Un progetto miliardario con un obiettivo ambizioso: riprodurre il funzionamento dell’intero cervello umano. Ma qualcosa non quadra e la comunità dei neuroscienziati europei ha inviato una lettera di protesta ufficiale alla Commissione Europea, chiedendo criteri più rigorosi per la valutazione del progetto e minacciando di boicottarlo massicciamente se le richieste non verranno accolte.
Le neuroscienze cognitive sono ufficialmente diventate le “cenerentole” dello Human Brain Project dal 10 giugno 2014, quando sono state escluse dai “core projects” della prossima fase del progetto. I sintomi di quest’esclusione si erano palesati già da tempo, tanto che molti laboratori di ricerca specializzati in questo settore si erano rifiutati di entrare nel progetto fin dall’inizio e altri l’avevano abbandonato in questi pochi mesi dall’avvio della prima fase.
Il 7 luglio scorso, 156 neuroscienziati europei hanno firmato una lettera ufficiale indirizzata alla Commissione Europea dove richiedono criteri più rigorosi nella valutazione della seconda fase del progetto “bandiera”, quella in cui nei prossimi anni verranno erogati la maggior parte dei fondi previsti (il totale dovrebbe raggiungere il miliardo di euro). Se i criteri proposti non verranno soddisfatti dal progetto, si chiede alla Commissione di non rifinanziare HBP, pena il boicottaggio da parte della comunità dei neuroscienziati europei. Fra i 156 firmatari originali ci sono anche Alessandro Treves e Mathew Diamond, professori della SISSA. Nei giorni successivi all’invio si sono aggiunte firme fino a sfiorare i 700 nomi (fra cui altri professori della SISSA).
“L’obiettivo ambizioso di HBP, quello di simulare nel dettaglio il funzionamento del cervello umano, a tanti è sembrato fin dall’inizio una chimera, ma nonostante questo molti scienziati hanno pensato che ci sarebbero potute essere importanti ricadute a livello di conoscenze scientifiche, anche se HBP alla fine non fosse riuscito nel suo intento”, spiega Treves. “Per questo molti neuroscienziati lo hanno sostenuto, o almeno hanno evitato di esternare pubblicamente le loro riserve. Altri invece se ne sono tirati fuori fin da subito, il fronte della protesta è infatti eterogeneo. Ora quasi tutti si sono arresi all’evidenza: la gestione centralizzata e poco trasparente del progetto si sta rivelando come mirata a eliminare qualunque controllo sugli utilizzatori finali di finanziamenti così ingenti, ancora di più ora che sono stati esclusi capitoli importanti della ricerca, come appunto gli studi cognitivi,”.
“Se in altri ambiti della ricerca il modello centralizzato può avere senso ed efficacia – si veda per esempio lo sforzo su LHC – negli studi sul cervello e sulla mente ha poco senso”, spiega Diamond. “Non abbiamo bisogno di infrastrutture grandi e costose come la fisica sperimentale. Riteniamo invece, come si scrive anche nella lettera, che un approccio ‘dal basso’, come quello già sperimentato per esempio con i finanziamenti European Research Council (ERC), sia molto più efficace”.
Un gruppo di neuroscienziati della SISSA, fra cui Treves e Diamond, invitano la comunità dei neuroscienziati italiani (e non solo) a intervenire nella vicenda e aderire alla protesta al fine di ottenere dalla Commissione Europea dei criteri più rigorosi e competitivi di valutazione del progetto. Le neuroscienze per la SISSA rappresentano infatti uno degli ambiti di ricerca più importanti (con una produzione scientifica di altissima qualità nel panorama internazionale) e per questo i suoi scienziati sono molto attenti a questioni come quella di HBP. “Finanziare la ricerca è importante ma non possiamo permettere che le risorse limitate di cui la scienza dispone, finanziate con denaro pubblico, siano spese per progetti sgangherati come questo”, conclude Treves.
Più in dettaglio…
Lo Human Brain Project è uno dei due progetti “bandiera” (che riceveranno un miliardo di euro nel prossimi dieci anni) selezionati dalla Commissione Europea nel 2013, L’obiettivo del progetto è di creare una simulazione del cervello umano (utilizzando supercomputer) per comprenderne il funzionamento, sia in condizioni di salute che patologiche. Il progetto si articola in vari capitoli, fra i quali quello di neuroscienze cognitive guidato, fino ad ora, da Stanilas Dehaene, Direttore dell’unità 562 (Cognitive Neuroimaging) dell’INSERM francese.
È stato recentemente deciso dal direttivo di HBP che i finanziamenti previsti nella continuazione del progetto, ora in fase di approvazione presso la Commissione Europea, si dividano a metà. Il 50% saranno assegnati ai “core project” selezionati senza gara e finanziati direttamente dalla Commissione. L’altro 50% verrebbe invece erogato dagli stati membri e i progetti beneficiari scelti tramite gara. Lo scorso 10 giugno è stato inoltre stabilito (in primis da Henri Markram, della Scuola Politecnica Federale, EPFL, di Losanna, ideatore e promotore di HBP) che il “pillar” (pilastro) di neuroscienze cognitive non farà più parte dei core project, e dunque per ottenere dei finanziamenti chi fa ricerca in neuroscienze cognitive – che abbia aderito al progetto o meno – dovrà partecipare alle singole gare.
Simulare il cervello solo dal punto di vista fisiologico, biochimico e anatomico, escludendo di fatto la “mente”, è “come cercare di spiegare il volo di un uccello descrivendone nel dettaglio ogni piuma” ha dichiarato Dehaene pochi giorni fa alla rivista Nature, denunciando l’errore di fondo nell’approccio di HBP. Un approccio che lo aveva visto coinvolto fino a poche settimane fa, ma di cui evidentemente adesso ha compreso la reale natura.