Era maledettamente importante: vincere per approdare a quota 18 punti; metterne dieci fra sé e Forlì e chiudere, a meno di cataclismi, la propria storia nella lotta per non retrocedere.
La 2.015 perde a Udine l’ennesima gara e si fa raggiungere da un’ammirevole Recanati in fondo alla classifica. Giorgio Valli stasera aveva a disposizione il nuovo tiratore, ex Varese, Melvin Johnson ma non ancora Ryan Amoroso, il 36enne italo-americano preso in vece di Seba Vico per cercare di invertire la rotta.
I romagnoli hanno condotto un primo tempo buono; di riflesso una GSA fallosa in attacco e troppo molle sulle rotazioni difensive che hanno liberato al tiro da fuori con troppa facilità Ferri, Reati e soprattutto un infallibile Jeffrey Crockett, che nella sola prima frazione ne mette 25.
Ma Udine ha la capacità di limitare i danni: sei punti di distacco sono solo due possessi, e in un terzo quarto vinto 21-9 grazie soprattutto a Okoye e ad un sempre più positivo Diop, MVP grazie ai 13 punti realizzati e alle sette carambole recuperate, sovvertono la gara. Un ultimo periodo tattico, tecnicamente brutto ma esaltante dal punto di vista emozionale consegna a Udine due punti, il ribaltamento della differenza canestri e la vendetta della gara d’andata, persa senza meritarlo. A proposito di Diop: al tifoso forlivese-cesenate che, leoninamente apparecchiato sulla tastiera lo chiama “mongolo” e “se*a”, detto che da come si esprime si intendono le stimmate dell’imbecillità, a nome del virgulto di Feletto Umberto arrivi netta una pernacchia sonora e lunga lunga.
Lotta in campo, ma anche sugli spalti: d’altra parte una tifoseria ospite che entra al PalaLongobardi inneggiando ai gemellati alabardati non può aspettarsi, dopo che il gong finale sancisce la loro sconfitta, altro che l’ingeneroso coro “serie B” levatosi dalla curva che ospita il Settore D.
Ingeneroso: perché Forlì è una discreta squadra, ma troppo Crockett-centrica. Nella prima frazione il numero 30 segna 25 pezzi, ma nella ripresa ne mette solo due e la differenza, per i biancorossi, si vede chiara. Alla fine si salveranno dalla retrocessione diretta, ma i play-out appaiono possibilità concreta.
Ma noi parliamo di Udine: che oggi fra assenti e infortunati aggregati (Castelli, Truccolo, Vanuzzo, Zacchetti e Traini) mette assieme un bel quintetto-base per la categoria. Come scrivevo in settimana a Massimo Fontanini però la GSA è ormai abituata a far di necessità virtù, e i risultati arrivano. Se non con un gioco scintillante, almeno col carattere ed il cuore.
Già: la tifoseria si aspetta sempre le vette della classifica, ma una categoria come l’A2 di questi tempi è competitiva e dura: fra Udine e la quarta posizione ci stanno esattamente i punti delle due sconfitte contro Imola e Piacenza, squadre contro le quali si poteva e doveva fare di più. Sportivamente le sconfitte vanno accettate, magari analizzate con attenzione, ma alla fine il rango è quello delineato dai fischi finali degli arbitri.
Pròdromo, questo, per presentare la prossima gara che opporrà Udine a Roseto. In settimana ne scriverò, ma non tornerò su quanto successe in campo: già all’epoca dissi che gli Sharks avevano meritato di vincere, mancando però chiarezza in quegli ultimi, discussi secondi di gioco. Altri hanno inteso far di me carne di porco, con un interessante ritardo di 72 ore rispetto alla chiusura della gara (curiosamente a bocce ferme, anche in Lega) ma non gliene faccio una colpa. Anzi! Quel che mi attendo sarà solo una bella gara di basket.
Che Udine potrà sì vincere, ma non giocando come stasera: Roseto è una gran bella squadra, che metterà subito in chiaro che a Cividale non verrà a far passerella. E Se ci si attende qualche recupero (Zacchetti, Traini), il miglioramento delle condizioni fisiche di Nobile e la conferma di Diop, Pinton e Stan Okoye, qualcosa in più dovrà dare al tiro Allan Ray: stasera Shamrock Ray ha giocato per la squadra, ma al tiro pesante (specialità della casa) ha messo zero pietre su sette tentativi, una cosa più unica che rara. Domenica prossima mi aspetto quella decina di punti in più che rimetteranno le cose nei binari più corretti (per noi).
Ultima annotazione: in settimana sulla pagina che la società forlivese ha su un noto network sociale, alla domanda di un tifoso sul perché si giocasse a Cividale e non a Udine la risposta dell’amministratore della stessa è stata “aspettano il palazzetto dal 1976”, alludendo chiaramente al terremoto che quell’anno distrusse la nostra piccola patria. Poi hanno aggiunto che seriamente i sostenitori friulani attendono il chiarimento da parte del comune (bla, bla, bla). Faccio loro notare che oggi allo Stadio Friuli si è osservato un minuto di silenzio in memoria di chi ha perso la vita prestando soccorso nelle zone terremotate d’Abruzzo e Lazio. Ecco: a costoro dico anche che non è necessario fare ironia su ogni cosa. Comunque gli sia caro sapere che abbiamo seppellito i nostri morti, ricostruito le nostre case e se il palazzetto è ancora in alto mare non dipende dall’Orcolat del ’76. In campo vi siete difesi bene: sui social, visto che non togliete commenti come quello su Diop di cui sopra, avete perso. E di brutto.