Eppure nella prima mezz’ora la gara era stata equilibrata: una gara a scacchi con un inizio (qualche minuto) veloce dei viola, poi il nulla o quasi. Una gara piacevole, due formazioni disposte discretamente in campo e i portieri nemmeno troppo impegnati.
E poi? Poi chi ha giocatori di qualità superiore li usa, e noi Bernardeschi, Chiesa e (lo spettro di) Borja non li possediamo. Il “dieci” fiorentino si insinua tra le linee bianconere, scaglia una parabola maligna che si stampa sulla traversa. E fin qui applausi: ma vedere un avversario in area raccoglie il rimbalzo, lo stoppa, aspetta che la palla scenda, si coordina e saetta in rete, a due metri dall’area piccola e del tutto indisturbato, non capitava da quando in difesa smarronava l’armaròn Cattaneo. Per me, una coltellata.
E la gara finisce lì, al 41’ del primo tempo. Perché allo scoccare della ripresa Delneri decide che Jankto lasci il posto a Badu (?); toglie in seguito Depaul, che poco prima aveva fornito a Zapàta una palla da timbrare in rete senza indugio (ove invece il colombiano colpiva in pieno un portiere preparato già al peggio) a vantaggio di Perica, per un tridente vero e proprio. Oddio, nominalmente: dato che anche stasera Cirillo latita, Stipe ha una palla ottima e non fa nulla, purtroppo al solito… E il numero nove?
Capitolo a parte, Zapata: mi sono anche stancato (e voi?) di entrare nella diatriba fra quelli che lo esaltano, ché fa reparto da solo e tiene alta la squadra (invero molti fra questi hanno qualche conflitto di interessi), e chi invece ne sottolinea la quasi totale incapacità di convertire in rete occasioni decisamente ghiotte. Mi spiace, penso che Duvàn dia tutto sé stesso in campo, ma di difendibile in quanto sta facendo c’è poco. Sì, prende le botte ma a questo punto posso far giocare da centravanti un difensore di Legapro, mica un supposto cecchino sudamericano. Quando sprecò, scagliando un bolide addosso a Chichizola, il penalty della possibile qualificazione in Coppa Italia contro lo Spezia, credetti fosse semplicemente in debito d’ossigeno, visto che i “giganti” ci mettono di più ad entrare in forma. Ieri sera, però, di testa ha fatto lo stesso con Tatarusanu e siamo quasi a marzo. Dovessero cederlo, non lo rimpiangerò. E in questo, detto con rammarico e tristezza, sono decisamente sin troppo onesto.
Quelli preparati mi diranno che la sconfitta di ieri sera non può essere addossata al solo Panterone: giusto. aggiungo come in gare contro formazioni più attrezzate, avere tre occasioni e concretizzare zero equivalga ad un suicidio; e questa squadra, purtroppo, a questo ci ha abituato. A Firenze poi, al netto di una panca dalla qualità decisamente bassa, anche alcune scelte dell’Aquileiense mi hanno sbigottito: ma lui è un mister, io sono nessuno per cui va bene tutto. Anche il 3-0 finale?
Già: perché dire che perdere di misura oppure 0-6 conta sempre lo stesso (numero di punti a parte) è sbagliato. Sbagliato. La sconfitta dello Stadium, figlia di due calci franchi juventini, fu piena di risvolti positivi; quella del Franchi, invece, di fronte ad una Fiorentina decisamente non al meglio delle proprie possibilità e con un allenatore in aperta rottura prolungata, di speranze ne regala poche. È vero, come ho sostenuto, che la vittoria viola è figlia delle giocate dei loro “avanti”, ma una difesa viola decisamente lenta e poco qualitativa, arroccata attorno ad un Gonzalo che sta esaurendo il suo periodo fiorentino, un Astori in calo e un Nenad Tomovic che dall’epoca leccese ha migliorato zero dal punto di vista tecnico e tattico, andava punta con più insistenza pur anche considerate le condizioni del “tridente” friulano (in particolare di Théréau).
Mi parrebbe poi utile che, essendo Zapata insostituibile, Gigi desse un turno di riposo al buon DalBello; ieri sera è sceso in campo sulla scorta di una specie di guerra personale con Corvino; ha giocato discretamente nel primo tempo, ma se andiamo a vedere su Borja dovevano chiudere lui e Samir, sulla rete di Babacar lascia che il senegalese si giri al limite dell’area e la punizione da cui scaturisce la terza marcatura nasce da una sua infrazione, di nuovo nei pressi dei sedici metri bianconeri. Felipe ha tirato la carretta tutto l’anno, ci sta qualche battuta a vuoto.
Così come quella, lunga un mese, di Seko Fofana. Il ragazzo ha illuso tutti, forse, di essere il condottiero di questa squadra, facendoci scordare i suoi vent’anni e la naturalità di qualche periodo senza brillantezza.
Ma è andata così: io non parlo di vergogna, nella ripresa la Fiorentina ha giocato meglio e meritato la vittoria. Si poteva fare di più, sì, ma il sostantivo succitato si attagliava alla non-gara di Empoli, non a quella di ieri.
Capitolo arbitrale: che Mariani fosse un arbitro poco capace lo si sapeva, ricordando il rigore inesistente dato al Cesena qualche anno fa, a tre giri di lancetta dallo scadere. Ieri si è confermato, arbitrando a “macchia di leopardo” con decisioni figlie di un assente metro arbitrale. Sui due episodi da rigore, tutta la mediocrità esce allo scoperto: non lo dà all’Udinese (aiutato dal cosiddetto assistente di porta, cosi chiamato perché assiste alla gara senza pagare anzi essendo stipendiato), e ad essere onesti non ne sono ancora convintissimo neppure io; lo concede alla Viola, per un tocco insignificante di Fofana in barriera. C’erano diversi motivi per non darlo: Seko non aumenta il volume allargando il braccio; il francese si protegge con l’arto il volto, girandosi al contempo; eravamo a gara ampiamente finita. Ci sono due motivi, invece, per le quali Marianino lo ha dato: si giocava al Franchi, e perché negare a Bernardeschi (che si ferma nella rincorsa, cosa che ormai tollerano tutti ma da regolamento non sarebbe concesso) la gloria della realizzazione personale?
Addebitare al direttore di gara la sconfitta, però, sarebbe miope, ingiusto e provinciale; ho ascoltato le giuste rimostranze della televisione societaria, al termine della gara, ma ricordo loro che da quando seguo l’Udinese non ho mai scorto nei confronti di una squadra, per quanto eccellente in alcuni tratti, di seconda fascia come quella biancanera un occhio di riguardo dall’AIA. Insomma, Udinese-Inter 1-0 e si danno 3’ di recupero al primo tempo; Inter-Udinese 1-0 e se ne danno zero. Si sa, è umano; poco sportivo ma umano.
La mia mente ed il mio cuore già si proiettano al prossimo weekend, quando al Friuli arriva il mio numero dieci. Per un istante dimenticherò che in sette gare l’Udinese di Zapata ha segnato tre volte; ricorderò che quel ragazzo in otto partite segnò otto reti. Bentornato, piccolo gallo.