Vinitaly e Londra: la mia professione, fortunata e privilegiata, mi porta in mezzo al mondo a difender le nostre eccellenze enoiche. Vinto, stravinto ovviamente, non certo per merito mio. Otto giorni in giro, a capire che in fondo ciò che si dice di alcuni grandi vini italiani è sopravvalutazione; quel che si pensa di un Margaux o un St. Emilion invece corrisponde a verità. E no, lo champagne gettonato a milleduecento euri la bottiglia dai calciatori famosi non sarà mai il mio piacere.
L’Udinese? Sono andato in disintossicazione anziché no. Non ho praticamente visto la gara di Genova, dove (mi dicono) non si è giocato male e si è perso. Anche ieri il viaggio di rientro mi ha tolto il piacere di uno zerazzero contro l’armata Chievo, scesa a Udine in flanella e contro la quale mi si magnificano ben due occasioni da rete e un sacco di tiri fuori.
Maestro Lorenzo mi inviterebbe, con il suo videomessaggio urbi et orbi, a prender il punto tenendolo stretto. Vero: pur con le vittorie di due delle quattro squadre alle calcagna il margine di distacco è sceso di un solo punto. Vero anche che un campionato mediocre come questo “chiama” prestazioni in linea da parte di una squadra, quella biancanera, ormai reduce da tre stagioni di rottura prolungata, termine ippico che si usa per un cavallo che non riesce a mantenere l’andatura a trotto rompendo, appunto, il ritmo nell’irregolar galoppo ed essendo perciò costretto a tornare in ultima posizione.
Mi dicono che dovremmo anche esser felici di aver ritrovato una squadra che lotta, e non undici ectoplasmi che vagano tremebondi per il campo, usciti da una serie televisiva e mal diretti dall’Anziate.
Rispondo, pronto, ad entrambi: tutto qui? È davvero questo, per dirla alla Monty Phyton, il senso della vita?
Io più che lotta vedo nervosismo. Un espulso tra i domestici, ma dovevano essere due. Non oxfordiani poi i gesti rivolti dal signor Meggiorini verso gli spalti bianchineri, una volta cacciato dal campo. Forse si attendeva applausi dopo aver ravanato Bruno Fernandes lanciato a rete. Io invece, da un mestierante che viene dalla patria del riso Vialone Nano, scuola Inter e poche reti in giro per l’Italia, mi attendo proprio questo. Qualcuno ne chiedeva la convocazione in Nazionale per gli Europei; va bene, allora perché non Godeas o Corona?
Ed alla fine De Canio ce la farà, come già vaticinavamo senza tanti dubbi già con la reggenza Anziate. I miracoli di frusinati e carpigiani non riescono, tutto sommato, ad abbreviare decisamente la distanza dai bianchineri. Fra due giorni l’Udinese ha un match-point decisivo: tre punti contro la Viola e si archivia l’argomento. Permettendo, magari, di vedere in campo questo fenomeno croato acquistato a gennaio. Dopo Emam, Torje e compagnia maradoneggiante, se permettete, nutro dubbi che sarò felice di veder sparire. Forse senza Di Natale, forse con poco Armerito che si merita il coro che piove dalla sua curva e che inneggia ad alcolismo e donnine. Alla fine, però, ringrazierò Luigi da Matera e che lasci il posto a Pioli. Grazie.
Sassolini. Pochi, piccoli sassolini.
La società Udinesecalcioessepià che premia Pinzi con la targhetta votiva dopo averlo cacciato a forza pochi mesi or sono mi sa di marchetta verso i tifosi indossanti l’apposita (e sincera!) maglia bianca e nera dedicata al Capitano di tante battaglie. Lo chiamo Capitano, come Leonarduzzi Zico Calori Bertotto, perché anche senza la fascia al braccio i gradi del comandante in capo si leggono in viso. Ciao GPP, sempre uno di noi.
La società calcistica, sensu generali, che dedica a Piermario Morosini un trafiletto qui e là. Pochi striscioni, sempre meno. Ovvio: il dolore fortifica e col tempo si stempera. Per me rimarrà sempre l’autore di assist al bacio, da lassù, all’amico Angella in “quel” finale di campionato. Non ho visto (per ovvi motivi aerei) se ieri allo stadio lo abbiano ricordato, me lo auguro.
Le parole della signora Giuliana Linda Pozzo ospitate dal principale giornale locale. Nel 1998 disse le esatte, medesime cose in un pomeriggio di Raiuno, ripresa lacrimosa nel salotto buono di casa sua. Due sole, piccole annotazioni da titolare di piccola azienda: la Polizia Tributaria, Equitalia, la Guardia di Finanza han messo in campo tali e tanti strumenti che siamo tutti controllatissimi, non solo l’Udinese di suo marito. E se Pozzo dovesse ripensarci, andare a gestirsi solo il Watford o il Granada, io me ne farò una ragione e lui non si preoccupi: al centro del Dacia Bunker ci sarà Soldati pronto ad omaggiarlo con una targa ricordo.