Rieccoci. Vi mancavo? No? Una bugia pietosa mi sarebbe stata grata, pazienza.
Un’estate quasi intera senza dire una parola, ché il calcio di questa stagione conta, siamo soliti dire, quanto una moneta da 250 lire. In più dubbi legati all’ingaggio di Beppe Iachini, prode condottiero marchigiano: dubbi miei, sia ben inteso.
Invece no.
Bonato e la società attrezzano una rosa finalmente (e di nuovo) giovane, come si soleva fare quando l’Udinese era “modello” e non mica rifugio per trentenni pedatòri di ormai scaduto talento, ne avessero mai avuto in dote; Peñaranda, Iñiguez, Rodrigo DePaul, Jankto, Ewandro, e quanti ne dimentico. E via senza tanti rimpianti ai “protagonisti” di un’epoca devastante, alla delusione Bruno, alla scommessa (mia) persa Guilherme, a Edenilson, forse Heurtaux e Théréau che invoca la “sua” OM senza venir ricambiato nell’affetto.
Ma si vede, si vede.
Si vede un allenatore che lavora, che cerca un’impronta di gioco, dopo due devastanti stagioni di schema “alla ca**o” che avevano caratterizzato l’operato del Profeta di San Giovanni e soprattutto del devastante Anziate, la cui fissità nello sguardo, per un lombrosiano come me, doveva dire tutto ed anche di più.
Tante amichevoli, tanto pallone a fianco alla preparazione fisica e tattica; la ricerca della giocata, boccata d’ossigeno per chi come noi smania per un qualsiasi calciante mediamente impostato; i laterali che si aprono e chiedono palla, anziché rimanere chiusi ad aspettare il peggio ma soprattutto sperando di non ricevere mai la sfera, ché dopo cosa ci si sarebbe dovuto fare con un oggetto sì misterioso e di difficile destinazione (se non rifugiantisi in apposito lancio lungo a beneficio del portiere avversario)?
Ieri sera, contro una buona squadra di media classifica in Premier, la squadra è apparsa un po’ legata ma finalmente propositiva; il possesso palla finalmente non più comodato d’uso gratuito alla formazione avversaria; lancio lungo solo se giustificato dalla possibilità di un’azione offensiva.
Tutto bene? Beh…
In porta si tira ancora col contagocce: ieri finalmente si è visto DePaul cercare la conclusione dal limite con una certa precisione, ma il prode Mejias si è sporcato i guantoni il minimo indispensabile e solo nella ripresa. Matos è apparso voglioso di fare, ma nei pressi dell’area avversaria si intimidisce, si impappina, fatica a trovare la soluzione giusta. In difesa sono necessari margini di miglioramento, soprattutto in concentrazione: devono essere ad esempio limitate le imbucate avversarie con percussione centrale che vedono i difendenti bianchineri ancora un pochino in ambasce. Ma è calcio d’agosto, quando (fra una decina di giorni) si farà sul serio con la Coppa Italia (si fa per dire) si vedrà intanto quali effettivi Iachini avrà scelto come punti fermi (anche se un’idea l’ha ben già data), ma soprattutto levate le ruggini estive i giocatori dovranno iniziare a dar giri al motore.
Meglio in mezzo, dove la probabile conferma di Badu e Widmer, le progressioni di Kuba Jankto e la possibile riscoperta dell’anejo reserva colombiano col 17 sulle spalle sanno di buono.
Lascio in fondo la cosa più importante: sulla scorta della commemorazione per Diego, storico tifoso volato in cielo troppo giovane qualche giorno fa, sia all’inizio che alla fine della gara la squadra si è recata sotto la curva, per consegnare un mazzo di fiori ed al termine per onorare i tifosi presenti e quello scomparso.
La sparuta tribuna stampa vaticinava una salva di fischi per il capitano, il Larangeiro Danilo, protagonista l’anno passato di quanto tutti si ricorderanno.
No.
Il trentaduenne sanbernardino va sotto la curva, le mani alte; toglie i pantaloni, li lancia; la maglietta, la lancia; qui le cronache si fermano, anche se l’amico Enrico Turloni in diretta radiofonica (la prima in Marilenghe, complimenti!) ipotizza uno strip tease completo, tanto che Danilo rientra negli spogliatoi con un balneare telomare legato ai lombi. Una pace in diretta, che fa bene a tutti: al pubblico, anche ieri sera (per una partita tutt’altro che entusiasmante) calorosissimo e rumorosissimo; al giocatore, che aveva dichiarato l’anno passato di voler chiudere la carriera a Udine, salvo poi rovinare tutto per un gesto sciocco e gratuito; a noi, che (ri)guadagnamo quello che, nel 2011-12, era parso uno dei centrali più forti in circolazione. Insomma: Danilo nudo alla curva, e non ho altro da dire su questa faccenda.
Rientravo allo stadio dopo mesi, dopo mesi: l’ultima mia presenza era stata una vittoria contro la Samp-e-Doria del neotecnico Montella, protagonista in cerchionato del ciclo più breve della storia. Rientravo con emozione, ché ogni volta è il “primo giorno di scuola”, per uno come me sempre da remigino. Nella speranza che questi ragazzotti, giunti come sempre dai quattro angoli della terra, regalino al Friuli (stadio e terra) la cosa più importante: giuocare al calcio.