Ormai siamo a marzo inoltrato, il Carnevale è finito da un pezzo, eppure c’è gente che continua a indossare una maschera; in molti casi si tratta di una maschera “astratta”, un’impalcatura di apparenze, bugie e falsità costruite ad arte per nascondere al mondo la propria personalità o le proprie debolezze; in altri casi, fortunatamente più rari, si tratta di una maschera che si indossa fisicamente e ha una funzione salvavita: nello specifico mi riferisco a una maschera nasale, usata da coloro che purtroppo soffrono di insufficienza respiratoria e quindi hanno spesso “fame d’aria”. Se vogliamo, la “fame d’aria” è anche “fame di vita”, dato che è proprio l’aria a permetterci di vivere e che se ci manca l’aria troppo a lungo, non rimaniamo in vita.
Il ragazzo che voglio presentarvi oggi è costretto da tempo a fare i conti con la fame d’aria (alla quale sopperisce proprio attraverso una maschera nasale e un respiratore) ma ciononostante continua a mordere la vita, assaporandone ogni minuto e cercando di viverla appieno a dispetto della sua condizione. Michele Sanguine, trentottenne di Gallarate (MI), ha la distrofia muscolare di Duchenne, diagnosticatagli all’età di tre anni; si tratta di una malattia dovuta a una mutazione nel gene della distrofina, una proteina in mancanza della quale i muscoli non sono più in grado di sopportare sollecitazioni e si deteriorano progressivamente, fino ad arrivare alla completa immobilità e quindi alla morte del soggetto colpito.
Dopo lo sgomento provato nei giorni immediatamente successivi alla diagnosi, i genitori di Michele non si sono arresi e hanno sempre cercato di garantirgli una vita “normale”, con esperienze simili a quelle dei suoi coetanei. Grazie al sostegno di familiari e amici, il ragazzo ha frequentato la scuola dell’obbligo, si è diplomato presso un Istituto Tecnico Commerciale e infine ha concluso gli studi con una laurea triennale in Giurisprudenza; parallelamente, ha potuto coltivare anche diversi hobby e passioni, prima fra tutte quella per la musica.
Da bambino (tra gli otto e i dieci anni di età) Michele frequenta un corso di batteria, iniziando così a sviluppare il senso del ritmo, che gli sarà molto utile quando poi si avvicinerà alla musica rap; in prima battuta il giovane gallaratese sceglie di entrare in questo mondo per ragioni pratiche: indossando una maschera nasale, cantare è alquanto faticoso, è sicuramente più semplice parlare seguendo il ritmo, ovvero rappare. Tuttavia il rap lo affascina a tal punto, che in breve tempo la scelta diventa una questione di cuore ed egli si ritrova a pensare che quel genere musicale sarebbe stato il suo anche se non ci fosse stato di mezzo il respiratore.
Quando Michele esordisce come cantante funky-rap, assumendo il nickname “Toro seduto”, è il 2017; poco tempo dopo l’esordio, scrive il testo di “Proteina”, che è il suo primo singolo e viene lanciato in anteprima su YouTube l’8 maggio di quell’anno. Questo brano, chiaramente autobiografico, è quello che poi darà il titolo al primo (e per ora unico) disco del rapper, disponibile dal 7 gennaio 2020; per realizzare questo disco, “Toro Seduto” si avvale della preziosa collaborazione di Elena Colombo (in arte “Sista Ele”), un’amica che scrive per lui alcuni testi e che spesso si esibisce insieme a lui anche dal vivo. Oltre a “Proteina”, il disco contiene altri pezzi di matrice autobiografica, quali ad esempio “Maschere”, “Paradosso” o “Privilegiato”, tutti reperibili anche su YouTube.
Il messaggio che sottende alla sua produzione musicale vuole essere di incoraggiamento per tutti, è un invito ad affrontare le difficoltà senza scoraggiarsi, con un atteggiamento positivo, ironico e autoironico. È proprio l’autoironia che lo spinge a cimentarsi nel ruolo di attore, vestendo i panni di “Nonno Seduto” nell’omonima sitcom a puntate da lui stesso ideata; la webseries, che potete seguire qui, narra le vicende di una famiglia sconclusionata il cui capostipite è appunto un arzillo vecchietto in carrozzina desideroso di godersi la vita.
Grazie a questo progetto, realizzato insieme a un gruppo di amici con tanta voglia di divertirsi, Michele può mettere in pratica quanto appreso nel laboratorio teatrale che frequentava ai tempi dell’Università e che gli ha permesso di scendere a patti con la sua timidezza; certo, recitare in una webseries non è come esibirsi davanti a un pubblico e forse per questo fa un po’ meno paura, ma richiede comunque buone capacità interpretative e molta concentrazione. “Cantare è invece un’esperienza coinvolgente, mentre scrivere è un puro atto creativo.” dice il giovane artista; “Sono affascinato da tutte e tre le cose allo stesso modo, anche perché per ogni caso le emozioni che si provano sono diverse!”.
Un’emozione di altro genere, sicuramente più adrenalinica, è quella che Michele prova sfrecciando con la sua carrozzina elettronica su una pista per Go-kart durante una gara di “Wheelchair GP”, una competizione nata quasi per gioco e poi diventata un vero e proprio evento sportivo. All’inizio era solo una sfida tra amici che in un pomeriggio del 2015 si stavano annoiando e cercavano un diversivo, ma con il passaparola si trasformò presto in una gara tra soggetti distrofici e prese il nome di “Duchenne GP”; la prima gara individuale a cronometro si disputò proprio nel 2015 presso il “Kart 1” di Cassano Magnago (VA) e riscosse un grande successo. In seguito la partecipazione fu consentita a tutti i portatori di malattie neuromuscolari che fossero dotati di carrozzina motorizzata e così nacque ufficialmente il “Wheelchair GP”, la cui prima gara si svolse il 1° luglio 2016 sullo stesso circuito; esattamente un anno dopo, presso il circuito “Big Kart” di Rozzano (MI), vennero proposte per la prima volta le gare di gruppo, suddivise per categoria in base alla velocità della carrozzina. Questa formula viene utilizzata ancora oggi, quando le gare possono essere seguite anche attraverso un canale YouTube e “Wheelchair GP” non è più soltanto una manifestazione; eh sì, perché dal 6 giugno 2018 questo è anche il nome dell’associazione sportiva dilettantistica che si è costituita per promuovere l’evento e che il 30 maggio 2019 (a meno di un anno dalla sua nascita) è diventata famosa in tutta Italia grazie a un servizio televisivo trasmesso da “Striscia la notizia”.
Come forse avrete intuito, il fondatore e presidente onorario di “Wheelchair GP” è proprio lui, il protagonista di quest’articolo, ovvero un ragazzo poliedrico con molti interessi e molte passioni che la distrofia muscolare può soltanto declinare in modo diverso dal solito, non certo affievolire o annientare. “Toro Seduto” è un giovane che ha senz’altro fame d’aria (ragione per cui da anni utilizza un respiratore e una maschera nasale), ma ha una ben più grande fame di vita, come testimoniano i numerosi progetti che ha realizzato e sta realizzando negli ultimi anni.
Per rimanere sempre aggiornati sulle soluzioni che il rapper lombardo si inventa per placare la sua fame, non perdete d’occhio il suo sito web, dove trovate anche i suoi contatti social, nel caso vogliate seguirlo ancora più da vicino. Una piccola anticipazione però possiamo darvela: insieme al suo agente Matteo Toia, direttore operativo e commerciale di Think srl – Soluzioni Creative, sta organizzando il “Toro Seduto Show & Friends”, uno spettacolo comico che andrà in scena al Cinema Teatro “Fratello Sole” di Busto Arsizio (VA) il prossimo 5 maggio e che tra gli attori protagonisti annovererà anche il famoso cabarettista Stefano Chiodaroli.
Quali sorprese ci riserverà Michele in quell’occasione? Quale dei suoi mille volti farà capolino da dietro la maschera? Al momento non possiamo saperlo, ma sappiamo che nel suo DNA la mutazione genetica responsabile della distrofia è associata a un’altra, che provoca una contagiosissima simpatia, pertanto non c’è da preoccuparsi, né ora né in futuro: finché “Toro Seduto” rimarrà in circolazione, il divertimento sarà assicurato!