Salvezza. Una roba che vederla festeggiare di questi tempi fa venire il mal di mare.
Non per demeriti altrui; non per miracolo; ma per essere alla fine stata meno mediocre di almeno tre altre formazioni.
Magra consolazione: l’Udinese non è certo stata costruita per attendere i penultimi 90’ prima di annunciare urbi et orbi la salvezza matematica, ma al contempo la stagione che si concluderà domenica prossima al Dacia Bunker sarà l’ennesima mediocre temporada biancanera.
Oggi la gara dura venti minuti: inizio guardingo, poi dopo dieci minuti Zapàta incorna un bel cross dalla sinistra e Sportiello l’accompagna in rete. Dopo altri seicento secondi, con Wague fuori causa per un infortunio alla spalla, Danìlo glorifica una stagione pessima entrando sull’innocuo Borriello con irruenza inaudita: per Rizzoli, essendo il Larangeiro né Bonucci né Chiellini (cui un rigore così non si fischierà mai) undici metri senza appello (ma la mancata ammonizione del “capitano” bianconero è sintomatico della nettezza della massima punizione): il capitano locale Bellini, all’ultima in carriera dopo diciotto anni tutti in nerazzurro, spiazza Karnezis (tuffatosi con lauto anticipo) e glorifica la sua personale festa.
Fine.
Sì: da Carpi arrivano reti della Lazio e sbagli dal dischetto del centravanti carpigiano Mbakogu; da Firenze neanche un sospiro, per cui i settantacinque residui minuti si spendono palleggiandosi la sfera da una parte all’altra del campo, senza cercare l’area nemmeno dipinti; e nel caso in cui qualcuno vi giungesse, sia pur Borriello o Zapàta, l’ineffabile sibilatore bolognese ferma per falli nemmeno poi tanto visibili.
Pari dev’essere, pari sarà ed alla fine gloria per tutti.
Gloria?
L’Udinese ha sancìto la salvezza nell’unica maniera in cui riesce a giocare: mediocremente. La gara di oggi, invero, non può esser nemmeno giudicata se non con la teoria delle porte scorrevoli: se Mbakogu avesse realizzato il primo rigore, se il Palermo fosse passato a Firenze, cautela (Kuz e Hallfredsson a centrocampo, né Fernandes e nemmeno Lodi all’inizio)? Non lo sapremo mai; forse, e lo dico con prudenza e disincanto, meglio così.
Millecinquecento eroici bianchineri, loro sì degni rappresentanti dei nostri colori, su venti pullman e qualche decina d’auto hanno fatto cornice migliore del quadro dipinto in campo; vada a loro, stasera, il mio complimento più grande e per questi si protenda verso il suolo il liso e ormai polverosissimo cappellaccio. Per i giocatori in campo nulla: niente ringraziamenti, niente complimenti, niente di niente. Sono riusciti a conquistare trentanove punti in trentasette gare, io sono purtroppo per loro abituato a ben altro.
Ma la salvezza è meritata.
Tutti mi parlano di operazione-simpatia per il Carpi: io non ci sto. Castori gioca l’anticalcio per eccellenza, fatto di catenaccio cattivo e contropiede alla “speriamo che me la cavo”. Anche oggi, LA gara dell’anno, si è schierato coperto per far uscire la Lazio e ripartire, uscendone devastato. Dirò di più: Udinese e Frosinone hanno goduto di tre rigori a favore; il Palermo di uno solo; il Verona di sei; il Carpi, con i due di oggi, ne ha avuti otto. Otto: e nella gara odierna, Rocchi ha espulso anche due laziali. Non mi sembra che i carpigiani possano accusare il Palazzo, sulla scorta delle parole di Lotito, un anno e mezzo fa, a proposito dell’inopportunità della promozione di squadre come i biancorossi o il Frosinone.
Certo: se il Carpi vincerà a Udine e il Palermo non sconfiggerà il Verona, saranno gli emiliani a salvarsi. Ma domenica prossima, secondo me, se i bianchineri non si impegneranno allo spasimo almeno nella gara d’addio (senza rimpianti) di molti fra loro, la salvezza non sarà sufficiente a scongiurare la salva di fischi e insulti che si meriteranno.
Alla fine ritengo che retrocedano le tre squadre più scarse del lotto, e per un anno non ci sono sorprese. Le due neopromosse, infatti, saranno accompagnate dal Verona il quale, secondo me, pilota la retrocessione per poter rifondare il club con calma e pazienza in una serie meno competitiva.
Andata. Sollievo. Questo il sentimento che traspariva dai messaggi degli amici che mi scrivevano sulla via del ritorno dalla bergamasca. Ma tutto ciò non vi consoli, cari giocatori miei: ancora novanta minuti e poi sarete soli.
Sì: lo stereòtipo del tifo friulano freddo e distaccato, quello che nazional-popolarmente ci derideva quando durante una gara di Europa League contro il Celtic di Glasgow si faceva battere, in numero e vigore vocale, dai prodi celtici glasvegiani sciamati al seguito della loro sciagurata fede (ebbene sì, sono un Ranger. E quest’anno siamo tornati), è stato spazzato via proprio in un’annata drammatica come questa. In crescendo rossiniano, i supporter bianchineri si sono stretti attorno ai propri colori, alla propria squadra (sensu strictu), non intorno ai propri immeritevoli giocatori, con l’epìlogo trionfale della trasferta di oggi, organizzata con sacrificio e profitto dal bravo Pres dell’AUC e dai suoi collaboratori. Alla fine la stagione si è chiusa senza lode alcuna, con diverse infamie ma sufficientemente pingue di punti per “meritarsi” l’ennesima stagione in massima serie. E l’anno prossimo saliranno Crotone, Cagliari ed una da pescare fra Pescara, Entella, Spezia, Trapani…
Finita che sia l’annata, voleranno gli stracci: Pozzo e i suoi dirigenti, Pozzo i dirigenti ed i giocatori, i giocatori fra di loro e i bravi tifosi contro tutti i suddetti. Una decina di ciabattanti se ne andrà, senza alcun rimpianto; il pilota del canotto in uscita dalla laguna di Marano sarà Danilo, giunto alla seconda stagione da separato in casa; gli altri nomi, fra quelli decisamente incongrui e coloro i quali riterranno di esser pronti per un’avventura nelle grandi, sceglieteli Voi, amici miei tifosi biacca e carbone.
Dico solo una cosa: ripartiamo dai giovani. Ma soprattutto, e ne parleremo alla nausea dopo la gara di domenica prossima, si ricostituisca la rete dei contatti sul territorio. Anni fa gente come Cristante non se ne sarebbe volata a Milano, rimpiazzata nei bianchineri dall’esotico parterre apparecchiato in epoche recenti.
Mi avete tolto la poesia, Tarantino vi definirebbe senza gloria: la prima parte del titolo di un suo film Ve la risparmio. Anche quell’epìteto sarebbe troppo per Voi.