“Un legame d’acciaio: i Danieli e Buttrio” è il titolo della serata in programma venerdì 21 marzo, alle ore 18, in Villa di Toppo Florio (sala del consiglio), incentrata sul volume di Mario Robiony “Nati per la meccanica. L’avventura imprenditoriale di Mario e Luigi Danieli”. Interverranno il sindaco di Buttrio Tiziano Venturini, il vicepresidente della Regione Fvg Sergio Bolzonello e il presidente di Confindustria Udine Matteo Tonon. Per l’Università di Udine interverranno Mario Robiony, ricercatore di Storia economica e autore del libro, il presidente di Forum Favio Pressacco, il direttore del Dies Andrea Moretti. Modera il giornalista Ettore Tamos. All’incontro è invitata tutta la cittadinanza.
La Danieli è una multinazionale collocabile fra i tre più grandi produttori al mondo di impianti e macchinari per l’industria siderurgica, con una posizione di leadership nel campo dei minimill (miniacciaierie) e degli impianti per la colata e la laminazione dei prodotti lunghi. Come è stato ricordato dal presidente e amministratore delegato Gianpietro Benedetti, “molto di ciò che è stato fatto è dovuto anche al Dna del gruppo pionieristico dell’azienda, in primis all’ing. Luigi Danieli, il quale si distinse per la dedizione totale alla missione, lo spirito innovativo, la disponibilità all’accettazione dei rischi e ad affrontare le conseguenze delle proprie scelte”.
Il volume ricostruisce in 6 capitoli le principali tappe del processo evolutivo dell’impresa dalle origini, nel primo Novecento, al 1980, quando la direzione generale passò nelle mani di Cecilia, primogenita dell’ingegnere, prematuramente scomparsa nel 1999. “Si tratta tuttavia di un percorso che presenta marcati elementi di discontinuità – spiega l’autore Mario Robiony -, riconducibili non solo alle inevitabili modificazioni istituzionali, economiche e sociali imposte dall’ambiente esterno in un arco temporale così ampio, ma anche e soprattutto alle scelte via via compiute dai Danieli riguardo al tipo di attività da esercitare, rimasta a lungo in bilico tra la siderurgia e la meccanica”.
Tre i periodi analizzati: il 1913-22, con l’ascesa e il declino della ‘prima’ Danieli, acciaieria elettrica di Brescia, nata come Angelini & C. nel 1913 e trasformata in Danieli & C. nel 1915, quando i fratelli Mario e Timo ne prendono il controllo; il 1923-54, durante il quale l’esperienza umana e professionale di Mario e del figlio Luigi fa agio sull’attività della piccola officina per la tempera delle incudini, con sede prima a Milano e, dal 1929, a Caminetto di Buttrio; dal 1955 in poi, con la ‘seconda’ Danieli, officina meccanica specializzata nella fornitura di macchine e attrezzature per acciaierie e laminatoi di piccole e medie dimensioni, quando i fatti aziendali iniziano ad assumere una rilevanza tale da avviare un significativo processo di crescita.
“Nonostante ciò, un minimo comune denominatore può essere individuato nella spiccata vivacità imprenditoriale dei Danieli – prosegue Robiony – che costituisce una delle ragioni del successo di questa azienda. A tal proposito il filo rosso che collega l’intera vicenda imprenditoriale dei Danieli è l’ambiente familiare, fino al punto da poter essere considerato un vero e proprio ‘incubatore’ d’impresa. Come dire che il percorso iniziato a metà degli anni Cinquanta, fase di start up dell’odierna multinazionale, è a sua volta il punto di arrivo di un lungo processo di apprendi- mento interno all’imprenditore, dal quale non si può prescindere se si vogliono comprendere le peculiari caratteristiche evolutive che fanno della Danieli un caso paradigmatico di passaggio dalla bottega alla fabbrica”.