Così non è stata.
Perché per vincere contro le corazzate è obbligatorio commettere il “delitto perfetto”: giocare al massimo, attacco e difesa, mentre gli avversari devono battere un pochino in testa.
Così è stato: dopo un inizio a tinte DeLonghi, +6 Treviso al 5’ di gioco, una tripla del ritrovato Microwave Pinton dà la stura ad una sinfonia biancanera, un soliloquio offensivo accompagnato da una difesa talmente ”illegale” (inteso come intensità e decisione), da pensare che la sola, taumaturgica presenza del nostro miglior difensore, Trickbox Truccolo, abbia avuto parte moralmente importante.
Segna da tre Pinton; segna da ogni mattonella il signor Allan Ray, figlio del Bronx che stasera dopo una tripla si rivolge alla curva alzando le braccia, come un Masaniello di qualità NBA; segna, dopo un inizio cauto, Stanley BigBoy Okoye, che sotto le plance aiuta il buon Cuccarolo, autore di una bella gara considerate le più che precarie condizioni fisiche (non si allenava con regolarità da martedì) ma soprattutto finalmente capace di schiacciare a canestro come un 221cm deve fare “sem-pre!”.
Pillastrini non ci capisce molto, poi si sente male e fra noi (debbo dirlo) un po’ d’ansia serpeggiava: ricordiamo il Pilla nella stagione 2002-2003, le doti umane e tecniche del ferrarese pareggiate da pochi successori. Lo speaker che ci conferma la natura passeggera del malessere, soprattutto la corpulenta presenza del coach sotto il tunnel che portava agli spogliatoi ci conforta: bello l’applauso di tutto il palazzo all’indirizzo del mister avversario.
Non ci capisce granché nemmeno Treviso, che pian piano si lascia andare ad una gara da quattro e mezzo sia come intensità, che come precisione e concentrazione. Paradossalmente il terzo quarto, quello in cui produce il massimo sforzo per recuperare, segna qualche tiro pesante in più ma riduce, dopo 30’, il divario solo di otto punti rispetto all’intervallo lungo (18 punti contro 26), è quello in cui la DeLonghi capisce che stasera non è cosa. L’ultimo periodo è una cavalcata trionfale: anche se a noi l’ansia da prestazione è venuta (e la squadra in campo, in fondo solo sette elementi arruolabili, appariva stanca), un “buzzer beater” di Okoye da tre, e poi il battesimo d’oltre l’arco per il ragazzo di Treviso, al secolo Tommy Gatto, sanciscono una gara stradominata e nettamente vinta.
Troppo da tutti, ha avuto Udine: poco da ognuno dei trevigiani invece per Pillastrini. Nonostante le urla di capitan Falcinelli, ultimo ad arrendersi, la DeLonghi non ha mai nemmeno avvicinato un distacco sufficiente a ridonare motivazioni di rimonta.
Merito, indubbiamente, di una GSA che non ha lasciato sul parquet nulla di intentato, nessuna energia risparmiata, né sforzi tenuti in tasca. Merito della precisione al tiro nei primi due quarti, conclusisi 52-26 per i bianchineri, ma anche di un’ottima prova di squadra negli elementi che meno entrano nei titoli dei giornali (Nobile, Ferrari, Diop).
Merito di coach Lardo e del suo entourage, i quali in una situazione di perenne emergenza hanno tratto dalla squadra il meglio in una serata, va detto, dalle motivazioni a mille.
Forse meno merito abbiamo tutti noi, quando (chi più chi meno) abbiamo stracciato le vesti della squadra di Pedone&Micalich, ultimamente opaca in diverse occasioni (Trieste, Mantova, in parte Jesi); avremmo dovuto mostrare più equilibrio? Probabilmente sì. Ma nonostante l’impegno e la dedizione di chi è sceso in campo, credo che qualche correttivo vada posto durante il mercato del prossimo mese. Non so infatti quante altre volte Capitan Miki Ferrari o Stanley Okoye potranno svitare tante lampadine, dare tante gomitate e risultare così resilienti come stasera.
Udine, fra qualche giorno, chiude il girone d’andata al Paladozza contro la Effe di Bologna. So che i nostri supporter ci saranno, nonostante il vile “agguato di Cento” e le decine di migliaia di chilometri già percorse in questa stagione. Di fronte la Kontatto di coach Boniciolli: formazione forte, sì, ma secondo me più battibile di Treviso. Servirà, ancora una volta, una gara perfetta dei bianchineri; di riflesso, la nostra difesa dovrà mettere la museruola a Mancinelli, Ruzzier e Mitja Nikolic, ala grande di Postoijna che ricordo brillante ragazzino prima con la maglia della Pivovarna Lasko, poi nell’Olimpja di Lubiana. Ma ci penseremo da domani: per oggi, celebriamo la sinfonia bianconera, senza “se” e senza “ma”.