E’ nato a Tramonti di Sotto nel 1952. Con la famiglia nel 1968 scende a Pordenone per frequentare l’istituto tecnico per geometri. Nel 1974 si sposa e prende residenza in San Foca di San Quirino. Per lunghi anni ha conosciuto e convissuto con un disturbo-disagio dal quale pareva non ci fossero scappatoie. Ma con grande umiltà, tanto coraggio e forza di volontà ha trasformato questa sua umana debolezza per una “sete assurda” in una fonte inesauribile di risorse, che ora dona, condivide e trasmette ad altri bisognosi.
Sono oltre sedici anni che ha coniato il suo motto, assunto dalla preghiera di San Francesco, che dice: “E’ DANDO CHE SI RICEVE”
Giacomo Miniutti ha saputo condividere le sue esperienze con i bisogni della comunità, svolgendo un servizio importante nel mondo del volontariato locale e provinciale: collabora con i servizi sociali, con il Sert e fa l’amministratore di sostegno di chi è meno fortunato; senza nulla insegnare ma attraverso l’esempio di un percorso di vita sobrio e temperante.
Egli fa servizio, altresì, da quasi quindici anni come operatore volontario presso la casa circondariale di Pordenone, nell’intento di aiutare quei detenuti con dipendenze da alcol o droga, accompagnandoli all’esterno nei permessi premio, e mantenendo i contatti a fine pena.
Questo impegno nel sociale è possibile anche grazie all’appoggio solidale della moglie Vanda; fedele alle promesse fatte nel dì più bello della vita: “Nella buona e nella cattiva sorte”. Autore di libri, Giacomo racconta la dura vita nella natia Valtramontina negli anni ’50 e ’60, misera e difficile ma piena di accettazione, di speranza e, altrettanto, lontana dal mondo “della tecnologia” che prendeva piede in quegli anni in città.
Ma proprio l’aver vissuto la difficoltà in prima persona l’ha reso sicuramente più sensibile e attento alle miserie e alle difficoltà dell’uomo, soprattutto, degli “ultimi”; senza mai perdere la speranza in quel Dio che affanna, ma poi ti resuscita.
Nel 2010 ha ricevuto il premio SAN QUIRINO.
Proprio nella visione del “dare”, che caratterizza e da valore alla sua vita, Giacomo “scrittore” utilizza il ricavato dei diritti d’autore per sostenere le sue iniziative di solidarietà e volontariato. Nell’ultimo libro racconta la sua storia con la “sete assurda”, dal lieto fine e con la speranza che i giovani si ricredano dalla convinzione che a loro non potrà mai capitare di incontrare “un inciampo” e cadere dentro una buca, così profonda, da non poter risalire.
Giacomo Miniutti si adopera nell’aiutare quanti ne hanno bisogno mettendosi sempre in prima linea con umiltà, rispetto e riserbo, convinto più che mai che: “Si dovrebbe pensare più a fare del bene, piuttosto