Non è necessario macinar chilometri in auto per poter godere de lis bielècis della nostra Piccola Patria…anche un buon paio di scarpe può andar bene, magari corredato da vestitini a cipolla e borsello con acqua e qualche sucarìn per tirarsi su, se occorre. Vi ricorda la classica tenuta da gita delle scuole medie? Abbracciate, allora, con tenerezza una proposta che non è affatto naïve, bensì quanto di più bello e intramontabile il Buon Dio ci abbia concesso di fare: camminare! Non serve essere dei Mennea (anzi, i Mennea, in tali contesti, non avrebbero tempo di cjalasi atôr) e c’è la grande libertà di non dover dimostrare le nostre capacità atletiche ad alcuno; bisogna ovviamente avere la buona sorte di uno stato di salute discreto e due gambe che si muovono senza temere barriere architettoniche. In tal senso, una qualsiasi camminata è per molti ma non per tutti. Credetemi: può, però, tornar utile anche ai nostri amici o ai nostri cari che non ce la fanno ad affrontarla. Essa si dimostra, infatti, un ottimo strumento per andare in avanscoperta a caccia di mete di visita non banali e, in genere, poco note ai più; nell’occasione, si riuscirà certamente ad individuare, tra le varie vie d’accesso, percorsi magari carrozzabili, per raggiungere almeno alcune di queste località, mettendole così a disposizione di una più ampia fascia di fruitori.
Così può accadere anche nel caso del dolcissimo paesaggio collinare che va da Campeglio di Faedis (UD) …in su. Campeglio è una piccola frazione e un gran bel sipario, spalleggiato dalle Prealpi Giulie, al paradiso dei Colli Orientali che meritano tante e tante gite in ogni stagione. Per ora, accontentiamoci di scoprirne un tratto, prendendo anche spunto dal percorso ideato dai volontari e volenterosi della Pro Loco, dagli Alpini e dai numerosi e appassionati collaboratori a vario titolo che, ogni autunno, organizzano la marcialonga non competitiva: manifestazione aperta a tutti, servita e riverita da generosi ristori con cibo e bevande e da uomini e donne posti a sorvegliare l’incolumità dei marciatori; il tutto condito da un bel clima di festa (come contropartita, i soliti pochi spiccioli che vi chiedono ogniqualvolta desideriate iscrivervi ad una marcia del circuito FIASP).
Se, come noi, non volete attendere fino alla prossima edizione, potete comunque consultare le cartine topografiche messe a disposizione del Consorzio Turistico DolceNordEst e, perché no, chiedere informazioni agli abitanti del luogo che, biel lant, vi capita di incontrare. Scambiar due parole con la gente che si incontra nei paesi reca mille benefici: ci si fa conoscere e ci si annuncia come visitatori pacifici e benevoli, si carpiscono utili dritte su dulâ lâ e ce podê fâ o viodi di biel , si colora con un tocco di umanità in più un piccolo viaggio che non è semplicemente attraverso luoghi geografici, ma soprattutto attraverso culture, usanze, impronte che gli abitanti imprimono al territorio in cui vivono.
Ma torniamo a Campeglio, anzi, partiamo da lì, consapevoli che in mezza giornata riusciremo sì e no a lambire una minima parte delle numerose altre frazioni e borghi del Comune di Faedis. In men che non si dica, già lungo Via San Michele, la principale, ci scopriamo ad avanzare in una salita lieve ma costante, poichè il pendio collinare ammalia e attira inesorabilmente fino alla cima, dove ci attende, allettante, un panorama ondulato e morbido.
Il punto strategico di svolta è la scuola dell’infanzia: da lì lasciamo il centro abitato e imbocchiamo un sentiero che fa addentrare nella fiaba. Quindi proseguiamo lungo un ideale anello che in circa 7 chilometri permette di attraversare luoghi incantati. Boschetti di latifoglie, noccioli e qualche sperduta conifera planata per sbaglio si alternano a terrazzamenti innumerevoli con filari di viti ordinate e pulite, curate e rifilate con occhio sapiente e pignolo (per la gioia dei numerosi estimatori del bon bevi che, da queste parti e come in tutta la Regione, è un vanto più che giustificato). Quell’azzurro – verde che brilla e respira nella vegetazione è dato dalle chiome degli ulivi poeticamente spazzolate dal vento, presenti ora come par antìc a godere – come dicono gli esperti – di quel microclima che fa la differenza. Ci soffermiamo ad ammirare un puest cussì biel, lì, in alto, bussàt dal soreli, cuntun cîl celèst come cjavéi d’agnul e un cjaldùt c’al consòle e al para via ducj i marùms.