Avremmo tanto voluto poter consacrare l’esplosione definitiva di quello che sembrava un fenomeno nuovo. Ossia avremo voluto suggellare il battesimo di una Udinese tonica che non teme sbalzi di rendimento nemmeno sulla lunga distanza. E invece no. Dobbiamo continuare a discorrere della solita Udinese degli ultimi anni, e oramai siamo anche uno poco tediati dal farlo. Non ci piace, infatti, parlare di una Udinese che gioca a stantuffo, che non riesce a mettere uno di fila all’altro tre risultati che siano tre da chissà quando. Ed invece, questa è la dura realtà da affrontare, almeno da quando possiamo dire sia bella e tramontata la prima era Guidolin. Da quella volta non si è mai vista una Udinese che sapesse giocare con un briciolo di quella che semplicemente viene definita continuità di rendimento. Da allora è già tanto se l’Udinese del Paron Pozzo riesce a mettere uno accanto all’altro due prestazioni davvero soddisfacenti che siano due. Ed in effetti nei tempi più recenti, ossia praticamente domenica scorsa, ci aspettavamo l’Udinese di Mister De Canio mettesse in fila la seconda prestazione eccellente consecutiva, dopo molto ma molto tempo che questo non accadeva. E invece niente, giusto il tempo di benedire la prestazione esorbitante generata contro il Napoli al Friuli e – ahinoi – dobbiamo nuovamente metterci di fronte alla consapevolezza che l’Udinese di Mister De Canio ha sempre avuto, nelle sue varie “ere” un unico difetto, ossia quello di un elevatissimo tasso di discontinuità. Se volete una Udinese caratterizzata da una grande continuità questa non può essere certo quella di Mister De Canio, mettetevi il cuore in pace. E questo è il punto centrale del nostro commento di oggi: vorremo scoprire una Udinese di De Canio che si distingua per la sua continuità di rendimento ed invece niente, dopo la mega prestazione dell’Udinese che ha battuto il Napoli al “Friuli” non riusciamo di certo ad avere il bis. Dobbiamo invece rassegnarci di fronte ad una Udinese che pare proprio la copia bruttissima dell’Udinese di una settimana prima. Una squadra che a Genova riesce a fare cose discrete solamente per tutto il primo tempo, e che poi sprofonda nel baratro di una grandissima inespressività, concedendo l’onore di comandare le danze all’avversario di turno. Ed ora siamo qui a chiederci il perché di un tale cambiamento di rendimento nel secondo tempo, e giungiamo ben presto a sorte di conclusioni che in questa occasione paiono particolarmente facili da trarre. Il motivo per cui l’Udinese è crollata a mezz’ora dalla fine della partita contro la Sampdoria e non si è più rialzata pare da ricondursi sostanzialmente a fattori emotivi. Questo perché è da quando ha subito il primo gol che l’Udinese è crollata. Quindi viene facilissimo pensare che la squadra bianconera sia finita vittima di un brutto colpo dal punto di vista emotivo che l’ha fatta bloccare alla prima difficoltà ed è stato un botto talmente inaspettato e difficile di sovvertire su un campo difficile che le cose poi non sono più cambiate in meglio nella partita dell’Udinese. Le zebrette si sono definitivamente arenate nel momento dello svantaggio, e questo ci fa capire come questa squadra sia da far crescere nettamente dal punto di vista della motivazione. L’Udinese che ci serve oggi come oggi deve assolutamente essere una squadra in grado di ridestarsi subito all’occorrenza di un torto subito, e non una Udinese che si blocca alla prima piega sbagliata del canovaccio di una partita, per pur difficile che essa sia. E’ inutile poi accampare la scusa facile che le gambe non ci sorreggevano più, come ha prontamente fatto nel dopopartita di Marassi Halfredsson. Meglio dire la verità ammettendo che quando le cose prendono una brutta piega non si è sufficientemente abili a fare ricorso all’autodeterminazione che ti porta a venire a capo di una partita. E quindi, diciamocela tutta. Siamo semplicemente di fronte ad una Udinese che non ha ancora dimostrato di saper reagire ai torti subiti. E’ quindi una Udinese che deve crescere assolutamente dal punto di vista della forza morale quella che abbiamo per le mani, perché tra tutti i fattori che rovinano le sue prestazioni quello della forza fisica passa sicuramente in subordine. Dobbiamo quindi dare torto al Signor Halfreddson, pelato nordico di Svezia che sicuramente la determinazione sa cosa sia. All’Udinese della quale anche lui è parte non sono certo mancate le gambe od il fiato nell’ultima mezz’ora giocata domenica scorsa all’ombra della Lanterna genovese, ma piuttosto la forza di reagire al primo torto subito. Quindi non ci sono alternative, a questa Udinese ci vuole qualcuno che sappia ricostruire la squadra dal più che altro dal punto di vista delle energie morali, quelle che ti permettono di essere più forte di un gol subito nel momento in cui hai praticamente il bandolo della matassa della tua partita in mano. Questa Udinese deve saper trovare la forza di reagire nei momenti di difficoltà tutto qui. Solo quando l’Udinese avrà imparato a cavarsi d’impaccio dalle difficoltà potremo scoprire una Udinese continua che saprà valorizzare sino in fondo ogni sua qualità dal punto di vista tecnico, traendone profitto con il massimo del beneficio. In buona sostanza possiamo dire che solo quando l’Udinese avrà dimenticato le sue paure di squadra non pienamente consapevole dei propri mezzi e quindi riscoperto le sue armi migliori tra le quali figura come elemento primario dei tempi proficui la grinta, a quel punto si che l’Udinese potrà essere di nuovo sé stessa. Quindi motivatori in seno al gruppo bianconero mettetevi in moto quantoprima, anche perché la variabile che detta legge ad Udine da qualche tempo è quella del tempo che passa. L’Udinese dovrà riscoprire ben presto sé stessa, perché il tempo è tiranno e non si possono subire altre battute d’arresto come quella subita a Genova, con l’Udinese che nella famosa ultima mezz’ora di gara con la Sampdoria era semplicemente ectoplasmica. Un fantasma in balia dei suoi dubbi e delle sue paure che dovrà ben presto lasciare il posto nuovamente alla squadra reattiva e combattiva vista in campo nella gara vinta contro il Napoli, per un semplice motivo. Al raggiungimento della quota salvezza dovrebbero mancare soli tre punti, perché la famosa quota utile a salvarsi è divenuta nettamente inferiore in ragione degli ultimi risultati che hanno chiuso la tredicesima giornata di ritorno della Serie A. Ora per salvarsi dovrebbero essere sufficienti a malapena 37 punti, e l’Udinese può raggiungerli semplicemente ponendosi un tassativo. Quello di riuscire nel compito non certo proibitivo di battere in casa propria il Chievo di Mister Maran, che sì sta facendo ottime cose nella sua stagione di Serie A, ma che in trasferta potrebbe incappare nell’ennesimo passaggio a vuoto esterno della sua stagione. L’Udinese dovrà essere brava a ritrasformarsi prontamente nella predatrice che ha annichilito il Napoli al Friuli, battendo i gialli di Verona. Solo così l’Udinese potrà mettersi l’anima in pace, per il semplice fatto di aver raggiunto il numero di punti necessario a cogliere il proprio obiettivo stagionale, ossia la salvezza. E così, con la mente libera da ragnatele di sorta, magari potrà essere trovato anche il tempo per tornare a volare alto, mettendo in luce le qualità dell’Udinese, quella vera, quella che ha dimostrato di poter essere potenzialmente superiore alla seconda forza del campionato. Perché noi non crediamo che la tanta grazia messa in mostra nella gara contro il Napoli al Friuli possa essere arrivata per caso. Si tratta solo di riscoprirla ben presto, capendo da sola – o meglio con il supporto di qualcuno che realmente, lo sappiamo ti può aiutare – di che pasta sei fatta veramente, cara Udinese che ha solo bisogno di trovare la benedetta continuità che – con De Canio ma anche sotto altri condottieri – manca da molto, troppo tempo.
Articolo di
Valentino Deotti
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