perché sono ancora sospesi qualche centinaio di metri più in su. Ci vuol pazienza, loro camminano ad altro ritmo e non risentono affatto della forza di gravità, come invece i nostri corpi un po’ affaticati.
Nel giro di poco raggiungiamo gli amici che si erano accampati al villaggio di baite e, tutti insieme, prendiamo la via del ritorno, andando a salutare una azzurrissima Madonnina austriaca in una chiesetta lì vicino.
Ave o Vergjne, Us saludi! Sperìn di tornasi a cjatâ di chestis bandis!