La popolazione mondiale è in continua espansione. Saremo capaci di garantire cibo a sufficienza nel futuro? FoodCast è un progetto scientifico multidisciplinare che studia le possibili soluzioni nella pianificazione e gestione delle risorse alimentari, sia a livello locale che globale.
Iniziato nel 2011, il progetto entra ora in una nuova fase. Fra le novità più importanti c’è l’indice di sostenibilità, uno strumento pratico per l’analisi della filiera agroalimentare globale e locale, proposto a Expo2015 come uno dei parametri per la stima oggettiva dell’impatto ambientale del cibo.
Immaginare il futuro del cibo è una sfida complessa. Pianificare le politiche agroalimentari del domani richiede competenze multidisciplinari e la capacità di fondere i risultati della ricerca in un quadro complessivo. FoodCast è un progetto che ha accolto questa sfida, mutuando strumenti e metodologie di analisi dagli ambiti più avanzati della ricerca. In questi due anni di lavoro Foodcast ha visto collaborare scienziati provenienti da settori d’avanguardia anche molto distanti fra loro, dalla fisica alle neuroscienze. Il progetto sta entrando ora in una nuova fase.
Promosso da Regione Lombardia e dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, in collaborazione con ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), FoodCast dal 2011 prevede il lavoro congiunto della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, l’Università di Milano, l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e l’Università di Perugia. I team di scienziati lavora all’analisi dei mercati alimentari, al monitoraggio delle reti della filiera alimentare, alle ricerche sugli aspetti psicologici del cibo e molto altro.
Tra le novità di questa seconda fase, c’è l’indice di sostenibilità del cibo, o Trade Impact Index (TII). Si tratta di un parametro oggettivo che dà un senso concreto alla parola “sostenibilità”, perché fornisce ai consumatori e i policy maker uno strumento oggettivo nelle scelte legate alla sfera alimentare. Grazie a questo indice nel futuro potrebbe essere possibile sapere con esattezza (e chiarezza) qual è il costo in termini ambientali del piatto di pasta mangiato a pranzo, o individuare per esempio una politica agricola meno “onerosa” per l’ambiente.
Dopo averne ottenuto il patrocinio, ora FoodCast propone agli organizzatori di Expo 2015 di adottare il TII come uno dei parametri standard che accompagneranno il cibo distribuito durante l’esposizione mondiale che si terrà a Milano nel 2015.
Non è solo per la qualità della ricerca che FoodCast finora si è distinto, ma anche per lo stile innovativo di comunicazione. Nel 2012 è stata infatti realizzata una app per iPhone e iPad: un quiz interattivo per mettere alla prova e incrementare le conoscenze sul cibo. Il videogioco ha avuto un notevole successo, tanto che si è aggiudicato il primo posto nella classifica Macitynet.it 2012 tra le applicazioni gratuite italiane nella categoria “Istruzione”, facendo conoscere i temi del progetto a migliaia di persone. Uno strumento, quello delle app, che sarà sicuramente utilizzato anche nella seconda fase di FoodCast.
Più nel dettaglio…
Come funzione l’indice di sostenibilità?
Il Trade Impact Index computa la stagionalità locale di un alimento in base alla distanza che il prodotto percorre dal produttore al consumatore. La lunghezza della filiera è infatti uno dei parametri più importanti per valutare l’impatto ambientale di una merce. I ricercatori di FoodCast hanno ricostruito le variazioni dell’indice dei prodotti nel corso dell’anno. Per fare un esempio: un pomodoro acquistato in Italia a gennaio fa molta più strada che a luglio. Per quanto riguarda gli alimenti grezzi, l’indice dunque tende a variare di mese in mese, e l’alimento risulta più o meno “conveniente” a seconda della stagione. Per i prodotti che subiscono un processo di trasformazione, invece, i ricercatori non hanno osservato variazioni significative nel corso dell’anno.
I TII dà anche indicazioni geografiche sul mercato dei beni alimentari. Le nazioni che hanno andamenti simili nelle importazioni sono state inoltre raggruppate, identificando il loro “stile”. Per esempio le nazioni europee appaiono più propense al consumo locale, mostrando indici di sostenibilità relativamente elevati: il mercato interno sembra scoraggiare il consumo di prodotti che arrivano da lontano. Altri paesi come l’Australia si pongono invece all’opposto con indici di sostenibilità piuttosto scarsi.
FoodCast, il progetto
Quattro sono i principali ambiti di ricerca sviluppati da FoodCast:
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