Il DNA tende ad annodarsi, ma secondo una ricerca condotta da Cristian Micheletti della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e da Enzo Orlandini dell’Università di Padova, è possibile ottenere filamenti senza nodi facendoli passare attraverso un nanocanale. La ricerca è ora fra gli “hot paper” della rivista Soft Matter ed è accessibile gratuitamente per quattro settimane.
Il DNA, proprio come i capelli, ha una tendenza a formare nodi e può essere utile sbrogliarlo. Non è purtroppo possibile scegliere “attivamente” nel mucchio (o meglio, in una soluzione) i filamenti con le caratteristiche desiderate, per cui gli scienziati adottano tecniche “passive” come per esempio far passare il DNA attraverso nanopori o nanocanali.
“Canali e filamenti hanno proprietà fisiche che possiamo sfruttare per far passare selettivamente un tipo di molecola ” spiega Micheletti. “Ci sono filamenti più o meno aggrovigliati e con nodi di tipo diverso. Nel nostro studio abbiamo considerato un modello di filamenti di DNA e ne abbiamo studiato il comportamento all’interno di un nanocanale. Abbiamo osservato che variando l’ampiezza del canale è possibile cambiare drasticamente la quantità e complessità dei nodi formati dal DNA”.
I nanocanali perciò potrebbero essere uno strumento dalla duplice funzione: da un lato servono per capire la “forma di annodamento” di un frammento di DNA, dall’altro possono servire a scegliere filamenti aggrovigliati nel modo desiderato. Le esigenze dei settori che utilizzano il DNA, in primis per il sequenziamento, necessitano sempre più di nuove tecniche per selezionare i filamenti di DNA in base alle loro caratteristiche come la lunghezza, la forma e anche l’entanglement (l’annodamento appunto).