Eppure era iniziata bene: mi sono visto gran parte della gara in Policlinico, ove ho un congiunto ricoverato, ove ammiravo l’inizio (6-2) con buona combattività e tanta voglia.
Invece la GSA di questa stagione, per ragioni che non comprendo ma spero siano patrimonio dei dialoghi in spogliatoio, almeno un’imbarcata a gara la prende: tra il summenzionato 6-2 ed il 6-17 in pochi giri di lancetta corre il film di questa gara.
Complimenti ad Imola? Sì, ma io ho visto un’avversaria non trascendentale, tutta arroccata attorno al totem quarantenne Maggioli (uno che giocava nella Nazionale di Tanjevic, tanto per dire) che stasera non ne ha sbagliata una. Anche perché attorno e dentro l’area si è difeso non sempre in maniera impeccabile, ed il 7 su 9 del veterano pesarese al tiro da due punti ne è testimonianza.
D’altra parte chi dà 24 punti in due gare all’avversaria merita l’applauso. Stasera però Udine, peggio ancora che all’andata, ha avuto poco da troppi giocatori: ed è cosa che si ripete. Mauro Pinton che spadella otto volte da tre punti segnando solo una volta da due punti; la squadra che in generale chiude con due canestro pesanti su 22 tentativi, uno dei quali realizzati da capitan Vanuzzo; Okoye che chiude con numeri in media ma si assenta dalla gara per larghi tratti sono sintomi preoccupanti.
Inspiegabile il nervosismo di Joel Zacchetti, non un ragazzino, che dovrebbe tenere assieme il gruppo invece si becca con il primo arbitro su due azioni, meritandosi il tecnico (assegnato alla panca) che il grigio gli aveva promesso. Un po’ più forzato quello fischiato a Okoye, quando il direttore di gara sapeva benissimo dove stessero le ragioni. A me piacciono le direzioni all’americana (con buona pace del patron rosetano), per cui certe sceneggiate le eviterei, dai giocatori e soprattutto dai signori vestiti di grigio. Amen. Il tecnico ci sta, comunque.
Eppure Udine all’inizio dell’ultimo e decisivo periodo ha avuto la palla del pari, che Fall (oggi a corrente alternata) ha sprecato malamente. Una delle tre palle consecutive, peraltro, gettate al vento dall’ex-Auxilium, ancora non esattamente il diavolo sotto le plance che ci si attendeva quando abbiamo salutato il gentleman Supergino. Da lì in poi, 0-8 e “hasta la vista”. Perché ci ha pensato il solito Hassan (che quando vede Udine si esalta) assieme al giovane play sangiorgese Tassinari, a creare i dieci punti di solco (con un canestro decisivo di Cohn) che Udine non ha saputo più rimontare.
Udine, priva in extremis anche di Andrea Traini, ha avuto rotazioni troppo corte per variare le situazioni come coach Lardo ama fare: oggi purtroppo dietro la lavagna ci devo mettere anche lui. Non tanto per errori di gestione odierni, quanto perché non pare sufficientemente sereno per preparare al meglio le partite. Lo abbiamo, l’ho incensato a più riprese perché pensavo (e penso) fosse un coach di razza: non cambio idea, ma deve metterci innanzitutto del suo per non rovinare, con un girone di ritorno molto oscuro, il lavoro di un bellissimo biennio.
Dimentico qualcuno, dite? No, l’ho solo messo per ultimo. L’estone che non ride mai ha mostrato l’importanza, in A2 (ma non solo), di avere un playmaker “normale”, con esperienza e senza mutevoli umori. Questo ragazzo ha una sola espressione sul volto, ma chi entra in una categoria difficile come quella cui partecipa l’A.P.U. e “pronti-via” griffa l’esordio con 24 pezzi, nove rimbalzi, un assist ed una recuperata è uomo da cui difficilmente si può prescindere. Lo so: scalpita il figlio del Bronx, ma Veideman è un signor giocatore per questa Lega.
E adesso la classifica prude. Allarme rosso? No, ma di certo tutti i bonus che Udine si era guadagnata nel corso della stagione sono stati bruciati. In più le squadre attorno alla GSA corrono (la Bondi espugna anche il campo della Effe di Bologna) rendendo fluida la corsa ad evitare l’ultima, scomoda poltrona in chiave playout.
Dopo Trieste, rush di tre gare contro Dinamica in casa, a Ferrara e contro Jesi a Cividale; questo prima di chiudere la regular season a Treviso e contro la Fortitudo al PalaLongobardi. Quattro match-point, di cui due da vincere assolutamente ad iniziare dal derby di domenica prossima. Quello che una decisione un pochino pavida ha accoppiato alla gara casalinga dell’Udinese contro il Palermo (paura di scontri fra Curva Nord e supporter giuliani? Mah…). Una gara da portare a casa, esattamente quanto la partita persa al PalaRuggi.
GSA, gli alibi son finiti: e se oggi l’uomo di più cuore sembrava essere un gelido baltico arrivato l’altroieri, corre l’obbligo di invitare gli altri della rosa, ad iniziare dal gruppo storico, a farsi un esame di coscienza.