Appello del presidente al Governatore Tondo affinché metta i ferri in acqua per la riforma degli enti intermedi
Per la Banca centrale europea accorpare le Province in Italia “sarebbe l’unica, vera misura di taglio di costi della politica”. «E per il Friuli Venezia Giulia?» a interrogarsi è il presidente della Provincia di Udine on. Pietro Fontanini visto che, nonostante i proclami, «non sono ancora stati messi i ferri in acqua per garantire da un lato una riduzione dei costi della macchina amministrativa, e dall’altro una nuova era per la nostra Regione che, attraverso la propria autonomia statutaria in materia, andrebbe oltre le riforme del Governo centrale.
Siamo stanchi dei tentennamenti del Governo regionale. Esausti di vedere disattese le promesse fatte – ammette Fontanini –: per questo è necessario prendere in mano la questione delle Province e partire. Non fosse altro per il fatto che le premesse non sono delle migliori: quello che era stato chiesto finora dalle Province in un’ottica di eliminazione degli enti inutili e massimizzazione delle risorse è stato tutto buttato alle ortiche con una paradossale riconferma delle competenze agli Ato (acqua e rifiuti), agli Erdisu (diritto allo studio), alle Comunità montane (montagna) e alla Regione stessa (formazione professionale).
All’indomani dell’appello lanciato dalla Bce sulle Province, dunque, per il Friuli Venezia Giulia è il momento di avviare la riforma del sistema delle autonomie». Per Fontanini la via è chiara con «la costituzione di una Provincia del Friuli da un lato e della città metropolitana di Trieste dall’altra. In questo modo si manterrebbero rappresentati i diritti da un lato della maggiore minoranza linguistica regionale, quella friulana, e quelli della parte giuliana dall’altro. Come detto gli strumenti normativi ci sono da molti anni». Il Decreto legislativo 9/1997 all’articolo 8 (Circoscrizioni provinciali) dispone che “Nella materia di cui all’art. 4, numero 1-bis dello Statuto speciale (Ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni ), è ricompresa la revisione delle circoscrizioni provinciali, l’istituzione di nuove province e la loro soppressione, su iniziativa dei comuni, sentite le popolazioni interessate.
Resta ferma la facoltà dello Stato di non istituire propri uffici decentrati nelle nuove province e di mantenerli nelle province soppresse. L’eventuale istituzione da parte della regione di aree metropolitane comporta la revisione delle circoscrizioni provinciali interessate”. «Oggi – chiosa Fontanini -, che anche la Bce ci invita a tagliare i costi della macchina amministrativa, si deve procedere».