Non appena abbiamo incominciato a realizzare che il matrimonio tra Mister Colantuono e l’Udinese non poteva durare a lungo, poiché c’erano concreti motivi che deponevano a favore di una così delineabile misconoscenza sulle qualità del “coniuge” ci siamo solennemente posti un nuovo dogma. Abbiamo giurato sottovoce che non avremo mai più messo la mano sul fuoco sulle qualità positive di un tecnico di calcio fino a che non vi fosse la conclamata certezza sull’attivazione di adeguate sinergie tra la figura del tecnico stesso e l’ambiente in cui viene inserito. Anche perché c’è ambiente ed ambiente, e sono ben pochi i tecnici che hanno dimostrato al grande mondo del calcio di andar bene ovunque siano stati coinvolti in un progetto tecnico di qualsivoglia spessore. E Mister Colantuono non è certo annoverato all’interno di questa classe di tecnici “universalmente applicabili”. A dimostrarci un tanto ci sono state le innumerevoli fatiche che il tecnico medesimo ha dovuto compiere per cercare di conferire una identità tecnica all’Udinese del nostro tempo. Quanti sono stati davvero gli autentici spasmi emotivi che si sono dovuti soffrire in quel di Udine prima che ci si accorgesse che l’efficacia della “cura” introdotta dal Doctor Colantuono, solo sulla carta specialista in dinamiche del gruppo applicate al calcio, era difficilissima da intravedere. Anzi, potremo ben dire, fin quasi nulla in tutto e per tutto. Arriviamo al dunque. La squadra di mister Colantuono non è mai e poi mai riuscita a convincerci sul fatto di essere una creatura uscita dalla predefinizione di un progetto dotato di reali prospettive di sviluppo concreto e proficuo. Al contrario la squadra bianconera passata per le mani del tecnico romano è diventato un complesso nel quale la coerenza e l’ordine tattico, oltreché la preparazione fisica specifica richiesta, non erano di certo delle qualità comunemente disponibili e intravedibili. Anzi, tutt’altro, queste qualità apparivano proprio in fondo alla lista delle qualità di questa squadra, disordinata e scarica praticamente in ogni momento della permanenza del mister romano in capo alla gestione tecnica della squadra. Sia sufficiente dire che avremo ammirato una Udinese dotata di un minimo e dignitoso assetto plausibile e proficuo in campo al massimo per il volgere di due o tre partite, due delle quali consecutive e relativamente recenti. Per il resto non si è praticamente mai stagliata una luce di speranza sul capo di una squadra in balìa totale dei suoi problemi, che in primis fanno riferimento ad una tale raffazzonatezza costruttiva molto più ingente di quanto si possa modestamente descrivere a mezzo di parole. E per fortuna chi più o meno costantemente ed adeguatamente vigila sull’andamento della squadra ha deciso di trarre le dovute conclusioni a nome di chi ci tiene all’andamento dell’Udinese. Prima che sia troppo tardi, ed esattamente prima che possa venire tracciato un solco negativo nella storia di una squadra apprezzata come l’Udinese. Solco che diventerebbe una realtà assolutamente incancellabile nel caso di una sciagurata retrocessione in Serie B della squadra friulana. Retrocessione che indurrebbe una spaventosa reazione a catena all’interno della gestione sportiva bianconera e delle sue economie. Non ultime quelle monetarie, perché sappiamo quanto devastante sarebbe il taglio di introiti economici in caso di discesa in una categoria inferiore… L’immagine è tra i primi posti nella scala di valori legata al mondo del calcio, e come sappiamo una squadra di Serie B non può avere certo le entrate finanziarie di una squadra di Serie A magari media, com’era e come speriamo potrà essere ancora l’Udinese. E dunque si è benedettamente deciso di cercare di mettere un freno al declino dell’Udinese dal punto di vista agonistico e sportivo, cercando di introdurre una vera e propria sferzata alla squadra nel primo momento in cui le relative sue prospettive hanno incominciato ad incrinarsi dando segno di prendere davvero una brutta piega. E a quel punto stop, si deciso di cercare una inversione di rotta molto più concreta del previsto. A Udine è ripiombato uno di quei teorici fini del calcio che conta, un soggetto esperto e collaudato in grado facilmente di reinstradare la squadra bianconera, facendole riprendere l’adeguata velocità di transito sui binari giusti, dopo l’autentico deragliamento generatosi nel finale della gestione Colantuono. A Udine ora c’è, e ovviamente poco fa abbiamo fatto riferimento alla sua figura, un cavallo di ritorno di quelli davvero suggestivi, che ha lasciato una cospicua impronta ad Udine nelle esperienze passate e che quindi a priori e sulla carta gode della stima e della fiducia di tutti noi. Ora sta proprio a lui, ossia al mister Gigi De Canio dei bei tempi che furono che da qualche giorno sappiamo essere tornato ad Udine, riportare ad Udine la mentalità e gli entusiasmi giusti. Il tempo a sua disposizione per riuscire nel compito di ridare nuove speranze e nuovo slancio al progetto bianconero lo sappiamo, è molto ridotto, ma sappiamo anche che Mister De Canio è uno dei pochissimi allenatori disponibili sulla scena del calcio che può indurre l’Udinese, come si direbbe attraverso un codice comunicativo di ultima generazione, a switchare l’interruttore giusto, quello più importante. Quello per capirci della motivazione di un gruppo che deve solo acquisire come detto l’entusiasmo e la fiducia nei propri mezzi che mancano, e che possono essere gli ingredienti di una svolta che può avvenire anche in tempi molto brevi. Solo così, aumentando in brevissimi tempi i giri del motore bianconero, la nave da crociera targata Udinese può riprendere il largo anche ad una certa velocità, evitando di intraversarsi, o per meglio dire di Cola-re a picco. Non ce ne voglia l’uscente mister bianconero Colantuono, ma il suo modo di timonare che ha condotto l’Udinese in una secca non c’è proprio piaciuto, ed ora confidiamo nel fatto che un timoniere con molta più esperienza di navigazione in bianconero possa nuovamente permettere al vascello bianconero di riprendere il largo, spiegando le vele di nuovo il prima possibile, potendo raggiungere così nuovi porti e sviluppando e maturando nuove speranze di conquista.
Articolo di
Valentino Deotti
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