“Nomen omen”, dicevano i Latini, ovvero “nel nome si cela un presagio, il nome rivela il destino di chi lo porta”; in alcuni casi si potrebbe pensare che la locuzione latina contenga un fondo di verità, in altri decisamente no. Per esempio, se questo modo di dire trovasse riscontro nella personalità di Paolo Pocobelli, cioè se il suo nome (anzi, in questo caso il cognome) definisse anche la sua natura e il suo comportamento, non gli farebbe certo onore: non è mai piacevole venire etichettati come “poco belli”, né in senso letterale, né in senso figurato.
Nei suoi quasi 49 anni di vita, Paolo ha ampiamente dimostrato di essere una bella persona, a dispetto del cognome poco lusinghiero; conoscendo la sua storia, seppur per sommi capi, penso di poter affermare che a renderlo “bello” non è soltanto la genetica (eh sì, come potete vedere dalla foto, il crossing over tra i suoi cromosomi pare proprio ben riuscito!), sono soprattutto il coraggio, la grinta, la determinazione e l’ambizione, unite a una buona dose di generosità e a un pizzico di follia.
Paolo ha solo 17 anni quando lascia la casa di Milano dove vive con la madre e le sorelle, per frequentare l’Istituto Tecnico Aeronautico “Francesco Baracca” di Forlì, che oggi, insieme all’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato – IPSIA “Angelo Vassallo” di Galeata (FC), è diventato l’Istituto di Istruzione Superiore “Baracca”. Qualche anno dopo aver concluso gli studi superiori, nel 1992, si arruola volontariamente nell’Esercito Italiano con il grado di Ufficiale, continuando nel frattempo a coltivare la passione per il volo grazie alla licenza di pilota privato (PPL) conseguita tempo prima.
Nella sua vita non c’è spazio soltanto per il volo strettamente inteso, quello a bordo di un aereo, ma anche per numerosi lanci con il paracadute; proprio durante un lancio, il 5 giugno 1994, qualcosa va storto, così il ventitreenne milanese si ritrova da un momento all’altro con due vertebre spezzate e una conseguente paraplegia. Al termine di un lungo periodo di ricovero in diversi ospedali in Italia (a Bologna e a Sondalo, in Lombardia) e in Germania (a Heidelberg), Paolo torna a casa e deve ricominciare da zero; vista la sua formazione piuttosto specifica, non è facile reinserirsi nel mondo del lavoro, ma alla fine riesce a entrare in banca come impiegato.
Questa professione però non lo soddisfa, così nel 2002 decide di abbandonare tutto e compiere il grande salto, trasferendosi all’estero; dopo aver conseguito tutti i brevetti necessari e aver racimolato un po’ di soldi, si trasferisce in Egitto per intraprendere la carriera di videoperatore subacqueo. Si tratta di un lavoro molto impegnativo dal punto di vista fisico, anche perché il Paese che lo ospita non è proprio a misura di disabile, tuttavia la tenacia e la passione di Paolo gli permettono di svolgere quest’attività per tre anni, accumulando così un bagaglio di esperienze che lo aiuteranno anche in futuro.
Il suo sogno comunque rimane quello di tornare a volare da pilota professionista, anche senza l’uso delle gambe; per tentare di realizzarlo si trasferisce in California, a San Diego, dove resterà fino al 2009. Qui consegue la licenza di pilota commerciale (CPL) e il brevetto di istruttore di volo: senza dubbio sono qualifiche molto importanti, ma purtroppo non sono riconosciute in Europa, per essere spendibili devono essere convertite in licenze europee; la conversione è possibile anche grazie al sostegno finanziario e logistico che Paolo riceve dall’Aeroclub di Verona. È merito di questo Aeroclub se nel 2014 Paolo riesce a fare della sua passione per il volo una professione riconosciuta anche in Italia, diventando poi responsabile di volo all’interno dello stesso club e capo istruttore della scuola di volo di Boscomantico (VR), la prima scuola italiana in grado di diplomare anche piloti disabili.
Proprio per dare la possibilità a tutti i nostri connazionali disabili appassionati di volo di diventare piloti di aviazione generale (e non soltanto di velivoli ultraleggeri) rimanendo in patria, cioè senza doversi rivolgere ad Autorità Aeronautiche o scuole di volo straniere, nasce nel 2011 l’associazione “Ali per tutti”, che grazie all’esperienza pluriennale di alcuni suoi piloti è oggi in grado di progettare, fabbricare, far omologare e montare comandi a mano (in sostituzione della pedaliera) su oltre venti modelli di aeroplani. Il sodalizio creato da Paolo Pocobelli ha acquisito visibilità anche all’estero, in particolare in Francia; infatti, dopo che nel giugno 2011 Paolo si è esibito al 49° Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget come pilota acrobatico, questo progetto di inclusione è stato insignito del Premio P.E.P.I.T.E. (Prix Européen Pour l’Insertion des Travailleurs Extraordinaires). Come si evince da quest’articolo, riguardante proprio l’edizione 2011 (ma purtroppo disponibile solo in francese), si tratta di un riconoscimento tributato a soggetti che con la loro attività si adoperano per favorire l’impiego delle persone disabili nel settore aeronautico, in Francia e in tutt’Europa.
È superfluo dire che ricevere questo premio permette a Paolo e alla sua associazione di farsi notare a livello internazionale, soprattutto tra gli addetti ai lavori, tuttavia l’evento per il quale il pilota milanese balza agli onori della cronaca italiana è molto più recente e drammatico. Nel pomeriggio del 17 maggio 2019 egli, da esperto istruttore di volo qual è, si trova a bordo del Cessna di un suo allievo quando a causa di un’avaria del motore è costretto a prendere i comandi e a riconfigurare l’aereo per un ammaraggio d’emergenza nel fiume Adige; fortunatamente la manovra riesce, ma i due occupanti rimangono intrappolati nell’abitacolo, che nel frattempo inizia a imbarcare acqua. Il sangue freddo di Paolo e la sua esperienza come subacqueo gli consentono di rimanere in apnea il tempo necessario a liberare dalle cinture il suo compagno e a togliere il suo stesso piede da sotto la pedaliera, dove è rimasto incastrato; soltanto dopo essere finalmente uscito dall’aereo, ricomincia a respirare e si rende conto di essersi fratturato entrambi i femori e il polso destro, ragione per cui poi sarà proprio il suo amico ad aiutarlo a raggiungere a nuoto la riva.
Questa disavventura, conclusasi sorprendentemente bene, porta senz’altro dei cambiamenti positivi nella vita di Paolo. Innanzitutto gli fa capire che forse è meglio rallentare un po’ i ritmi e godersi di più la gli affetti, prima che sia troppo tardi; ecco perché a pochi mesi dall’incidente smette di fare la spola tra Verona (dove lavora) e Milano (dove ogni fine settimana lo aspettano la moglie e due bambini piccoli) e si trasferisce stabilmente nella città veneta con l’intera famiglia. In secondo luogo, la sua condotta durante l’ammaraggio nell’Adige fa notizia e gli vale addirittura un’onorificenza, quella di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferitagli motu proprio dal Presidente Sergio Mattarella il 20 dicembre 2019 e consegnatagli dallo stesso due mesi più tardi (il 17 febbraio 2020) nel corso di una cerimonia al Quirinale.
Come potete immaginare, quando riceve la telefonata dal Quirinale e si rende conto che non è uno scherzo, Paolo resta ammutolito, l’emozione e la gioia sono incontenibili, ma in fondo questo riconoscimento è la meritata ricompensa per aver fatto da apripista all’inclusione dei disabili italiani nell’aeronautica; “Adesso però è molto importante non rimanere solo”, dice il pilota quarantottenne, “essere i primi ad aprire una via fa piacere, ma non bisogna rimanere soli”, ecco perché spera che in futuro la sua associazione e l’Aeroclub di Verona continuino a crescere, dando l’opportunità di volare a un numero sempre maggiore di disabili. Non si può nascondere che i costi per conseguire e mantenere valide le licenze di pilota (che devono essere rinnovate annualmente) sono elevati, pertanto i disabili realmente interessati a guidare un aeroplano tra le nuvole devono anche essere in grado di autosostenersi finanziariamente; in un prossimo futuro, una buona notizia per gli aspiranti piloti potrebbe arrivare proprio dall’associazione “Ali per tutti”, che è appunto quella fondata da Paolo: infatti l’intenzione è quella di istituire un concorso per assegnare ogni anno al candidato più meritevole una borsa di studio di importo pari al costo del brevetto di volo base, circa undicimila Euro.
Augurandoci che questo progetto possa effettivamente decollare, contribuendo a rendere l’aviazione sempre più inclusiva e accessibile a tutti, ringraziamo Paolo Pocobelli per la sua testimonianza, che ci fa capire una volta di più che in fondo non occorre essere eroi per riuscire ad abbattere le barriere, spesso basta semplicemente avere il coraggio di spiegare le ali e volare in alto verso i propri sogni.