Udine come Sparta. Udine una squadra di basket, di quelle vere.
Lascio ai bravi il fantamercato. Io sono solo una testa di calcio col cuore a spicchi come una palla della Spalding. E questa squadra mi piace per lo spirito che ci mette.
Quando una formazione di pallalcesto scende al Paladozza, di fronte a quattromila e più tifosi avversari, caldissimi e sonori, con un pullman di ragazzi friulani che fanno più casino di loro; quando quella squadra dal primo possesso all’ultima difesa non molla un millimetro, annichilisce i domestici, costringe il bravissimo Boniciolli a cambiare dieci giocatori il minuto; quando Stan Okoye ne mette ventotto, da ogni posizione quasi fosse un “kamasutra” del basket; quando Allan Ray capisce che stasera i signori in grigio permetteranno alla difesa domestica qualsiasi mezzo per non lasciarlo solo, ne segna sedici ma attirando le attenzioni avversarie lascia spazi invitanti per Nobile, Zacchetti, Okoye o Pinton; insomma quando il vecchio palazzetto felsineo diventa feudo friulano, beh a questo punto è lecito dire che questa sa essere una grande squadra.
No: probabilmente niente playoff, forse Trieste arriverà davanti e ce ne rammaricheremo un pochino; ma vedere Lardo, vero trionfatore di stasera, inserire con noncuranza Tommy Gatto e Ousmane Diop nei momenti nevralgici della partita, sapere che Vanuzzo e Castelli, importantissimi ricambi sotto le plance e nelle vicinanze di queste, sono fuori eppure oggi quindici punti di distacco avrebbero testimoniato più correttamente i valori in campo, mi fa pensare “estiqaatsi degli altri”.
Udine ha vinto con una difesa “illegal” griffata coach Lardo; Bologna ha tirato, talvolta realizzato ma quasi mai (forse tre o quattro volte nell’intera gara) con giocatori liberi da marcatura; Montano ha segnato, e tanto, ma era prevedibile ed indolore, se Mancinelli, Ruzzier, Nikolic, Campogrande sono risultati impalpabili: e tutto ciò per l’atteggiamento difensivo bianconero.
Bravi, quelli dell’A.P.U., a non dare appigli ai direttori di gara, che a tratti hanno fischiato (o mancato di farlo) in maniera improvvida e asimmetrica; temevo il carico di falli, ma i nostri sono stati capaci di farne il meno possibile, limitando i body-check e giocando di più sulla pressione “braccia alte” che difficilmente, con una Fortitudo poco brillante come quella odierna, può consentire interpretazioni arbitrali men che corrette. Fa specie, comunque, il secondo “passi” sancito a Ray proprio mentre la mano del difensore era poggiata sulla sua schiena.
Più forti anche di queste sciocchezze (l’arbitraggio non ha per fortuna influito), ma soprattutto due vittorie che consentono al gruppo GSA di mostrarsi compatto all’alba del nuovo anno solare. Ma dei bilanci parleremo in altro pezzo, qui oggi si celebra una vittoria di squadra senza “se” né “ma”.
Ho sentito Davide Micalich senza voce, in televisione, ricordare ancora chi non ci credeva, e non ci crede; chi chiede la testa di Okoye (oggi 28 pezzi) per prendere un centro americano. Io gli consiglio di girarsi dall’altra parte: stasera ci sarà di certo chi pontificherà, ché “se sul -3 loro segnavano si perdeva”. Chissene: noi ci abbiamo sempre creduto, ed al massimo ci siamo mortificati nel vedere la squadra non reagire come a Mantova.
E poi il tempo è galantuomo: dato che i “se” fanno sempre chic, il mio dubitativo è che se non si fossero infortunati così tanti protagonisti, difficilmente i ragazzini Gatto, Chiti e Diop sarebbero cresciuti in questa maniera.
La cosa più importante è che per la seconda gara di fila Udine non è andata sotto nel gioco, e stasera nemmeno per un secondo nel punteggio. E non è un caso che tutto sia ripartito dalla difesa, dall’aggressività, dalla concentrazione, dall’abnegazione e dal gioco di squadra. Da registrare ancora la gestione e qualche palla persa ma nulla rispetto al filotto negativo durante il quale qualcuno mise in dubbio l’autorità del coach. Sono fiero della mia stoltezza, che mi spinse a rispondere recisamente di no! Ché il mister non si tocca, né si mette in dubbio Ray: Allan con un’intelligenza sportiva fuori dal comune si è messo a disposizione della squadra. Risultato? Lui ne fa magari 16 anziché 35, ma attorno a lui segnano tutti, proprio tutti: stasera triple anche da Zacchetti e Nobile.
Giriamo a 14 punti, sette vinte e otto perse. Secondo me a venti, ventidue punti ci si salva per cui mancano tre, quattro vittorie. Si può quindi programmare con calma il futuro, inserire sempre di più i giovani e la coppia americana che anche stasera è pesata per 44 punti, nove rimbalzi, cinquanta di valutazione totale. Questa è una squadra con potenziale, con due “stars’n’stripes” da Eurolega. Lo dico anche considerando che nella categoria superiore giocatori discreti come Fitipaldo appena fanno quindici punticini prendono cappello e se ne vanno in Grecia, tale la pochezza della side B della A1. Teniamoceli stretti.
In ultimo, permettetemi di fare un saluto ed un augurio: Tyler Laser, tagliato per far spazio al figlio del Bronx, ha trovato un ingaggio in Polonia, a Sopot; a causa del trasferimento della franchigia a Gdynia, lassù sono ripartiti da zero nel 2009 e oggi, in un arena da 15000 posti, sono pronti a vincere campionato, coppa e qualificazione in Eurolega. Sono rimasto in contatto col caro Tyler, che con modestia ha capito perfettamente come mai sia stato costretto a cambiare aria: ieri se n’è volato in Polonia e, sentendoci, mi ha salutato con un “Mandi” dal sapore Southern-Michigan. Tyler, black&white for a while, means black&white forever. Stay well, keep pushing forward and when you want to pop in, Udine is your home. Mandi, brother.