Chiunque abbia studiato un po’ di storia, anche solo tra i banchi di scuola, saprà che negli Stati Uniti d’America il 4 luglio è festa nazionale; in questa data si celebra infatti l’Independence Day (Giorno dell’indipendenza), per commemorare l’adozione della dichiarazione d’indipendenza da parte delle tredici colonie che proprio il 4 luglio del 1776 si staccarono di fatto dall’Impero britannico e formarono il primo nucleo degli Stati Uniti. L’Independence Day è oggi una ricorrenza famosa in tutto il mondo per la sua spettacolarità: i discorsi, le parate, i grandiosi fuochi d’artificio… Ma quanti sono i cittadini del mondo, non solo americani, che si soffermano a riflettere sul significato del termine “indipendenza”?
Come si può leggere dal vocabolario Treccani on line, l’indipendenza può essere riferita a uno Stato o a una nazione (questo è appunto il caso degli Stati Uniti d’America), mentre “con riferimento a persone singole, s’intende in genere la libertà da uno stato di soggezione, anche economica (dalla famiglia o da altri), o una condizione non subordinata e comunque autonoma”. Indipendenza vuol dire quindi libertà di pensiero, azione e decisione; in una parola, indipendenza è autonomia.
In un’epoca e in una società come le nostre, in cui si parla fino alla nausea di pari opportunità, uguaglianza e integrazione, l’indipendenza dovrebbe essere un diritto sacrosanto di ogni persona; purtroppo però sono ancora molti gli abitanti di questo pianeta che per diversi motivi guardano all’indipendenza come a un miraggio, considerandola un privilegio riservato ad altri, un sogno troppo bello per essere vero.
A questa macrocategoria di soggetti appartengono anche tutti i disabili che hanno bisogno di assistenza quotidiana per poter vivere dignitosamente; a causa della loro condizione, essi sanno già a priori che non saranno mai totalmente autonomi, eppure aspirano alla propria indipendenza come chiunque altro, forse persino di più; per questo in molti casi si attorniano di figure estranee alla famiglia, con professionalità e competenze diverse, ma capaci insieme di sopperire a tutte le loro esigenze, o alla maggior parte di esse.
È così anche per le sorelle Maria Chiara ed Elena Paolini, studentesse universitarie di Senigallia (AN). Queste due ragazze di 26 e 21 anni, disabili dalla nascita, hanno sempre dovuto rivendicare i propri diritti; sin dalle scuole elementari i loro genitori hanno battagliato con le istituzioni affinché alle bambine venisse garantita l’assistenza di cui necessitavano in classe, poi mancavano i fondi per dare loro la possibilità di andare in gita con i compagni, quindi c’erano barriere architettoniche da eliminare, o ancora il trasporto da e per l’Università da pagare.
Nonostante fossero continuamente impegnate in queste “guerre di indipendenza”, per altro non ancora finite, Maria Chiara ed Elena hanno comunque raggiunto traguardi molto importanti a livello personale: una laurea in Lingue e due Master (uno in traduzione dall’inglese e l’altro per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri) sono già in tasca della prima, mentre la seconda si laureerà in Relazioni internazionali all’Università di Westminster il prossimo mese; negli ultimi tre anni entrambe hanno vissuto a Londra, dove hanno potuto completare la propria formazione e ampliare i propri orizzonti. Al momento non hanno le idee chiare su “cosa fare da grandi”, una volta conclusi gli studi; i loro interessi sono molteplici e spaziano dalla comunicazione alla musica in genere, dal cinema al femminismo e all’attivismo.
Purtroppo, nel loro caso essere attiviste significa anche lottare senza sosta per affermare e difendere il diritto a una vita indipendente, che a tutt’oggi possono permettersi grazie a un team di assistenti personali pagate in minima parte con gli esigui contributi che ricevono dallo Stato, in gran parte costringendo la propria famiglia a enormi sforzi economici. Consapevoli del fatto che le risorse a disposizione non sono molte e potrebbero esaurirsi presto, lo scorso 1° ottobre le sorelle Paolini hanno deciso di scendere in piazza e denunciare la loro situazione, sfortunatamente analoga a quella di molti altri disabili gravi e gravissimi residenti in Italia; la prima piazza che hanno scelto per far sentire la loro voce è probabilmente la più grande che potessero scegliere, quella virtuale di Facebook.
Proprio sulla sua pagina Facebook infatti, Maria Chiara ha pubblicato quel giorno una lettera aperta, firmata da entrambe e indirizzata sia al Presidente del Consiglio che ai Ministri attualmente in carica, attraverso la quale le ragazze chiedono semplicemente che nel nostro Paese “venga dato a ciascuno secondo il proprio bisogno di assistenza”, come in altri Stati avviene già da anni; un ulteriore scopo della missiva (inviata ai destinatari anche in forma ufficiale, tramite posta elettronica certificata) è inoltre quello di portare a conoscenza della situazione il maggior numero di persone possibile, soprattutto coloro che non vivendola sulla propria pelle potrebbero non comprenderne appieno la gravità.
In attesa di ricevere riscontri ufficiali alla lettera aperta (che a pochi giorni dalla pubblicazione ha comunque riscosso grande consenso sul web), Maria Chiara ed Elena si stanno adoperando per cercare volontari disposti ad aiutarle nell’organizzazione di manifestazioni e cortei sincronizzati in tutte le regioni italiane, in modo da scendere in piazza anche fisicamente e presentare il problema in tutta la sua concretezza. I primi tre giorni di “mobilitazione di massa” sono stati fissati nei prossimi venerdì 3, sabato 4 e domenica 5 novembre; come riportato sulla pagina Facebook di Maria Chiara, chiunque voglia contribuire a organizzare un evento nella propria zona, può contattare le sorelle Paolini via e-mail, mentre coloro che desiderano “solo” partecipare a una delle manifestazioni non devono fare altro che rimanere connessi a Facebook e aspettare la pubblicazione dell’evento di proprio interesse, che avverrà presumibilmente con una decina di giorni d’anticipo rispetto alla data dell’evento stesso.
Auspicando che gli sforzi di Maria Chiara ed Elena, dei loro familiari e dei loro sostenitori (disabili e non) vengano premiati con un buon riscontro di pubblico, ma soprattutto con risposte ufficiali capaci di concretizzarsi presto in decisioni politiche e azioni esecutive coerenti, finalizzate ad allocare maggiori risorse economiche per l’assistenza ai disabili di tutt’Italia, ci auguriamo di aver contribuito per quanto possibile a puntare i riflettori su una categoria di persone che ancora oggi, nel Terzo Millennio, vengono spesso trattate come nel Medioevo e sono costrette a lottare contro i mulini a vento nella speranza riuscire prima o poi a celebrare il loro personale 4 luglio, vedendosi finalmente riconosciuto il sacrosanto diritto all’indipendenza.