I media nostrani spesso dipingono un quadro stereotipato e distorto della violenza sulle donne. “Raptus”, “dramma della gelosia”, “innamorato deluso” sono solo alcune delle espressioni usate – e abusate – e che contribuiscono a modellare l’opinione pubblica su questi crimini. Cosa può fare un giornalista oggi per non cadere in queste trappole comunicative e rendere più equilibrata e corretta la narrazione sulla violenza di genere? Se ne discute, il 23 aprile a partire dalle 9.30, in occasione di un seminario organizzato alla SISSA, dedicato ai giornalisti (il corso vale 4 crediti per la formazione continua dei giornalisti). L’iscrizione si effettua online (scadenza 20 aprile 2015) in questa pagina.
“Delitto passionale”: sono più di trent’anni che la legge italiana ha abrogato la legge sul delitto d’onore, eppure i giornalisti italiani sembrano non essersene accorti. Ogni volta che una donna viene aggredita o uccisa espressioni come questa vengono ripetute come un mantra da quotidiani, riviste e telegiornali. Le conseguenze non sono irrilevanti: i media contribuiscono a diffondere stereotipi antiquati e spesso dannosi per le vittime e per l’intera società. In un nuovo appuntamento dedicato ai giornalisti, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste propone un ragionamento sul linguaggio giornalistico dal titolo: “Tra raptus e liti in famiglia: come parlare di violenza di genere nei media”. L’evento si terrà il 23 aprile, dalle 9.30.
Il seminario (organizzato dal Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico”) si propone di affrontare le modalità con cui i media trattano i casi di violenza di genere contro le donne. Con il contributo delle relatrici e dei relatori verrà analizzato l’impatto del linguaggio mediatico sulla percezione del fenomeno della violenza e le possibili distorsioni indotte. Si discuteranno strategie e strumenti per modificare questo approccio, e, attraverso l’esperienza diretta di giornaliste e giornalisti , ci si confronterà sia con le difficoltà, sia con le grandi possibilità di cambiamento nel lavoro di redazione.
Interverranno Lucia Beltramini, dell’Università di Trieste, che parlerà di “–immagini della violenza di genere nei media: quali messaggi e come cambiarli”, Massimo Cirri, giornalista RAI, conduttore della trasmissione Caterpillar su Radio 2, (titolo dell’intervento: “Cambiare il linguaggio sulla violenza: l’esperienza quotidiana in redazione”) e Chiara Volpato dell’Università di Milano-Bicocca (“L’impatto del linguaggio mediatico sulla percezione dei fatti”). Il seminario sarà introdotto e moderato da Patrizia Romito, dell’Università degli Studi di Trieste, che terrà anche un intervento da titolo “L’occultamento della violenza sulle donne”.
La partecipazione al seminario vale 4 crediti per assolvere all’obbligo della formazione professionale continua dei giornalisti. L’evento è a pagamento e la quota di partecipazione è di 50 euro. L’iscrizione si effettua online, entro il 20 aprile, alla pagina: https://sigef-odg.lansystems.it/sigef/. La Sissa è ente terzo autorizzato dall’Ordine dei Giornalisti per la formazione professionale continua.
Più in dettaglio…
Lucia Beltramini, psicologa, collabora con il Laboratorio di Psicologia Sociale e di Comunità dell’Università degli Studi di Trieste oltre che insegnare all’Università di Udine. È socia fondatrice di Interpares, l’associazione di Trieste che si occupa di intervenire con gli uomini autori di violenza. Si occupa di violenza contro le donne e i minori, di prevenzione della violenza nelle coppie di adolescenti, di sessualizzazione delle bambine e delle ragazze nei media. È tra le realizzatrici del primo sito sui temi della violenza rivolto agli adolescenti “No alla violenza! Scelgo il rispetto!” (www.units.it/noallaviolenza).
Massimo Cirri è psicologo, giornalista e autore teatrale. Da venticinque anni lavora nei servizi pubblici di salute mentale. Dal 1997 è autore e voce di Caterpillar, su Radio2, e prima a Radio Popolare di Milano. È autore di numerosi libri e di trasmissioni televisive per Rai e per La Sette.
Chiara Volpato insegna Psicologia sociale all’Università di Milano-Bicocca. Si occupa di conflitti tra gruppi, pregiudizi, stereotipi, influenza sociale, analisi psicosociale di testi storici. Alcune sue ricerche recenti riguardano l’uso e le conseguenze dei videogiochi sugli/sulle adolescenti. Tra le sue pubblicazioni: “Le intuizioni psicosociali di Hitler. Un’analisi del Mein Kampf “(con D. Capozza, Patron 2004) e “Psicosociologia del maschilismo” (Laterza 2013).
Patrizia Romito insegna di Psicologia sociale all’Università di Trieste. Le sue attività di ricerca riguardano soprattutto la violenza di genere (inclusa la violenza sui media). Su questi temi, ha pubblicato numerosi libri (fra i più recenti “Violenze su donne e minori: una guida per chi lavora sul campo”, con M.Melato, 2013, e “Madri (femministe) e figli (maschi), con C.Grego, 2013). È Delegata del Rettore per il “Riequilibrio delle Opportunità, necessità didattiche e disabilità” e Presidente del Comitato Unico di Garanzia.