Chi di noi non è mai stato rimproverato per aver “fatto le cose con i piedi”? Credo che le persone che possono vantare un tale primato siano pochissime, pur non escludendo a priori che ce ne siano. Indubbiamente, se è difficile “fare le cose con i piedi” e passarla liscia, lo è ancora di più farle e venire elogiati per questo. Eppure ogni tanto succede: succede quando la vita ha voglia di scherzare e decide arbitrariamente di togliere le virgolette, lasciandole nel limbo insieme ad un paio di braccia… In casi come questo, fare le cose con i piedi è l’unico modo per essere indipendenti e non ci si può certo permettere di farle male, altrimenti non si va molto lontano.
Ne sa qualcosa Simona Atzori, che essendo sprovvista di braccia sin dalla nascita ha dovuto subito imparare a servirsi delle gambe e dei piedi come se fossero braccia e mani, usandoli per compiere ogni singola azione della sua quotidianità, dalla più semplice alla più complicata. In questo difficile ma interessante percorso di apprendimento, peraltro non ancora concluso, Simona è sempre stata sostenuta dalla fede in Dio e dall’amore dei suoi familiari, che dal primo istante l’hanno accolta come un dono e che non si tirano mai indietro quando si tratta di aiutarla a vivere nuove esperienze e trovare nuove soluzioni.
Dunque è facile capire come l’ambiente nel quale Simona cresce rappresenti un terreno fertile da cui attingere la linfa necessaria per produrre buoni frutti e l’energia utile a scovare le sorprese che si nascondono dietro alle difficoltà; così, già da piccolissima scopre di poter dipingere con i piedi: è un primo passo per “andare oltre” la sua disabilità e i suoi limiti, le piace e ha talento, al punto che a soli quattro anni espone in una mostra le sue ceramiche dipinte. Dalle ceramiche alle tele il passo è breve, dopodiché la produzione di Simona è inarrestabile e viene presto riconosciuta a livello internazionale; infatti nel 1983, prima ancora di compiere nove anni, Simona entra a far parte della “V.D.M.F.K. International”, l’associazione internazionale degli artisti che dipingono con la bocca o con il piede. Quest’associazione (sito web: http://www.vdmfk.com/, solo in tedesco e in inglese) è proprietaria della ditta commerciale “SPAM srl – Solo Pittori Artisti Mutilati” (http://www.pittori-bocca-piede.it/), che ha sede a Verona e si prefigge l’obbiettivo di raccogliere e commercializzare in Italia le opere dei suoi soci, nonché di esporle in varie gallerie d’arte. Grazie alla V.D.M.F.K. e alla SPAM, questa ragazza così dotata partecipa a diverse mostre collettive e personali in tutto il mondo.
Naturalmente il talento non basta, occorre anche affinare la tecnica e ampliare i propri orizzonti, confrontandosi con realtà artistiche e culturali diverse da quelle già conosciute: per questo, al termine degli studi superiori Simona si trasferisce per qualche anno in Canada, dove frequenta la “University of Western Ontario” laureandosi in “Visual Arts” (2001); qui vi è una mentalità molto più aperta, che la aiuta a sentirsi più forte, libera di esprimere le proprie capacità nonostante la diversità, o forse proprio grazie ad essa. Una volta rientrata in Italia dopo la laurea, la neo-dottoressa non ha più paura dello sguardo altrui, che solitamente giudica e limita; l’esperienza all’estero l’ha fatta crescere e le ha donato una nuova energia, una forza che pulsa dietro ad ogni sorriso e si manifesta attraverso l’arte, travolgendo irrimediabilmente tutte le persone che si relazionano con lei.
È bene precisare che per Simona Atzori l’arte non è solo pittura: nella sua vita la danza, in particolare quella classica (alla quale si avvicina all’età di sei anni), ha il posto d’onore; esibendosi su un palco, piccolo o grande che sia, la nostra artista è in grado, per sua stessa ammissione, di “volare senza ali”, facendo passare inosservata la sua “mancanza” e suscitando sin da subito lo stupore e l’ammirazione del pubblico.
Nel corso degli anni collabora con ballerini di fama internazionale, quali ad esempio Roberto Bolle e Oriella Dorella, partecipa a diverse trasmissioni televisive (una per tutte: il Festival di Sanremo 2012, in apertura della quarta serata) e riceve numerosi riconoscimenti: ricordiamo in particolare il “Premio Mondiale TOYP (The Outstanding Young Person)”, consegnatole ad Hammamet, in Tunisia, il 17 novembre 2009 e l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana, ricevuta il 3 dicembre 2012 dalle mani dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Dunque possiamo ben dire che Simona è spesso al centro dell’attenzione e tutto sommato la cosa non le dispiace: a causa del suo handicap ha dovuto abituarsi sin da piccola a sentire gli occhi della gente puntati su di sé, quindi perché non provare ad offrire a questi occhi curiosi uno spettacolo che valga la pena di vedere, incentrato su ciò che c’è piuttosto che su ciò che manca?
Con questo intento, all’inizio del 2010 nasce la “SimonArte Dance Company”, che ospita anche due danzatori del “Teatro alla Scala” di Milano e ad oggi ha all’attivo tre spettacoli, molto apprezzati sia in Italia che all’estero; ciò che accomuna tutti questi spettacoli è il fatto che sono ispirati alla vita di Simona (che li ha ideati e interpretati, vestendo sempre i panni della protagonista) e alle emozioni che la colorano, tuttavia raccontano storie nelle quali ogni persona può ritrovarsi e rispecchiarsi. Ecco perché molte volte essi precedono un dibattito o un incontro motivazionale, cioè un momento di dialogo e di confronto nel quale questa donna dal carattere forte e solare cerca di far capire al suo pubblico come non tutti i mali vengano per nuocere e come le nostre debolezze possano diventare i nostri punti di forza semplicemente cambiando atteggiamento e iniziando a pensare positivo.
Il tema che guida ogni incontro è “Cosa ti manca per essere felice?”, che guarda caso è anche il titolo del primo libro di Simona Atzori, edito da Mondadori nel 2011: come dice lei stessa, si tratta di una “autobiografia motivazionale”, le cui pagine narrano momenti di vita vissuta e mettono in luce come, volendo, sia possibile affrontare con il sorriso tutte le situazioni, anche quelle più difficili e dolorose; anzi, spesso sono proprio le difficoltà che ci inducono a cercare nuove strade e ci portano a scoprire che disponiamo di moltissime risorse, pertanto possiamo fare molte più cose rispetto a quelle che immaginiamo.
Nella vita di tutti noi, uno dei frangenti più bui è senz’altro quello in cui ci troviamo a dover superare la perdita di una persona cara e il senso di vuoto che essa inevitabilmente porta con sé; nel 2012 Simona purtroppo ha vissuto quest’esperienza perdendo sua madre, la persona che forse più amava al mondo e che più di ogni altra l’aveva sostenuta e accompagnata nel suo percorso di crescita umana e professionale. Dopo alcuni mesi di grande sconforto, Simona ha trovato la forza di guardare avanti e continuare a vivere, cercando di fare tesoro degli insegnamenti ricevuti nel corso degli anni e di usare tutti gli strumenti a sua disposizione per riuscire a cavarsela anche senza la mamma; così ha scoperto che la vita non si ferma con la malattia, né tantomeno con la morte e che ogni fine può rappresentare un nuovo inizio.
La portata di queste scoperte è stata così sorprendente che Simona ha sentito il bisogno di metterle nero su bianco: ecco com’è nato “Dopo di te”, il suo secondo libro, pubblicato da Mondadori a settembre dello scorso anno; esattamente come in “Cosa ti manca per essere felice?”, anche qui si parte da un racconto intimo e personale per arrivare al cuore di tutti: presto o tardi ognuno di noi è costretto a scendere a patti con il dolore e la sofferenza, non esiste un modo giusto o sbagliato di farlo, l’importante è saper guardare sempre avanti e continuare a dire “SÌ” alla vita anche quando intorno a noi sembra esserci solo il vuoto.
Probabilmente è questo il più grande insegnamento che Simona ha ricevuto da sua mamma, e più in generale da tutta la sua famiglia; oggi questa è la sua filosofia di vita, il principio che guida tutte le sue azioni e le sue scelte, l’energia positiva che ogni giorno la spinge un po’ più in alto, il carburante che le permette di continuare imperterrita il suo bellissimo volo senza ali …