Per il presidente vanno ridotte di numero salvaguardando il diritto dei cittadini a eleggere i propri rappresentanti
«In nome della crisi tutto è concesso, anche ignorare l’autonomia delle Regioni speciali e attuare dei provvedimenti che ledono i diritti dei cittadini ad essere rappresentati». All’indomani della bocciatura da parte del Consiglio dei Ministri della legge con cui l’assemblea regionale aveva salvato le Province respingendo il decreto “Salva-Italia”, il presidente della Provincia di Udine, on. Pietro Fontanini lancia un monito affinché non si calpesti l’autonomia della nostra Regione ma soprattutto non si calpesti la democrazia. «La difesa degli enti intermedi non è una difesa corporativa – afferma Fontanini – ma si tratta di un’azione volta a preservare la democrazia di questo Paese. Il disegno del Governo, tecnico lo ricordiamo, è quello, non di sopprimere gli enti intermedi, ma di trasformarli in enti di secondo livello ovvero non eletti dai cittadini. Al pari di quegli enti, società, comunità, ovvero organismi con i nomi più diversi e dove, non dovendo i vertici rispondere al giudizio insindacabile del cittadino, si nascondono i veri sprechi. Il fatto poi – prosegue – che, a scadenza, gli enti intermedi vengono mano a mano commissariati ci allontana gradatamente dal concetto di democrazia: governo tecnico, province tecniche: annulliamo direttamente le elezioni, visto che i tecnici vanno per la maggiore e salveranno l’Italia dal baratro della crisi».
Al di là dell’ironia, Fontanini ricorda come «sia vitale per il Paese, come sostenuto anche dalla Bce, intervenire sugli enti intermedi. Intervenire però non fa il paio con sopprimere: si proceda a una riforma vera che ci porti al passo con l’Europa e non ci riporti a un tragico passato: nella storia del nostro Paese i Consigli provinciali sono stati sciolti solo nel ventennio fascista». Fontanini sposa dunque quelle che sono le ipotesi più sensate e che porterebbero benefici non solo per il breve ma soprattutto per il lungo periodo ovvero quelle legate alla riduzione del numero degli enti di area vasta a seconda del numero di cittadini residenti attribuendo loro quelle funzioni ora delegate a enti non costituzionalmente garantiti. «E se il Governo-tecnico rispetterà la Costituzione e la nostra autonomia statutaria, il Friuli Venezia Giulia potrà anche andare oltre il decreto salva-Italia partecipando attivamente al risanamento della finanza pubblica. In sintesi – chiosa Fontanini – con la riforma delle autonomie locali che la nostra Regione dovrebbe attuare si otterrebbe un duplice obiettivo: innanzitutto quello di ridurre i costi della macchina amministrativa creando la Provincia del Friuli da un lato e la città metropolitana di Trieste dall’altro, e di riconoscere loro, in quanto entità già strutturate, le competenze ora in capo a organismi costosi e davvero inutili».